Si conclude con il messaggio del Papa la 46.ma Settimana Sociale dei cattolici: al
centro il mezzogiorno e i giovani
La Calabria diventi “l’icona di una regione onesta all’interno di un’Italia pulita,
realtà che si trovano spesso dinanzi alle ingiustizie e ai ritardi di un mondo di
poteri senza limiti e forse senza volto”. E’ l’augurio dell’arcivescovo di Reggio
Calabria, mons. Mondello, nell’omelia pronunciata stamani nel Duomo della città, davanti
ad oltre un migliaio di delegati che hanno concluso i lavori della Settimana Sociale
dei cattolici italiani. L’assemblea ha poi ringraziato il Papa per il messaggio che
Benedetto XVI ha inviato al momento dell'Angelus. Da Reggio Calabria, il servizio
del nostro inviato Luca Collodi.
La voglia
di riscatto della regione torna nelle parole del governatore, Scoppelliti, nel saluto
all’assemblea plenaria nel teatro comunale. “Grazie, ha detto, per aver preferito
la Calabria, scelta che incarna la nostra voglia di riscatto per dare dignità a questa
terra”. Il segretario Edo Patriarca commenta la mancanza di notizie dei lavori sui
giornali italiani. “Una conferma di come i media non raccontano la realtà positiva
di questo Paese”. Le relazioni delle assemblee tematiche sono state “corpose” con
la priorità di recuperare armonia tra le varie anime della vita pubblica e sociale
per la crescita del Paese. Un’esperienza ecclesiale ricca, che per mons. Miglio coglie
il legame profondo tra la vita dell’Eucaristia e la città dell’uomo e di Dio che siamo
chiamati a costruire. Si rafforza l’attenzione agli ultimi, alla piena cittadinanza
degli immigrati, nella prospettiva di un nuovo modello di sviluppo che sappia concordare
crescita e solidarietà. La ricetta è quella di invitare gli imprenditori a guardare
alle esperienze delle cooperative per costruire una nuova economia, abbattere il lavoro
sommerso, offrire incentivi alle imprese, riformare la leva fiscale e portare a termine
le riforme sociali. Poi la chiamata all'impegno politico, non solo nazionale ma anche
locale, che resta strettamente collegato alla scelta di fede. Le Settimane Sociali,
spingono per una maggiore democrazia nei partiti e per la revisione della legge elettorale,
con la scelta a tutti i livelli dei candidati per tornare a dare agli elettori un
reale potere di scelta, di indirizzo e controllo sull’eletto. Poi il federalismo,
una realtà avviata nel Paese. Prioritaria la lotta alla criminalità con la volontà
di dare risorse e certezze economiche alla giustizia. In conclusione, il compito dei
pastori, verso i laici. Preti e vescovi devono richiamare i cattolici italiani all’essenziale
nella vita di ogni giorno con la passione nel cuore per la ricerca del bene comune
per tutta l'Italia in un cammino unitario, in particolare per la famiglia, i giovani
e il Mezzogiorno.
Come abbiamo sentito la questione meridionale è stato
uno dei temi principali al centro dei lavori della Settimana Sociale dei cattolici.
Luca Collodi ne ha parlato con don Vincenzo Sorce, presidente dell’associazione
Casa famiglia Rosetta Onlus di Caltanissetta:
R. – Il Sud,
da una politica povera e senza progettualità, è diventato destinatario di assistenzialismo.
La politica non è diventata intraprendente. C’è stata anche una carenza culturale,
nell’educare ad intraprendere, nell’educare all’impegno, nell’educare ad essere protagonista
del proprio sviluppo. Nel Meridione dobbiamo prendere sempre più consapevolezza che,
è vero che dobbiamo inserirci in un quadro solidale nazionale, ma è anche vero che
noi siamo – dobbiamo e possiamo essere – gli artefici del nostro sviluppo. Con la
nostra intelligenza.
D. – Don Sorce, il Sud, di fatto, è ben rappresentato
nel Parlamento. Perché il mondo della politica non riesce ad aiutare il cambiamento,
ad accompagnare il cambiamento del Meridione, pur avendo una buona rappresentanza
politica?
R. – C’è un problema di formazione. La caduta dei partiti,
delle ideologie … c’erano delle scuole di formazione alla politica che avevano una
storia, e formavano alla politica. Dopo il crollo dei partiti, c’è stata un’improvvisazione
all’impegno politico, all’agire politico. E questo, chiaramente, ha condizionato tantissimo.
E per questo, è quanto mai importante l’invito costante di Benedetto XVI alla necessità
di una nuova generazione di cristiani impegnati in politica. E’ venuto fuori nelle
relazioni di questi giorni: bisogna educare i politici a vivere la propria fede a
servizio del Paese, del bene comune.
D. – Don Sorce, lei a Caltanissetta
è impegnato anche con gli ultimi. Chi sono “gli ultimi” in una terra come il Sud d’Italia?
R.
– Oggi, drammaticamente, sono i giovani. I giovani senza lavoro, senza prospettive,
costretti ad emigrare, a fuggire. I ragazzi che esprimono un grande disagio sociale
attraverso le forme patologiche di dipendenza: la droga, l’alcol, i videogame, il
gioco d’azzardo … Questa è la corrosione del futuro della nostra Italia, perché le
nuove generazioni se non sono proiettate in progetti educativi forti, rischiano di
essere sommerse dal disagio.