Il cardinale Turkson al Regina Apostolorum: il cristianesimo è indispensabile al
vero sviluppo
Nel panorama sociale di oggi, dove “i confini fra sviluppo e sottosviluppo, principalmente
a causa della globalizzazione, si sono fatti più labili, Nord e Sud non sono più sinonimi
di mondo ricco e sviluppato da una parte e mondo povero e sottosviluppato dall’altra;
le differenze culturali si sono sfumate; le migrazioni sono aumentate e le tipologie
si sono moltiplicate”, la Chiesa, con la sua Dottrina sociale, vuol partire “dalla
realtà terrena per illuminarla con la luce del Vangelo”. Lo ha sottolineato questa
mattina il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, nella Lectio Inauguralis tenuta all’Ateneo Pontificio
Regina Apostolorum di Roma per l’apertura dell’anno accademico. Sviluppando il tema
dell’attualità e della rilevanza oggi della dottrina sociale della Chiesa alla luce
della Caritas in veritate, il porporato ha affermato che se “specie nel mondo
occidentale aggredito dalla secolarizzazione, è sopraggiunta una profonda crisi di
fede che ha invaso la società, una crisi che non si può ignorare confidando semplicemente
che il futuro della società continui a restare ancorato al patrimonio di valori cristiani
trasmesso nei secoli”, la Chiesa “deve assumere come compito primario quello di dimostrare
che ‘l’adesione ai valori del Cristianesimo è elemento non solo utile, ma indispensabile
per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale’”. Ma
“come può la pretesa della Caritas in veritate, secondo la quale Dio è indispensabile
alla realizzazione dello sviluppo umano integrale, non soffocare l’autonomia delle
realtà terrene, la responsabilità umana, l’importanza dei saperi scientifici?”, si
è chiesto il cardinale Turkson. La risposta sta nel fatto che la Dottrina sociale
della Chiesa si “colloca al crocevia, al punto d’incontro, fra fede e ragione. E’
così che questa disciplina, con il suo carattere di interdisciplinarietà, mette chi
la applica in grado di dialogare con i saperi dell’uomo, senza mortificarli, ma, invitandoli
a scendere maggiormente in profondità dentro se stessi, compie la funzione di ‘purificarli’”.
Ma uno spunto di riflessione, ha osservato il presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, lo offre la stessa Caritas in veritate, quando
afferma che “il sapere umano è insufficiente e le conclusioni delle scienze non potranno
indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell'uomo. C'è sempre bisogno
di spingersi più in là: lo richiede la carità nella verità. Andare oltre, però, non
significa mai prescindere dalle conclusioni della ragione né contraddire i suoi risultati”.
(A cura di Tiziana Campisi)