Le donne africane si organizzano: marce e campagne per la promozione dei diritti di
genere, nel Continente
Un’imponente manifestazione è stata organizzata ieri nella città di Bukavu, nella
Repubblica Democratica del Congo, in occasione dell'arrivo della “Marcia mondiale
delle donne”, un corteo da una settimana in cammino attraverso la Regione dei Grandi
Laghi. Nei giorni scorsi a Bukavu si sono svolte molteplici attività a sostegno
delle donne congolesi. Alle delegazioni africane, arrivate da quasi tutti i Paesi,
si sono aggiunte donne provenienti da tutto il mondo. Nel programma Workshop e testimonianze,
marce e incontri culturali, una fiera equo solidale e l’inaugurazione di un bosco
della memoria. L'evento, preparato nel Congo con incontri regionali e informazione
capillare nelle comunità, aveva il duplice obiettivo di sensibilizzare sugli effetti
devastanti che questa guerra dimenticata ha sulle comunità femminili della regione,
e quello di rafforzare la voce delle donne che quotidianamente si impegnano in loco
sia per lenire le ferite del massacro, sia nella ricerca di soluzioni pacifiche al
conflitto. Un incontro tra donne di tutto il mondo, espressione di una solidarietà
femminile senza confini, che ha voluto inoltre offrire alle congolesi l'opportunità
di testimoniare le proprie esperienze, dalle violenze subite al desiderio di pace,
dalla sfida del lavoro al difficile accesso ai beni comuni (acqua, generi alimentari,
sanità, risorse minerarie). L'evento è stata un’occasione per riflettere sul ruolo
delle donne nella società, pace, lavoro e autonomia economica. Il servizio di Giulio
Albanese:
Tra
le circa 1.700 delegate, almeno 200 provenivano da altri 43 Paesi, e in testa al corteo
c’era Olive Lembe Kabila, moglie dell’attuale Presidente congolese, Joseph Kabila.
Striscioni e cartelli sono stati innalzati dalla moltitudine colorata, con scritte
come: “No allo stupro come arma di guerra!”, “No al terrorismo sessuale!” La
partecipazione è stata davvero enorme. In particolare, centinaia di ragazze e madri
di famiglia sono arrivate dalle zone rurali, ancora in preda a formazioni armate che
seminano morte e distruzione. Sta di fatto che le forze governative congolesi non
riescono ancora a prendere il totale controllo della vasta regione, lasciando la popolazione
civile esposta ai peggiori soprusi e violenze.
La "Marcia mondiale
delle Donne" rientra in una serie di mobilitazioni in favore delle donne africane,
che si sono svolte nell’ultimo anno nel Continente. In modo particolare, lo scorso
10 ottobre si è tenuto a Nairobi, in Kenya, un Forum per il lancio dell’iniziativa
“2010-2020: il decennio della donna africana”, che ha visto la partecipazione
di oltre 250 rappresentanti di organizzazioni della società civile e degli organismi
di base, provenienti da 33 Stati diversi. L’appello conclusivo dell’evento costituisce
una riflessione sulla ricerca della parità tra i sessi in Africa, sull’uguaglianza
nella diversità, sul rispetto della dignità di ciascuno nella specificità del proprio
ruolo e missione nelle società. Con il Forum di Nairobi si è voluto rivolgere un
appello agli Stati membri dell’Unione Africana, affinché essi riservino uno spazio
politico prioritario ai dieci ambiti tematici individuati dall’Assemblea, elencati
di seguito:
1) LOTTA ALLA POVERTÀ: promuovere l’autonomia economica ed imprenditoriale
delle donne. Garantire l’applicazione delle misure presenti nei testi di legge nazionali
e internazionali, concernenti la parità dei sessi, specialmente nei rapporti economici
e di lavoro. Assicurarsi che le donne possano godere appieno dei propri diritti e
delle agevolazioni ad esse destinate, in circostanze particolari e specifiche.
2) AGRICOLTURA
E SICUREZZA ALIMENTARE: accrescere l’impiego femminile nel Programma Inclusivo di
Sviluppo Agricolo (CAADP) e garantire un’equa retribuzione per il lavoro delle produttrici
donne.
3) SALUTE, MORTALITÀ MATERNA e LOTTA ALL’AIDS. Aumentare le possibilità
di accesso delle donne alle cure e ai servizi sanitari, sia riguardo all’AIDS, sia
per chi soffre di altre patologie come il cancro, la malaria e il diabete.
4) EDUCAZIONE,
SCIENZA E TECNOLOGIA: adottare un approccio olistico nell’educazione delle giovani,
che vada oltre la formazione elementare. Integrare il sistema formativo con corsi
sui Diritti Umani e insegnamenti di quegli strumenti pratici che possono facilitarle
le donne nello svolgimento di ruoli di prestigio, nell’assunzione di decisioni e nell’analisi
finanziaria.
5) AMBIENTE E CAMBIAMENTI CLIMATICI: considerare gli effetti del
degrado ambientale e dei cambiamenti climatici come catastrofi nazionali, che richiedono
dunque l’attenzione massima delle autorità responsabili della gestione delle risorse
naturali. Decentramento dei ruoli amministrativi a comitati locali che siano costituiti
per un 50% da figure femminili.
6) PACE E SICUREZZA PER LE DONNE: coinvolgere
le organizzazioni femminili regionali nella creazione di una Fondazione di Donne Africane
per la Pace, che possa lavorare insieme ai movimenti di base e alle agenzie dell’Unione
Africana, per fare pressione sugli Stati affinché mettano in campo gli strumenti internazionali
preposti alla tutela della pace e della lotta ad ogni forma di violenza, specialmente
nei riguardi delle donne. È infatti la popolazione femminile che subisce sempre di
più le conseguenze dei conflitti, in contesti quali la Somalia, il Darfur, la RDC,
la Repubblica Centrafricana e il nord dell’Uganda. Tra i compiti della Fondazione,
inoltre, anche quello di rivendicare presso i governi il riconoscimento del ruolo
delle donne nei processi di pacificazione, di analisi sociologica e di assistenza
psicologica alle vittime dei conflitti.
7) GOVERNANCE E APPLICAZIONE DELLA
LEGGE: ottenere entro il 2013 la ratifica universale del Protocollo dell’UA sui Diritti
della Donna in Africa.
8) FINANZA E BUDGET DI GENERE: vegliare affinché parte
dei contributi devoluti dagli Stati membri all’Unione Africana siano destinati alle
questioni di genere e a politiche specifiche mirate al miglioramento delle condizioni
di vita delle donne.
9) LIVELLO DECISIONALE: premere per la ratifica universale
di documenti in promozione della Democrazia, della Trasparenza e della Good Governance.
Porre l’accento sulla necessità per gli Stati membri dell’UA di garantire la partecipazione
uguale delle donne e degli uomini alla leadership nazionale e nell’assunzione delle
decisioni, tenendo conto delle raccomandazioni fatte a Banjul e alla proposta della
candidatura di una donna alla Presidenza della Commissione dell’UA, durante il decennio
2010-2020, dedicato proprio alla Donna Africana
10) MOVIMENTI DI GIOVANI DONNE:
vegliare affinché il 30% dei posti di leadership siano riservati a donne sotto i 35
anni, e promuovere la creazione di un Forum di giovani africane, per la gestione di
fondi raccolti ad hoc per il rafforzamento degli stessi movimenti di donne.