Seminario a Napoli sul tema "Sostenere il dialogo attraverso la non-violenza"
Creare una rete di sostegno fra organizzazioni ed ex-combattenti per risolvere i conflitti
senza usare la violenza. Questo l’obiettivo del seminario “Sostenere il dialogo attraverso
la non-violenza. Dallo scontro alla riconciliazione nella Regione Euromediterranea”,
che si svolge a Napoli da oggi a domenica. All’incontro, promosso da varie organizzazioni,
fra cui la Fondazione Mediterraneo, prendono parte anche 16 ex-combattenti e attivisti
di diverse aree: Balcani, Israele, Territori palestinesi, Irlanda del Nord, Gran Bretagna,
Cipro e Turchia. Alla presentazione, ieri, a Roma, c’era per noi Debora Donnini:
Vuole essere
un vero e proprio laboratorio di pace il seminario “Sostenere il dialogo attraverso
la non-violenza”, con tante testimonianze di persone che la violenza l’hanno usata
e poi abbandonata. Gerard Foster, partecipa ad un gruppo nordirlandese di ispirazione
socialista; viene imprigionato, ma ad un certo punto non ce la fa più: “Il cambiamento
c’è stato quando ho incontrato le vittime inglesi della violenza…”. E a mostrare che
l’impegno per la pace può essere contagioso, è ancora la sua testimonianza: rimane
colpito un giorno nel vedere israeliani e palestinesi che si impegnano insieme nel
movimento “Combatants for peace”, una delle organizzazioni che promuove il seminario
stesso. Membro dell’Associazione è Nouraldin Shehada, che faceva
parte di uno dei gruppi armati palestinesi, le Birigate al-Aqsa. Finisce in carcere;
vede molta sofferenza intorno a sé; e, aderisce così al movimento “’Combatants for
peace’”. Sentiamolo:
(Parole in arabo) “Si è dimostrato che
l’obiettivo di avere uno Stato e, quindi, due Stati contigui, attraverso una resistenza
violenta non è raggiungibile”.
Di “’Combatants for peace’” fa parte
anche Itamar Feigenbaum, israeliano. Gli abbiamo chiesto quali
sono le azioni concrete messe in atto:
“’Combatants for peace’ is working
now in five local groups.. Come ’Combatants for peace’ siamo organizzati
in cinque gruppi territoriali e tutti e cinque gruppi hanno militanti palestinesi
e militanti israeliani. Portiamo avanti diverse attività culturali, incontri di manifestazione
non violenta. Abbiamo questo sistema di organizzazione territoriale e capillare, proprio
perché vogliamo cercare di raggiungere il maggior numero di comunità locali ed è chiaramente
un lavoro difficile, estremamente difficile”.
Un seminario che, dunque,
vuole mostrare come la non-violenza sia la migliore via per risolvere i conflitti.