Intervento di Mons. Joseph KALLAS, Arcivescovo di Beirut e Jbeil dei Greco-Melkiti
(LIBANO)
I cristiani del Medio Oriente hanno avuto una sorte diversa da tutti i cristiani del
mondo: non avendo mai avuto uno stato proprio e appartenendo a famiglie linguistiche
diverse, sono stati sempre mantenuti nell’insicurezza da persecuzioni e oppressioni.
Condizionati dallo scontro e dalla supremazia dell’Islam, hanno saputo adattarsi al
potere musulmano e contribuire con esso alla costruzione della civiltà. Sottoposti
a leggi di segregazione più o meno oppressive nei secoli e talvolta ai margini della
comunità, hanno approfondito la propria teologia spirituale nonché la loro cultura
umana, facendosi interpreti dei greci per gli arabi e sviluppando le scienze dell’astronomia,
della medicina, della matematica ecc....
Questi cristiani, vivendo della fede
e perseguendo la conoscenza di Cristo e della “ potenza della sua risurrezione” (Fil
3, 10), sono stati associati, loro malgrado, ai dibattiti dei teologi. Giorno dopo
giorno, si scopre che appartengono alla stessa fede dei cattolici e che hanno sempre
seguito i loro pastori, eredi degli Apostoli. Non è corretto classificarli tra le
correnti teologiche estremiste, causa di eresie e di scismi. Sono tutti uniti dalla
fede vissuta, nell’azione quotidiana, nella speranza della salvezza e nella fedeltà
a Cristo. È in questo che sono uniti e che meritano di entrare nella stessa comunione.
La loro divisione è, a parer mio, questione di giurisdizione istituzionale. Non si
può applicare loro il rigore dogmatico o canonico dell’Occidente, ma piuttosto l’economia
pastorale di San Paolo.