In Cecenia attaccato il parlamento: presi in ostaggio parlamentari, poi presto liberati
dal blitz della polizia
Nuova ondata di terrore nella Repubblica caucasica della Cecenia, dove un gruppo di
ribelli ha attaccato in mattinata il parlamento. Torna l’incubo dei separatisti, dopo
un relativo periodo di pace. Servizio di Marco Onali:
Un gruppo
di ribelli anti-russi attacca la sede del parlamento e ne prende il controllo: quattro
persone, tre guardie di sicurezza e un civile, rimangono uccise, 17 ferite. Sembra
che i quattro terroristi siano arrivati in macchina confondendosi con i deputati.
Uno di loro si è fatto esplodere all'ingresso dell'edificio permettendo, così, agli
attentatori di entrare e prendere in ostaggio alcuni parlamentari. Immediato l’intervento
della Polizia, coordinato direttamente dal primo ministro, Kadyrov. In 20 minuti,
liberati tutti gli ostaggi e ucciso i tre ribelli. Pronta l’assistenza del governo
centrale di Mosca, che ha ordinato un’indagine federale sull’accaduto e promesso assistenza
a tutte le persone prese in ostaggio. La Cecenia è da sempre la Repubblica caucasica
più turbolenta: la sua popolazione, prevalentemente musulmana, si è da sempre battuta
per l’indipendenza e ha sempre mal sopportato l’ingerenza di Mosca negli affari interni.
Tra le azioni più clamorose dei ribelli ceceni, si ricorda l'attacco a un teatro di
Mosca nel 2002, terminato con l’uccisione di 120 degli 850 ostaggi, e l’attacco del
2004 a una scuola della vicina Ossezia del nord, che portò all’uccisione di 330 persone,
di cui oltre la metà bambini. Sempre nel 2004, il presidente ceceno filorusso, Akhmat
Kadyrov, venne stato ucciso dall’esplosione di una bomba durante un match sportivo.
Suo figlio, Ramzan è l’attuale premier.
L’attentato è avvenuto mentre nella
capitale Grozny era in corso la visita del ministro degli Interni russo. Una coincidenza
non certo causale come spiega, nell’intervista di Eugenio Bonanata, Vittorio
Strada, esperto di Russia e già professore di Lingua e letteratura russa all’Università
di Venezia:
R. – Direi
proprio che è un atto di sfida non tanto e non soltanto a Kadyrov, ma anche e prima
di tutto e ancora di più, al potere centrale, cioè a Mosca, al Cremlino, a Putin e
a Mededev, naturalmente: si vuole, cioè, far sapere a tutto il Paese che l’ordine
che è stato ristabilito a Grozny è un ordine, come dire, sì forte ma instabile, comunque
non definitivo. Quali altre azioni possano seguire a questa, è assolutamente impossibile
prevederlo. Certamente, non sarà l’ultima e non sarà l’ultima né a Grozny e nemmeno,
si può dire, su tutto il territorio della Federazione russa, perché c’è questa tensione
e questa forza di opposizione armata, terroristica, che è presente e che il potere
centrale e il potere locale, cioè di Kadyrov, non è riuscito a debellare totalmente.
Ma si deve tenere presente che questo episodio recentissimo è salito agli onori della
cronaca internazionale naturalmente per il suo carattere così emblematico e forte
nel centro della capitale, nel parlamento. tuttavia, azioni terroristiche in questa
zona del Caucaso settentrionale sono all’ordine del giorno.
D. – Si
tratta, dunque, di una sfida costante per Kadyrov…
R. – E' una situazione
di instabilità ancora estremamente pericolosa, anche perché in prospettiva questa
politica di Kadyrov di ritorno alla tradizione musulmana, per il momento è – diciamo
così – moderata, ma naturalmente può diventare esplosiva in un futuro più o meno lontano.
La sua politica, anche dal punto di vista religioso, è una politica di ri-tradizionalizzazione,
punta molto sull’islamizzazione: ha costruito a Grozny la più grande, la più ricca,
la più fastosa moschea europea e si è valso appunto di questo successo.
D.
– Quale sarà adesso la risposta di Putin?
R. – Certamente, l'avvio di
azioni repressive o l’azione ancora più forte da parte delle forze speciali, sia quelle
locali sia quelle federali – cioè centrali di Mosca – che sono impegnate su tutto
il fronte caucasico.
Sesta giornata di scioperi in Francia contro le
novità sulle pensioni Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato
di voler adottare immediatamente misure contro il blocco delle raffinerie, che sta
lasciando i distributori di benzina francesi a secco. Lo ha fatto nella sesta e più
dura giornata di sciopero e manifestazioni in Francia contro la riforma delle pensioni,
la cui approvazione definitiva in parlamento è slittata di 24 ore, a dopodomani sera.
La giornata è iniziata con blocchi stradali dei camionisti, treni in sciopero e benzina
col contagocce. Sono ormai 2.500 le pompe di benzina a secco dopo una settimana di
sciopero delle 12 raffinerie del Paese e di depositi bloccati. Oggi, previsti 266
cortei in tutto il Paese, a partire da Parigi.
Pakistan, sparatorie a Karachi:
sette persone uccise oggi, 48 negli ultimi tre giorni Almeno sette persone
sono state uccise nella nottata a Karachi, la metropoli pakistana sconvolta da una
nuova ondata di faide politiche in coincidenza con elezioni supplettive. Lo riferisce
Geo News. Il bilancio delle vittime di sparatorie e regolamenti di conti negli ultimi
tre giorni sale così a 48 morti. Secondo il canale televisivo, circa 80 sospetti sono
stati arrestati per omicidio, atti vandalici e istigazione alla violenza. Continuano
poi, nel sud del Paese, gli attacchi armati americani. Nella notte, un drone delle
forze statunitensi ha lanciato sei missili contro un edificio e un veicolo nel distretto
di Datta Khele, considerato una delle roccaforti talebane. Sei le vittime. L’attacco
ha poi causato una rappresaglia contro i mezzi Nato in transito nel Paese: Un convoglio
di autobotti stato dato alle fiamme da sospetti militanti islamici armati a bordo
di una motocicletta. L'incidente è avvenuto nella città di Dasht Bado, nella regione
del Belucistan.
Attentato a Tikrit: rimane uccisa una famiglia di nove persone Un'intera
famiglia, nove persone, è stata sterminata la notte scorsa nella città irachena di
Tikrit, in un attentato contro un alto ufficiale di polizia, rimasto gravemente ferito.
Gli attentatori hanno piazzato almeno quattro cariche di esplosivo attorno all'abitazione
della vittima designata, il maggiore Latif Rashid, capo dell'unità di pronto intervento
delle forze di sicurezza locali, e le hanno fatte esplodere prima dell'alba. L'intero
edificio è crollato, uccidendo nove persone, tra cui tre bimbi. Nell'esplosione, sono
inoltre rimaste ferite altre quattro persone, hanno riferito fonti della polizia di
Tikrit, capoluogo della provincia di Salaheddin e città natale del defunto ex dittatore
iracheno, Saddam Hussein.
A Teheran, la visita del presidente venezuelano
Hugo Chavez Teheran si conferma in questi giorni crocevia della diplomazia
internazionale, con due visite importanti: quella del presidente venezuelano, Hugo
Chavez, oggi – destinata a rafforzare la cooperazione tra i due Paesi, in particolare
nel settore degli idrocarburi e petrolchimico – e quella, ieri, del premier iracheno,
Al Maliki, che ha ottenuto l'appoggio del governo della Repubblica islamica per un
suo secondo mandato alla guida dell’esecutivo di Baghdad. Salvatore Sabatino
ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso l’Università
Cattolica di Milano, se Teheran continui ad avere un ruolo centrale non solo per la
regione:
R. – Continua
ad averlo, a livello regionale ed internazionale, nel bene e nel male. La visita ha
una sua ragion d'essere in quella di mettere uno di fronte l'altro Paesi che tradizionalmente
si oppongono agli Stati Uniti, più che avere una grande rilevanza economica e strategica.
Quella di Al Maliki testimonia, invece, sia il fallimento del progetto americano sull’affare
dell’Iraq, un Paese filo-occidentale e un bastione contro l’Iran, sia il ruolo effettivo
di potenza regionale dell’Iran. Nonostante tutti i tentativi della comunità internazionale
in questi ultimi anni e degli Stati Uniti in un arco di tempo più lungo, l’Iran si
è rafforzato come Paese regionale di crescente importanza a livello geostrategico,
geopolitico e geoeconomico.
D. – Dopo la visita di Al Maliki, si può
dire che sono superate definitivamente le vecchie ruggini tra Iran e Iraq? Sono due
Paesi storicamente in guerra…
R. – La risposta è a due livelli. A un
livello più profondo, identitario, è no: perché il confine è un confine etnico-culturale.
Da una parte ci sono gli arabi, dall’altra parte i persiani, gli iraniani e quindi
questa differenza, questa certa sfiducia non verrà mai meno. A un secondo livello
più politico, è evidente che è da poco che Iran e Iraq hanno aumentato la cooperazione
in campo economico, come era anche ragionevole attendersi, e appunto a livello politico.
Somalia,
uccisi 20 membri di Shaab, il gruppo vicino ad Al-Qaeda Continuano gli attacchi
di guerriglia in Somalia. Nella notte, circa 20 ribelli del movimento Shaab, legato
ad Al Qaeda, sono rimasti uccisi in un’imboscata organizzata da un gruppo armato non
identificato nelle regioni di Hiran e Galgudud, nella Somalia centrale. Altri scontri
sarebbero in corso nella città di Beledweyn, sempre nella zona centrale del Paese.
Inoltre, nella regione semi autonoma del Puntland, nel nordest della Somalia, una
bomba è esplosa ieri sera nella sede della redazione di Radio Horsees, un'emittente
privata che opera a Bosaso capoluogo della regione. Per quanto riguarda la difficile
situazione su tutto il territorio somalo, l’Unione Africana ha proposto al Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite di bloccare il traffico aereo e navale da e verso
il Paese, in modo da impedire ad elementi stranieri di infiltrarsi nel territorio
e dare sostegno ai ribelli. L’Organizzazione ha poi chiesto formalmente un maggior
contributo della comunità internazionale.
La Russia sarà al prossimo vertice
Nato sullo scudo antimissilistico Si è parlato di strategia unica di difesa
e scudo missilistico comune alla cena, avvenuta ieri sera nella cittadina di Deauville,
nel nord della Francia, tra il presidente francese, Nicolas Sarkozy, il suo collega
russo, Dmitri Medvedev, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. La Nato vuole dotarsi
di uno scudo unico di difesa da eventuali attacchi iraniani e chiede la collaborazione
della Russia. Nonostante l’invito di Sarkozy a collaborare vista la “fine della Guerra
fredda, lo scioglimento del patto di Varsavia e l’uguaglianza di rischi per i tre
Paesi”, Mosca rimane scettica. L’ambasciatore russo presso la Nato, Dmitri Rogozin,
ha dichiarato che Mosca vuole capire bene che cosa comporti il sistema di difesa antimissile
che la Nato vuole adottare per contrastare, secondo l'Alleanza, la minaccia iraniana.
Disponibilità a collaborare è stata comunque data nella mattinata: il presidente Medvedev
ha infatti comunicato la presenza della Russia al prossimo vertice Nato, che si terrà
a Lisbona il prossimo 20 novembre e che affronterà il tema dello scudo antimissilistico.
Il segretario generale della Nato, Rasmussen, si è felicitato della decisione di accogliere
l’invito a Lisbona.
Strage a Ciudad Juarez, la città più violenta del Messico Nove
persone sono state uccise da sicari armati a una festa privata a Ciudad Juarez, la
città più violenta del Messico, al confine con gli Usa. Secondo le autorità locali,
i killer hanno sparato a caso contro i presenti usando pistole e fucili. Sei tra le
persone uccise appartenevano alla stessa famiglia. Tra domenica sera e lunedì mattina,
altre nove persone erano state assassinate in città in una serie di regolamenti di
conti, ha riferito la polizia. A Ciudad Juarez, teatro di scontri tra i cartelli del
narcotraffico che riforniscono il mercato statunitense, sono circa 6.500 le persone
uccise negli ultimi tre anni.
Cina-Giappone: le rivendicazioni rischiano
di colpire l’economia giapponese L’economia giapponese rischia di subire un
brusco rallentamento a causa della querelle diplomatica tra Cina e Giappone
in merito alla sovranità sulle Isole Senkaku. La Cina starebbe, infatti, ritardando
e limitando notevolmente le esportazioni di terre rare, i metalli alla base della
produzione hi-tech, verso il Giappone. Il ministro dell'Economia, del Commercio e
dell'Industria giapponese, Akihiro Ohata, che più volte aveva denunciato la situazione,
ha manifestato oggi l’intenzione di incontrare il suo pari cinese per discutere direttamente
la questione. Il presunto blocco dell'export, denunciato a più riprese dai trader
nipponici, è stato formalmente negato dal governo cinese che non ha fornito spiegazioni
precise sull'improvvisa stretta ai controlli doganali per la merce diretta in Giappone.
La situazione, oltretutto, potrebbe peggiorare nel 2011: un funzionario del Ministero
del commercio cinese, intervistato dal quotidiano China Daily, ha spiegato che il
governo di Pechino valuta l'ipotesi di ridurre le esportazioni di terre rare di un
ulteriore 30%, dopo che il 2010 ha già segnato un taglio del 40% delle quote sull'anno
precedente, rischiando di appesantire la crisi economica che il Giappone sta vivendo.
Pechino ha poi ufficialmente ripreso il governo nipponico per le dichiarazioni espresse
lo scorso lunedì, che definivano la protesta cinese come “isterica”, dichiarandosi,
attraverso il portavoce della diplomazia cinese, Ma Zhaoxu, “scioccati”.
La
Cina secondo Paese al mondo per contributi alle energie pulite Buona notizia
sul fronte delle energie rinnovabili: la Cina, il primo Paese al mondo per emissioni,
nocive risulta essere tra i leader per la spesa in energia pulita. É il risultato,
a sorpresa, del rapporto annuale realizzato dal Vivid Economic sui sei Stati del pianeta
che da soli rappresentano il 50% delle emissioni: Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna,
Australia, Corea del Sud e Giappone. La Cina, con una spesa di 14,20 dollari per tonnellata
di Co2 emessa, si qualifica seconda dopo la Gran Bretagna. L'impegno è indirizzato
soprattutto sui progetti il cui obiettivo è quello generare il 15% del fabbisogno
del Paese da fonti rinnovabili entro il 2020. Il rapporto tuttavia lancia l'allarme
sul fatto che nessuno dei sei Paesi è ancora in linea con gli obiettivi definiti l'anno
scorso al summit sull'ambiente di Copenaghen e il Giappone è quello con la peggiore
performance in termini relativi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta
Speranza e Marco Onali)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIV no. 292 E' possibile ricevere gratuitamente, via
posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta
può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.