Intervento di S. B. Mar Gewargis SLIWA, Metropolita di Baghdad e Iraq (IRAQ)
Sono lieto di portarvi i saluti e le preghiere del nostro Patriarca Sua Santità Mar
Dinkha IV.
Tutti i cristiani del Medio Oriente e soprattutto i cittadini cristiani
dell’Iraq sono al corrente di questi incontri. Tutti loro la considerano un’assemblea
spirituale e santa e ritengono che qualsiasi cosa - e in qualunque momento - noi chiediamo
a Dio per la loro salvezza e felicità, Lui la concederà. Per questo motivo ritengo
che questa assise rappresenti per noi una grande responsabilità se non si otterrà
ciò che essi si aspettano; dobbiamo essere consapevoli che la loro fede e la loro
appartenenza alla Chiesa ne verranno influenzate. Continuiamo, tutti noi, con i
nostri diversi giardini, belli e santi, a operare insieme in amicizia, fratellanza
e spiritualità, a innaffiare le radici del cristianesimo in questo nostro paese, a
salvare il nostro mondo da molti temibili disastri, a vivere con rispetto e amicizia
insieme ad altri credenti nel nostro onnipotente Dio ovunque noi siamo, a essere cittadini
buoni e rispettati nel paese e a essere buoni vicini di quanti vivono nel bisogno. Tutti
i popoli del mondo, tutti i governi, tutte le Chiese e tutte le organizzazioni umanitarie,
ovunque nel mondo, sanno ciò che sta avvenendo in Iraq e comprendono chiaramente le
circostanze inattese e le orribili situazioni che affliggono il popolo iracheno in
generale, e soprattutto i cristiani iracheni dall’invasione del 2003. I problemi
e le sofferenze dei cristiani in Iraq sono diversi da quelli di altri cristiani nei
paesi del Medio Oriente. Dobbiamo impegnarci a individuare e studiare per comprendere
le ragioni che hanno causato circostanze tanto inattese e orribili e riconoscere cosa
ci sia dietro a tutto questo affinché questa assemblea possa trovare la soluzione
che metta fine a ciò che sta accadendo nel nostro paese e che impedisca ai cristiani
iracheni di pensare di abbandonare la regione. La situazione esige misure e azioni
rapide, sagge e urgenti. Altrimenti i cristiani iracheni, stanchi e sofferenti, non
si ispireranno e non riporranno più speranza in queste assemblee e diranno: “Fino
a quando dovremo aspettare?” e quindi si prepareranno ad abbandonare questa culla
della civiltà e del cristianesimo. Per me questo importante incontro rappresenta
un’opportunità per chiedere a voi, cari sorelle e fratelli, a seconda delle vostre
posizioni e responsabilità, di fare pressioni sulle organizzazioni internazionali
umanitarie e politiche, affinché salvino il popolo iracheno in generale da questa
distruzione e creino circostanze pacifiche che tutelino l’esistenza dei cristiani
nel paese. Ciò contribuirà ad arginare la migrazione dei cristiani e non darà più
preoccupazioni a quei governi occidentali che si chiedono se accoglierli o meno. Auguro
a questa felice assemblea un esito pieno di successo e di frutti, affinché rafforzi
la fede e la speranza dei nostri credenti della santa Chiesa.