2010-10-17 11:59:51

Ieri il concerto in Aula Paolo VI per il Papa e i padri sinodali: Verdi si definiva ateo - dice il Papa – ma la sua Messa da Requiem è un grande appello a Dio


“Un grande appello all’Eterno Padre nel tentativo di superare il grido di disperazione davanti alla morte”: è la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi nelle parole di Benedetto XVI che ne ha seguito ieri sera l’esecuzione in Aula Paolo VI. Il Concerto alla presenza dei padri sinodali, è stato offerto al Pontefice dal direttore e compositore Enoch Zu Guttenberg che ha guidato la comunità Corale di Neubeuern e l’Orchestra Klang-Verwaltung. Il servizio è di Gabriella Ceraso.RealAudioMP3

(musica)

“Un momento di vera bellezza in grado di elevare il nostro spirito”: parlando brevemente in tedesco alla platea e agli interpreti ringraziati più volte, il Papa così definisce l’esecuzione verdiana sentita come “eccellente”. Da fine conoscitore della musica, nel suo intervento Benedetto XVI è tornato all’origine della Messa scritta nel 1873 per la morte di Alessandro Manzoni che Verdi, ha ricordato il Papa, ammirava e quasi venerava:

“Nella mente del grande compositore, quest’opera doveva essere il culmine, il momento finale della sua produzione musicale. Non era solo l’omaggio al grande scrittore, ma anche la risposta ad un’esigenza artistica interiore e spirituale che il confronto con la statura umana e cristiana del Manzoni aveva in lui suscitato”.

Poi il Papa va al cuore della Messa che, come le altre opere verdiane, sottolinea, riecheggia la visione tragica dei destini umani. In particolare, dice, qui tocchiamo la realtà ineluttabile della morte e la questione fondamentale del mondo trascendente:

“Verdi, libero dagli elementi della scena, rappresenta, con le sole parole della liturgia cattolica e con la musica, la gamma dei sentimenti umani davanti al termine della vita, l’angoscia dell’uomo nel confronto con la propria fragile natura, il senso di ribellione davanti alla morte, lo sgomento alle soglie dell’eternità”.

Dunque una musica, che invita a riflettere sulle realtà ultime con tutti i contrastanti stati d’animo del cuore umano tra dramma e speranze. La riflessione di Benedetto XVI va quindi al senso più profondo della Messa stretta tra il pianissimo iniziale Requiem aeternam… e il sommesso ma reiterato Libera me finale:

“Giuseppe Verdi, che in una famosa lettera all’editore Ricordi si definiva un po’ ateo, scrive questa Messa, che ci appare come un grande appello all’eterno Padre, nel tentativo di superare il grido della disperazione davanti alla morte, per ritrovare l’anelito di vita che diventa silenziosa ed accorata preghiera: Libera me, Domine”.

E’ la descrizione, conclude il Pontefice, del dramma spirituale dell’uomo al cospetto di Dio cui anela nel profondo del suo animo e in cui solo può trovare pace e riposo.

(musica)







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