2010-10-19 16:09:12

In Cecenia attaccato il parlamento: presi in ostaggio parlamentari, poi presto liberati dal blitz della polizia


Nuova ondata di terrore nella Repubblica caucasica della Cecenia, dove un gruppo di ribelli ha attaccato in mattinata il parlamento. Torna l’incubo dei separatisti, dopo un relativo periodo di pace. Servizio di Marco Onali:RealAudioMP3

Un gruppo di ribelli anti-russi attacca la sede del parlamento e ne prende il controllo: quattro persone, tre guardie di sicurezza e un civile, rimangono uccise, 17 ferite. Sembra che i quattro terroristi siano arrivati in macchina confondendosi con i deputati. Uno di loro si è fatto esplodere all'ingresso dell'edificio permettendo, così, agli attentatori di entrare e prendere in ostaggio alcuni parlamentari. Immediato l’intervento della Polizia, coordinato direttamente dal primo ministro, Kadyrov. In 20 minuti, liberati tutti gli ostaggi e ucciso i tre ribelli. Pronta l’assistenza del governo centrale di Mosca, che ha ordinato un’indagine federale sull’accaduto e promesso assistenza a tutte le persone prese in ostaggio. La Cecenia è da sempre la Repubblica caucasica più turbolenta: la sua popolazione, prevalentemente musulmana, si è da sempre battuta per l’indipendenza e ha sempre mal sopportato l’ingerenza di Mosca negli affari interni. Tra le azioni più clamorose dei ribelli ceceni, si ricorda l'attacco a un teatro di Mosca nel 2002, terminato con l’uccisione di 120 degli 850 ostaggi, e l’attacco del 2004 a una scuola della vicina Ossezia del nord, che portò all’uccisione di 330 persone, di cui oltre la metà bambini. Sempre nel 2004, il presidente ceceno filorusso, Akhmat Kadyrov, venne stato ucciso dall’esplosione di una bomba durante un match sportivo. Suo figlio, Ramzan è l’attuale premier.

L’attentato è avvenuto mentre nella capitale Grozny era in corso la visita del ministro degli Interni russo. Una coincidenza non certo causale come spiega, nell’intervista di Eugenio Bonanata, Vittorio Strada, esperto di Russia e già professore di Lingua e letteratura russa all’Università di Venezia:RealAudioMP3

R. – Direi proprio che è un atto di sfida non tanto e non soltanto a Kadyrov, ma anche e prima di tutto e ancora di più, al potere centrale, cioè a Mosca, al Cremlino, a Putin e a Mededev, naturalmente: si vuole, cioè, far sapere a tutto il Paese che l’ordine che è stato ristabilito a Grozny è un ordine, come dire, sì forte ma instabile, comunque non definitivo. Quali altre azioni possano seguire a questa, è assolutamente impossibile prevederlo. Certamente, non sarà l’ultima e non sarà l’ultima né a Grozny e nemmeno, si può dire, su tutto il territorio della Federazione russa, perché c’è questa tensione e questa forza di opposizione armata, terroristica, che è presente e che il potere centrale e il potere locale, cioè di Kadyrov, non è riuscito a debellare totalmente. Ma si deve tenere presente che questo episodio recentissimo è salito agli onori della cronaca internazionale naturalmente per il suo carattere così emblematico e forte nel centro della capitale, nel parlamento. tuttavia, azioni terroristiche in questa zona del Caucaso settentrionale sono all’ordine del giorno.

D. – Si tratta, dunque, di una sfida costante per Kadyrov…

R. – E' una situazione di instabilità ancora estremamente pericolosa, anche perché in prospettiva questa politica di Kadyrov di ritorno alla tradizione musulmana, per il momento è – diciamo così – moderata, ma naturalmente può diventare esplosiva in un futuro più o meno lontano. La sua politica, anche dal punto di vista religioso, è una politica di ri-tradizionalizzazione, punta molto sull’islamizzazione: ha costruito a Grozny la più grande, la più ricca, la più fastosa moschea europea e si è valso appunto di questo successo.

D. – Quale sarà adesso la risposta di Putin?

R. – Certamente, l'avvio di azioni repressive o l’azione ancora più forte da parte delle forze speciali, sia quelle locali sia quelle federali – cioè centrali di Mosca – che sono impegnate su tutto il fronte caucasico.

Sesta giornata di scioperi in Francia contro le novità sulle pensioni
Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato di voler adottare immediatamente misure contro il blocco delle raffinerie, che sta lasciando i distributori di benzina francesi a secco. Lo ha fatto nella sesta e più dura giornata di sciopero e manifestazioni in Francia contro la riforma delle pensioni, la cui approvazione definitiva in parlamento è slittata di 24 ore, a dopodomani sera. La giornata è iniziata con blocchi stradali dei camionisti, treni in sciopero e benzina col contagocce. Sono ormai 2.500 le pompe di benzina a secco dopo una settimana di sciopero delle 12 raffinerie del Paese e di depositi bloccati. Oggi, previsti 266 cortei in tutto il Paese, a partire da Parigi.

Pakistan, sparatorie a Karachi: sette persone uccise oggi, 48 negli ultimi tre giorni
Almeno sette persone sono state uccise nella nottata a Karachi, la metropoli pakistana sconvolta da una nuova ondata di faide politiche in coincidenza con elezioni supplettive. Lo riferisce Geo News. Il bilancio delle vittime di sparatorie e regolamenti di conti negli ultimi tre giorni sale così a 48 morti. Secondo il canale televisivo, circa 80 sospetti sono stati arrestati per omicidio, atti vandalici e istigazione alla violenza. Continuano poi, nel sud del Paese, gli attacchi armati americani. Nella notte, un drone delle forze statunitensi ha lanciato sei missili contro un edificio e un veicolo nel distretto di Datta Khele, considerato una delle roccaforti talebane. Sei le vittime. L’attacco ha poi causato una rappresaglia contro i mezzi Nato in transito nel Paese: Un convoglio di autobotti stato dato alle fiamme da sospetti militanti islamici armati a bordo di una motocicletta. L'incidente è avvenuto nella città di Dasht Bado, nella regione del Belucistan.

Attentato a Tikrit: rimane uccisa una famiglia di nove persone
Un'intera famiglia, nove persone, è stata sterminata la notte scorsa nella città irachena di Tikrit, in un attentato contro un alto ufficiale di polizia, rimasto gravemente ferito. Gli attentatori hanno piazzato almeno quattro cariche di esplosivo attorno all'abitazione della vittima designata, il maggiore Latif Rashid, capo dell'unità di pronto intervento delle forze di sicurezza locali, e le hanno fatte esplodere prima dell'alba. L'intero edificio è crollato, uccidendo nove persone, tra cui tre bimbi. Nell'esplosione, sono inoltre rimaste ferite altre quattro persone, hanno riferito fonti della polizia di Tikrit, capoluogo della provincia di Salaheddin e città natale del defunto ex dittatore iracheno, Saddam Hussein.

A Teheran, la visita del presidente venezuelano Hugo Chavez
Teheran si conferma in questi giorni crocevia della diplomazia internazionale, con due visite importanti: quella del presidente venezuelano, Hugo Chavez, oggi – destinata a rafforzare la cooperazione tra i due Paesi, in particolare nel settore degli idrocarburi e petrolchimico – e quella, ieri, del premier iracheno, Al Maliki, che ha ottenuto l'appoggio del governo della Repubblica islamica per un suo secondo mandato alla guida dell’esecutivo di Baghdad. Salvatore Sabatino ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano, se Teheran continui ad avere un ruolo centrale non solo per la regione:RealAudioMP3

R. – Continua ad averlo, a livello regionale ed internazionale, nel bene e nel male. La visita ha una sua ragion d'essere in quella di mettere uno di fronte l'altro Paesi che tradizionalmente si oppongono agli Stati Uniti, più che avere una grande rilevanza economica e strategica. Quella di Al Maliki testimonia, invece, sia il fallimento del progetto americano sull’affare dell’Iraq, un Paese filo-occidentale e un bastione contro l’Iran, sia il ruolo effettivo di potenza regionale dell’Iran. Nonostante tutti i tentativi della comunità internazionale in questi ultimi anni e degli Stati Uniti in un arco di tempo più lungo, l’Iran si è rafforzato come Paese regionale di crescente importanza a livello geostrategico, geopolitico e geoeconomico.

D. – Dopo la visita di Al Maliki, si può dire che sono superate definitivamente le vecchie ruggini tra Iran e Iraq? Sono due Paesi storicamente in guerra…

R. – La risposta è a due livelli. A un livello più profondo, identitario, è no: perché il confine è un confine etnico-culturale. Da una parte ci sono gli arabi, dall’altra parte i persiani, gli iraniani e quindi questa differenza, questa certa sfiducia non verrà mai meno. A un secondo livello più politico, è evidente che è da poco che Iran e Iraq hanno aumentato la cooperazione in campo economico, come era anche ragionevole attendersi, e appunto a livello politico.

Somalia, uccisi 20 membri di Shaab, il gruppo vicino ad Al-Qaeda
Continuano gli attacchi di guerriglia in Somalia. Nella notte, circa 20 ribelli del movimento Shaab, legato ad Al Qaeda, sono rimasti uccisi in un’imboscata organizzata da un gruppo armato non identificato nelle regioni di Hiran e Galgudud, nella Somalia centrale. Altri scontri sarebbero in corso nella città di Beledweyn, sempre nella zona centrale del Paese. Inoltre, nella regione semi autonoma del Puntland, nel nordest della Somalia, una bomba è esplosa ieri sera nella sede della redazione di Radio Horsees, un'emittente privata che opera a Bosaso capoluogo della regione. Per quanto riguarda la difficile situazione su tutto il territorio somalo, l’Unione Africana ha proposto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di bloccare il traffico aereo e navale da e verso il Paese, in modo da impedire ad elementi stranieri di infiltrarsi nel territorio e dare sostegno ai ribelli. L’Organizzazione ha poi chiesto formalmente un maggior contributo della comunità internazionale.

La Russia sarà al prossimo vertice Nato sullo scudo antimissilistico
Si è parlato di strategia unica di difesa e scudo missilistico comune alla cena, avvenuta ieri sera nella cittadina di Deauville, nel nord della Francia, tra il presidente francese, Nicolas Sarkozy, il suo collega russo, Dmitri Medvedev, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. La Nato vuole dotarsi di uno scudo unico di difesa da eventuali attacchi iraniani e chiede la collaborazione della Russia. Nonostante l’invito di Sarkozy a collaborare vista la “fine della Guerra fredda, lo scioglimento del patto di Varsavia e l’uguaglianza di rischi per i tre Paesi”, Mosca rimane scettica. L’ambasciatore russo presso la Nato, Dmitri Rogozin, ha dichiarato che Mosca vuole capire bene che cosa comporti il sistema di difesa antimissile che la Nato vuole adottare per contrastare, secondo l'Alleanza, la minaccia iraniana. Disponibilità a collaborare è stata comunque data nella mattinata: il presidente Medvedev ha infatti comunicato la presenza della Russia al prossimo vertice Nato, che si terrà a Lisbona il prossimo 20 novembre e che affronterà il tema dello scudo antimissilistico. Il segretario generale della Nato, Rasmussen, si è felicitato della decisione di accogliere l’invito a Lisbona.

Strage a Ciudad Juarez, la città più violenta del Messico
Nove persone sono state uccise da sicari armati a una festa privata a Ciudad Juarez, la città più violenta del Messico, al confine con gli Usa. Secondo le autorità locali, i killer hanno sparato a caso contro i presenti usando pistole e fucili. Sei tra le persone uccise appartenevano alla stessa famiglia. Tra domenica sera e lunedì mattina, altre nove persone erano state assassinate in città in una serie di regolamenti di conti, ha riferito la polizia. A Ciudad Juarez, teatro di scontri tra i cartelli del narcotraffico che riforniscono il mercato statunitense, sono circa 6.500 le persone uccise negli ultimi tre anni.

Cina-Giappone: le rivendicazioni rischiano di colpire l’economia giapponese
L’economia giapponese rischia di subire un brusco rallentamento a causa della querelle diplomatica tra Cina e Giappone in merito alla sovranità sulle Isole Senkaku. La Cina starebbe, infatti, ritardando e limitando notevolmente le esportazioni di terre rare, i metalli alla base della produzione hi-tech, verso il Giappone. Il ministro dell'Economia, del Commercio e dell'Industria giapponese, Akihiro Ohata, che più volte aveva denunciato la situazione, ha manifestato oggi l’intenzione di incontrare il suo pari cinese per discutere direttamente la questione. Il presunto blocco dell'export, denunciato a più riprese dai trader nipponici, è stato formalmente negato dal governo cinese che non ha fornito spiegazioni precise sull'improvvisa stretta ai controlli doganali per la merce diretta in Giappone. La situazione, oltretutto, potrebbe peggiorare nel 2011: un funzionario del Ministero del commercio cinese, intervistato dal quotidiano China Daily, ha spiegato che il governo di Pechino valuta l'ipotesi di ridurre le esportazioni di terre rare di un ulteriore 30%, dopo che il 2010 ha già segnato un taglio del 40% delle quote sull'anno precedente, rischiando di appesantire la crisi economica che il Giappone sta vivendo. Pechino ha poi ufficialmente ripreso il governo nipponico per le dichiarazioni espresse lo scorso lunedì, che definivano la protesta cinese come “isterica”, dichiarandosi, attraverso il portavoce della diplomazia cinese, Ma Zhaoxu, “scioccati”.

La Cina secondo Paese al mondo per contributi alle energie pulite
Buona notizia sul fronte delle energie rinnovabili: la Cina, il primo Paese al mondo per emissioni, nocive risulta essere tra i leader per la spesa in energia pulita. É il risultato, a sorpresa, del rapporto annuale realizzato dal Vivid Economic sui sei Stati del pianeta che da soli rappresentano il 50% delle emissioni: Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Corea del Sud e Giappone. La Cina, con una spesa di 14,20 dollari per tonnellata di Co2 emessa, si qualifica seconda dopo la Gran Bretagna. L'impegno è indirizzato soprattutto sui progetti il cui obiettivo è quello generare il 15% del fabbisogno del Paese da fonti rinnovabili entro il 2020. Il rapporto tuttavia lancia l'allarme sul fatto che nessuno dei sei Paesi è ancora in linea con gli obiettivi definiti l'anno scorso al summit sull'ambiente di Copenaghen e il Giappone è quello con la peggiore performance in termini relativi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 292
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