Intervento di Mons. Thomas OSMAN, Vescovo di Barentu (ERITREA)
Anche noi viviamo in situazioni estremamente difficili per un complesso intreccio
di problemi e di emergenze ambientali, economiche e politiche. L' esperienza di fraterna
comunione che ci è concessa di vivere in questi giorni, riuniti intorno al Santo Padre,
è certamente un dono dello Spirito Consolatore per tutte le nostre comunità in Eritrea.
La presenza di una chiesa africana come la nostra, ethio eritrea, nel contesto
di un Sinodo sulla "Chiesa Cattolica nel Medio Oriente" si specifica per una molteplicità
di significati. Geograficamente siamo un punto di raccordo tra l'Africa e l'Asia e,
proprio per questo, la nostra area è stata lungo i millenni luogo di fecondi incontri
fra gruppi umani, culture e religioni fra le due sponde del Mar Rosso. La componente
culturale semitica, venuta a coniugarsi con le pre esistenti culture nilo sahariane
e cuscitiche già in epoca precristiana e antico cristiana, ha costituito il terreno
su cui si è innestata la predicazione del Vangelo e l'insieme delle tradizioni giudeo
cristiane che fanno parte del modello di Cristianesimo sviluppatosi nel nostro territorio.
Non si è trattato di un mera trasposizione di modelli culturali, ma di una vera e
propria simbiosi inculturatrice che ha permesso al Cristianesimo, come ha riconosciuto
il Sinodo dei Vescovi per l'Africa del 1994, di radicarsi nella "mens" e nell' humus
culturale del nostro popolo. Parte costitutiva di tale simbiosi furono le tradizioni
liturgiche. spirituali monastiche e letterarie originariamente mutuate dalle Chiese
copta e siriaca, sviluppatesi poi "in proprio" lungo i molti secoli di isolamento
del nostro paese dopo il declino del regno di Aksum, e che hanno dato fecondi frutti
nella vita interna delle comunità cristiane e nella diffusione del Vangelo.
Siamo
convinti che ancora oggi la nostra regione possa e debba continuare a svolgere la
sua missione di "ponte" di incontro fra l'Africa e il Medio Oriente in un arricchente
scambio di valori spirituali e culturali, di esperienze e di incontri. come sta avvenendo
proprio in questo sinodo. Ciò potrebbe essere facilitato, fra l'altro, con l’istituzione,
da realizzarsi possibilmente con la mediazione della Congregazione per le Chiese Orientali,
di strutture culturali e di modalità formali e informali di studi, di incontro e di
riflessione. Così da poter riproporre, insieme, un' efficace testimonianza di "unità
dei cuori e delle anime" di fronte alla minaccia della mancanza di pace e della varietà
di forze disgregatrici che incombono sui nostri continenti. La possibilità di
fare delle due aree del Mar Rosso un laboratorio di pace, di dialogo intercultura¬le
ed inter religioso si gioca infatti sulla capacità delle nostre comunità cristiane
di mettere a fondamento della diplomazia formale questa diplomazia dello spirito e
del cuore che è, anzitutto, dono dello Spirito di Gesù Cristo, Spirito di pace e di
amore.