2010-10-19 15:38:38

Cecenia: attacco al parlamento soffocato nel sangue dalla polizia


Nuova ondata di terrore nella Repubblica caucasica della Cecenia, dove un gruppo di ribelli ha attaccato in mattinata il parlamento. Torna l’incubo dei separatisti, dopo un relativo periodo di pace. Servizio di Marco Onali:RealAudioMP3

Un gruppo di ribelli anti-russi attacca la sede del parlamento e ne prende il controllo: quattro persone, tre guardie di sicurezza e un civile, rimangono uccise, 17 ferite. Sembra che i quattro terroristi siano arrivati in macchina confondendosi con i deputati. Uno di loro si è fatto esplodere all'ingresso dell'edificio permettendo, così, agli attentatori di entrare e prendere in ostaggio alcuni parlamentari. Immediato l’intervento della Polizia, coordinato direttamente dal primo ministro, Kadyrov. In 20 minuti, liberati tutti gli ostaggi e ucciso i tre ribelli. Pronta l’assistenza del governo centrale di Mosca, che ha ordinato un’indagine federale sull’accaduto e promesso assistenza a tutte le persone prese in ostaggio. La Cecenia è da sempre la Repubblica caucasica più turbolenta: la sua popolazione, prevalentemente musulmana, si è da sempre battuta per l’indipendenza e ha sempre mal sopportato l’ingerenza di Mosca negli affari interni. Tra le azioni più clamorose dei ribelli ceceni, si ricorda l'attacco a un teatro di Mosca nel 2002, terminato con l’uccisione di 120 degli 850 ostaggi, e l’attacco del 2004 a una scuola della vicina Ossezia del nord, che portò all’uccisione di 330 persone, di cui oltre la metà bambini. Sempre nel 2004, il presidente ceceno filorusso, Akhmat Kadyrov, venne stato ucciso dall’esplosione di una bomba durante un match sportivo. Suo figlio, Ramzan è l’attuale premier.

L’attentato è avvenuto mentre nella capitale Grozny era in corso la visita del ministro degli Interni russo. Una coincidenza non certo causale come spiega, nell’intervista di Eugenio Bonanata, Vittorio Strada, esperto di Russia e già professore di Lingua e letteratura russa all’Università di Venezia:RealAudioMP3

R. – Direi proprio che è un atto di sfida non tanto e non soltanto a Kadyrov, ma anche e prima di tutto e ancora di più, al potere centrale, cioè a Mosca, al Cremlino, a Putin e a Mededev, naturalmente: si vuole, cioè, far sapere a tutto il Paese che l’ordine che è stato ristabilito a Grozny è un ordine, come dire, sì forte ma instabile, comunque non definitivo. Quali altre azioni possano seguire a questa, è assolutamente impossibile prevederlo. Certamente, non sarà l’ultima e non sarà l’ultima né a Grozny e nemmeno, si può dire, su tutto il territorio della Federazione russa, perché c’è questa tensione e questa forza di opposizione armata, terroristica, che è presente e che il potere centrale e il potere locale, cioè di Kadyrov, non è riuscito a debellare totalmente. Ma si deve tenere presente che questo episodio recentissimo è salito agli onori della cronaca internazionale naturalmente per il suo carattere così emblematico e forte nel centro della capitale, nel parlamento. tuttavia, azioni terroristiche in questa zona del Caucaso settentrionale sono all’ordine del giorno.

D. – Si tratta, dunque, di una sfida costante per Kadyrov…

R. – E' una situazione di instabilità ancora estremamente pericolosa, anche perché in prospettiva questa politica di Kadyrov di ritorno alla tradizione musulmana, per il momento è – diciamo così – moderata, ma naturalmente può diventare esplosiva in un futuro più o meno lontano. La sua politica, anche dal punto di vista religioso, è una politica di ri-tradizionalizzazione, punta molto sull’islamizzazione: ha costruito a Grozny la più grande, la più ricca, la più fastosa moschea europea e si è valso appunto di questo successo.

D. – Quale sarà adesso la risposta di Putin?
R. – Certamente, l'avvio di azioni repressive o l’azione ancora più forte da parte delle forze speciali, sia quelle locali sia quelle federali – cioè centrali di Mosca – che sono impegnate su tutto il fronte caucasico.

“La violenza non ha mai ragione di essere, perciò esprimiamo la nostra condanna per questo grave attacco”: lo afferma in una nota Franco Vaccari, presidente dell'Associazione Rondine - Cittadella della Pace (Arezzo), facendo riferimento all’assalto di stamattina al Parlamento ceceno, a Grozny. Vaccari dichiara la propria “solidarietà alle istituzioni colpite da questa aggressione” ed esprime “pietà per le vittime e i loro familiari”. L’associazione nel 1995 si impegnò con la Federazione russa per l'ospitalità congiunta di russi e ceceni ed è da questa esperienza che ha avuto origine uno Studentato che ospita giovani provenienti da Paesi in conflitto, tra cui diversi caucasici. “Conosciamo bene il clima di tensione in Caucaso – ha sottolineato Vaccari all'agenzia Sir - lo abbiamo respirato durante il recente Viaggio di amicizia di Rondine in Caucaso del Sud e Turchia, dal 15 luglio al 1° agosto e abbiamo più volte avuto dimostrazione delle tensioni che attraversano il Nord. Ma i giovani caucasici giunti a Rondine per un'esperienza di convivenza e formazione continuano a lavorare per portare riconciliazione nelle loro terre e far sì che episodi come l'assalto al Parlamento ceceno non succedano mai più”. (R.P.)







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