2010-10-15 14:16:35

Tensione in Medio Oriente dopo il via libera israeliano alla costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme Est


Dure critiche dall’Autorità nazionale palestinese al via libera di Israele alla costruzione di 240 nuovi alloggi a Gerusalemme est. Dopo la diffusione della notizia da parte della radio pubblica dello Stato ebraico, i vertici palestinesi hanno invocato l’intervento diplomatico degli Stati Uniti accusando gli israeliani di aver provocato il collasso dei negoziati di pace. Sugli scenari futuri, Eugenio Bonanata ha intervistato Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore ed esperto dell'area mediorientale:RealAudioMP3

R. - Che il negoziato di pace tra arabi ed israeliani fosse "collassato", ne avevamo già avuto la sensazione nei giorni scorsi e la decisione adesso di riprendere a costruire gli insediamenti può essere addirittura una sorta di pietra tombale. Bisognerà vedere, appunto, quali saranno gli effetti. Da una parte potrebbe esserci un aspetto quasi paradossale, perché Netanyahu con questa decisione si potrebbe anche rafforzare nei confronti delle ali più estreme dello schieramento israeliano e, quindi, a questo punto davvero potrebbe intavolare un negoziato con i palestinesi; dall’altra parte, però, bisogna vedere quale sarà la reazione di Abu Mazen e soprattutto delle ali più estreme dello schieramento arabo e palestinese, che potrebbero vedere in questo un deciso “no” in realtà al negoziato. Di fronte al muro contro muro, si potranno aprire delle brecce. Certo, tutto adesso è ancora più difficile!

D. - Dopo il flop della missione in Israele dei ministri degli Esteri francese e spagnolo, si è detto che il ruolo dell’Europa nella questione è poco incisivo. Ma cosa può fare Bruxelles per il rilancio dei negoziati?

R. - Innanzitutto l’Unione Europea deve mettersi d’accordo al suo interno. Perché è poco incisivo questo ruolo? Prima di tutto perché la politica estera europea non è univoca. Se questa visita franco-spagnola fosse stata una visita condivisa da almeno altre due nazioni importanti, come la Germania o l’Italia, ecco allora che forse il peso sarebbe stato maggiore. Naturalmente, poi, quando fallisce la diplomazia americana, ci si aggrappa un po’ all’ancora europea per vedere cosa "salta fuori": in genere, soltanto delusioni!

D. - Secondo lei, a questo punto la Lega Araba può dare delle risposte nuove?

R. - Diciamo che qui la Lega Araba dovrà, in qualche modo, affrontare tutta una serie di questioni. Anzitutto la Lega Araba, ancora di più dell’Unione Europea, è un quadro frammentato e diviso. Ci sono adesso degli schieramenti che si sono delineati in questi anni e che sono forse addirittura ancora più contrapposti che non in passato, perché non è soltanto la questione arabo israeliana a dividere in questo momento la Lega Araba, ma è - per esempio - il nuovo peso e il nuovo ruolo strategico dell’Iran nella regione. La visita di Ahmadinejad in Libano e soprattutto nel Sud del Libano, da questo punto di vista, è stata piuttosto evidente. E’ stata una sorta di marcia trionfale del leader iraniano, che ha fatto e detto quello che ha voluto. Naturalmente tutto questo non può che aumentare i sospetti e le divisioni all’interno dello schieramento arabo.







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