Intervento di Mons. William Hanna SHOMALI, Vescovo titolare di Lidda, Vescovo ausiliare
di Gerusalemme dei Latini (GERUSALEMME)
La Chiesa respira attraverso i suoi due polmoni, scriveva Giovanni Paolo II: le Chiese
orientali e la Chiesa cattolica latina. Queste due tradizioni si sono felicemente
incontrate in Oriente. La Chiesa latina d’Oriente non è occidentale, anche se comprende
molti occidentali: un cristiano arabo che appartiene a questa Chiesa si sente al 100%
orientale e al 100% di rito latino. La maggior parte dei libri liturgici della
liturgia latina sono stati tradotti in arabo. I canti liturgici sono passati dalla
fase dell’imitazione e del prestito alla fase della creatività. Nella prima fase,
i nostri antenati attingevano al canto gregoriano, al repertorio dei canti europei
e alla liturgia siriaca maronita. In una seconda fase, siamo passati alla creatività.
I nostri musicisti, conoscitori dello spirito della liturgia latina basato sulla precisione,
sulla concisione e sulla chiarezza, hanno composto canti di valore. Hanno anche fuso
la tradizione gregoriana con la musica orientale come per il canto dei salmi. Attraverso
la liturgia latina, i nostri fedeli si sentono legati alla grande Chiesa che celebra
questo rito su scala mondiale. Quando viaggiano o emigrano, si inseriscono facilmente
nei paesi e nelle parrocchie d’accoglienza. D’altra parte i pellegrini che visitano
la Terra Santa e partecipano alla nostra liturgia domenicale vi riconoscono la propria
liturgia a cui partecipano senza difficoltà e con gioia. Questa liturgia è per
noi il luogo per eccellenza della catechesi e della santificazione. Recentemente abbiamo
gioito della beatificazione di due religiose palestinesi: una carmelitana e la fondatrice
delle Suore del Rosario. Nonostante i progressi in materia liturgica, occorre un
lungo e sapiente lavoro di inculturazione soprattutto per quanto riguarda il sacramento
del matrimonio e i riti del battesimo e delle esequie. Questa inculturazione dovrebbe
rispettare lo spirito latino e la cultura orientale. Auspichiamo vivamente l’unificazione
della festa di Pasqua con le Chiese ortodosse. Ciò implica anche l’unificazione del
periodo della Quaresima e, perché no, anche della modalità di vivere l’astinenza e
il digiuno. Dato che il digiuno è un valore rispettato nell’Islam e nell’ebraismo,
sarebbe auspicabile che i cattolici di rito orientale e i latini unificassero anche
il loro modo di digiunare. Sarebbe un segnale positivo per i cristiani e anche per
i non cristiani. La missione dell’evangelizzazione e della santificazione passa
attraverso la liturgia. La liturgia latina in Medio Oriente ha un importante ruolo
da svolgere nel rispetto totale delle liturgie orientali che hanno anch’esse un grande
merito nella catechizzazione e nella santificazione dei fedeli.