Intervento di S. E. Shahan SARKISSIAN, Vescovo di Alep, Primate degli Armeni in Siria
(SIRIA)
In “Christianity at the Crossroads in the Middle East” pubblicato nel 1981, Sua Santità
Aram I si esprimeva già in questi termini: “Il Medio Oriente è stata la culla della
Chiesa ma la presenza cristiana è ancora oggi minacciata. In questa regione che è
stata la fonte della cultura cristiana e del pensiero teologico, la cultura e l’identità
cristiane si indeboliscono. La Chiesa lotta anche per la sua esistenza e la sua sopravvivenza
in Medio Oriente”. Questa preoccupazione che Sua Santità aveva espresso molto prima
costituisce ancora oggi più che una realtà. Esistono situazioni in cui gli sforzi
della Chiesa rimangono limitati. Ciò significa che è naturalmente impossibile cambiare
in modo drastico le condizioni che ci circondano. Tuttavia, come Chiesa, potremmo
determinare insieme dei processi relativi al nostro futuro impegno in vista di un
rinnovamento e di una solidarietà interna più efficace. Vorrei portare all’attenzione
del Sinodo le seguenti priorità: 1. Dovremmo manifestare più concretamente e più
chiaramente l’unità delle Chiese che costituisce oggi più che mai un imperativo per
il Medio Oriente. Nel rispetto delle differenze ecclesiologiche, le Chiese devono
sempre essere insieme, programmare insieme e operare insieme. 2. Il rispetto e
la comprensione reciproci costituiscono le basi del dialogo e della convivenza islamo-cristiana.
Occorre approfondire la convivenza con l’Islam pur rimanendo fedeli alla propria missione
e alla propria identità cristiana. 3. La testimonianza cristiana è la vocazione
stessa della Chiesa. Rilanciare e promuovere l’educazione cristiana, il rinnovamento
spirituale e la diakonia, l’evangelizzazione interna e la trasmissione dei valori
cristiani ai giovani, la partecipazione attiva dei laici alla vita e alla vocazione
della Chiesa, tutto ciò è considerato prioritario. 4. Dovremmo sottolineare l’importanza
della cooperazione ecumenica istituzionale nonché del dialogo teologico bilaterale.
La riforma e la riorganizzazione del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente costituiscono
oggi una priorità maggiore rispetto a quella a cui sono già votate le Chiese membri.
Questo Sinodo è considerato, in un certo senso, da Sua Santità Aram I il Sinodo
di tutte le Chiese mediorientali, poiché viviamo nelle stesse condizioni, condividiamo
gli stessi problemi e ci troviamo di fronte alle stesse sfide. Perciò dobbiamo concentrarci
collettivamente sulla presenza e la testimonianza cristiane in Medio Oriente e dedicarci
insieme alla riorganizzazione e al rinnovamento del nostro impegno e della nostra
missione.