Giornata dell'alimentazione. Msf: aiuti di bassa qualità dai Paesi ricchi ai bambini
malnutriti
Sono 925 milioni le persone che nel mondo vivono in uno stato cronico di fame e malnutrizione.
Un dato inaccettabile, ha denunciato ieri il direttore generale della Fao Diouf. Un
bilancio figlio di una solidarietà ancora carente, ha sottolineato il Papa sempre
ieri nel suo messaggio per l’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione. Ma c’è
un dato che sconvolge ancor di più, rilevato da Medici senza Frontiere e Comunità
di Sant’Egidio. Sono 195 milioni i bambini colpiti da malnutrizione, perché i maggiori
donatori internazionali, tra i quali Stati Uniti, Canada, Giappone e Unione Europea,
forniscono aiuti alimentari di bassa qualità. E’ urgente, dunque, riformare gli aiuti
alimentare internazionali per combattere la malnutrizione. Francesca Sabatinelli
ha intervistato Gianfranco De Maio, responsabile medico di Medici senza Frontiere-Italia:
R. - La malnutrizione
non è la fame. La malnutrizione è una malattia che deriva dal fatto che non c’è un
apporto proteico necessario per costruire gli organi, per sviluppare il sistema nervoso
e il sistema immunitario. I bambini, fino ai cinque anni, hanno bisogno di proteine
di origine animale, ma purtroppo gli aiuti alimentari sono invece basati su farine
- quindi cereali e cioè energia, ma non proteine - arricchite di vitamine e minerali,
i quali però in assenza di proteine non funzionano.
D. - Quindi queste
miscele per i bambini entro i due anni di vita sono deleterie…
R. -
E’ come dare acqua e pane che riempiono sì lo stomaco, ma non permettono l’assorbimento,
per esempio, di sostanze che sono necessarie allo sviluppo. I bambini fino a cinque
anni di età, e in modo particolare fino a tre anni, hanno necessità di proteine di
origine casearia e quindi derivate del latte.
D. - Quali patologie si
sviluppano?
R. - L’essere più esposti alle malattie infettive, perché
non sviluppandosi il sistema immunitario c’è una immunodeficienza e malattie semplici,
come può essere il morbillo è il main-killer in Africa. Sappiamo anche che le malattie
croniche non si curano soltanto con farmaci specifici, perché se non c’è una alimentazione
adeguata non si guarisce.
D. - La denuncia di Msf è proprio quella che
i maggiori donatori internazionali forniscono aiuti alimentari di bassa qualità ai
bambini malnutriti. Cosa c’è dietro: una cattiva intenzione o tanta ignoranza?
R.
- C’è ignoranza ed arretratezza culturale. Le grandi carestie del passato erano giustamente
affrontate con i sacchi di farina, ma questo perché le proteine del latte sono deperibili
e quindi come si facevano a conservare? Da dieci anni, però, utilizzando delle creme
- del tipo di quelle che poi abbiamo tutti quanti in dispensa e che sono a base di
sostanze come la cioccolata o il burro di arachidi - che contengono proteine del latte
possono essere distribuite ovunque, anche nelle campagne dell’India, anche nel Sahel.
I bambini con queste creme possono recuperare e fare una vita normale. E’ vero però
che anche l’arretratezza culturale è vera fino a un certo punto, perché tutti i programmi
di supporto - ad esempio quelli delle scuole materne - e i programmi alimentari sono
basati su questa conoscenza. Quello che scandalizza allora è il doppio standard: perché
i bambini europei, americani e giapponesi hanno un certo tipo di alimentazione, mentre
questi stessi Paesi forniscono aiuti con una alimentazione che non è di qualità? Questo
non è accettabile!
D. - Quali sono le situazioni che più preoccupano?
R.
- Le zone storicamente più a rischio sono rappresentate dall’Asia meridionale e quindi
l’India, il Bangladesh, il Pakistan e l’Afghanistan e - come sempre - l’Africa sub-sahariana.
Noi siamo da sei anni particolarmente impegnati nel Niger, perché costituisce un caso-chiave,
dove la malnutrizione è diffusissima e soprattutto nelle zone più fertili del Paese.
Questo è il vero dramma, perché noi vediamo le spighe di miglio belle alte e i bambini
malnutriti. Ai capi di governo occidentali non chiediamo soldi in più, ma chiediamo
che quello che doverosamente deve essere investito per la lotta alla malnutrizione,
sia investito in maniera sensata e non facendo passare degli accordi commerciali sottobanco
per cui, comunque, questa sovrapproduzione in alcuni Paesi di cereali viene poi spesa
distribuendoli un po’ ai poveri del mondo. Questo è una carità che non guarisce!