90.mo anniversario dell’Apostolato del Mare. Mons. Vegliò: “Fornire assistenza
pastorale e accogliere lo straniero"
Nell’ottobre del 1922, un gruppo di persone guidate dal gesuita, padre Egger, si riunirono
a Glasgow e decisero di impegnarsi per “promuovere lo sviluppo spirituale, morale
e sociale dei marittimi”. Nacque così il primo ramo dell’Apostolato del Mare. In occasione
del 90.mo anniversario della sua fondazione, si aperto ieri nella città scozzese l’incontro
degli Apostolati del Mare (Aos- Apostleship of the sea) d’Europa. Ad oggi, l’Apostolato
del Mare è l’opera ufficiale della Chiesa cattolica per il servizio pastorale della
gente di mare. Per far fronte a questa responsabilità, la Chiesa lo ha posto nell’ambito
del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli itineranti, presieduto da mons. Antonio
Maria Veglio, il quale si è rivolto a partecipanti all’incontro con messaggio di incoraggiamento
letto durante i lavori di oggi. Sui suoi contenuti, ci riferisce Marco Guerra:
Nuove imbarcazioni,
nuove tecnologie, nuove modalità di viaggiare per mare. Eppure “nulla è cambiato ma
tutto è nuovo”, per questo le Chiese sono chiamate a “rispondere ai bisogni vecchi
e nuovi della gente di mare”. Il presidente del Pontificio Consiglio per i
Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, esorta l’Apostolato
del Mare europeo ad affrontare le nuove sfide in vista della celebrazione del suo
centenario: “La velocità con si naviga da un porto all’altro ha reso il mondo molto
più piccolo – ha detto il presule – ma la realtà della vita della gente di mare è
rimasta la stessa di 90 anni fa: il desiderio di approdare, contattare i familiari,
parlare con i loro cari, leggere notizie sul loro Paese, la necessità di avere un
contatto umano e la protezione dallo sfruttamento, dalla criminalizzazione e dagli
abusi”. Il presule suggerisce quindi “una seria riflessione” per individuare
i porti che nei prossimi 15-20 anni acquisiranno una posizione strategica per l'industria
marittima. E alla luce del fatto che il numero di sacerdoti è in declino bisognerà
selezionare pochi posti in cui per avere una presenza qualificata. “Se in passato
era indispensabile costruire grandi centri per il personale che operava nei porti
– aggiunge mons. Vegliò – ora è necessario investire in piccole strutture
da utilizzare in qualsiasi momento”.
Tuttavia, precisa il presule, “la
visita della nave rimane la priorità come lo era all'inizio dell’Apostolato e dovrebbe
essere effettuata regolarmente con persone che hanno ricevuto una formazione specifica”.
Per questo motivo, “cappellani e volontari devono essere professionalmente preparati
con specifici corsi di formazione che diano gli strumenti necessari per affrontare
qualsiasi emergenza, come le minacce della pirateria”. Nel nuovo sviluppo del settore
marittimo, è inoltre fondamentale che l’Apostolato del Mare sia in costante dialogo
con le autorità portuali, con gli uffici immigrazione, gli agenti marittimi e sindacati.
Non meno importante poi la cura dello spirito ecumenico con i rappresentanti delle
altre confessioni cristiane. Infine, mons. Vegliò chiama ad essere protagoniste di
questo impegno le Chiese locali che hanno “la responsabilità di fornire assistenza
pastorale e accogliere lo straniero in mezzo a loro”. Le Conferenze episcopali degli
Stati costieri e insulari – raccomanda in conclusione il presule – devono garantire
“che la gente di mare sia fornita abbondantemente di tutto ciò che è necessario per
condurre una vita santa”.