Intervento di Mons. Sylvester Carmel MAGRO, Vescovo titolare di Salde, Amministratore
Apostolico del Vicariato Apostolico di Benghazi (LIBIA)
I Frati minori francescani sono venuti in Libia nel 1628 per portare assistenza ai
molti cristiani schiavi che erano stati catturati in battaglia, e da allora erano
rimasti sempre lì. Oggi la presenza francescana si manifesta in due Vicariati Apostolici:
quello di Tripoli e quello di Bengasi. Le nostre due chiese cattedrali sono il
centro di un intenso ministero pastorale e di sostegno umanitario verso le migliaia
di cristiani che sono venuti a vivere e che si sono stabiliti qui da diversi anni. I
primi immigrati a raggiungere la Libia sono venuti dal Kurdistan nel 1975. La Chiesa
si è resa utile nel fornire assistenza alle numerose famiglie cristiane del Kurdistan,
che alla fine sono nuovamente emigrate e si sono stabilite in altri paesi. Nel
corso degli anni ‘90, il paese ha spalancato le porte per accogliere immigrati dal
Medio Oriente. In effetti migliaia di cristiani dalla Siria, dal Libano, dalla Palestina
e dall’Iraq sono giunti qui e si sono stabiliti nelle regioni di Tripoli e Bengasi,
e insieme alle loro famiglie conducono una vita normale e industriosa. Questi immigrati
cristiani hanno trovato conforto nella presenza della Chiesa cattolica in Libia, che
annoverava anche diverse suore provenienti dai loro paesi. Qui sono stati organizzati
in “parrocchie personali” a seconda del loro gruppo linguistico. Anche se appartenenti
a riti differenti, si sono adattati molto bene al rito latino proprio della nostra
Chiesa. Nonostante questi immigrati trovino in Libia un’autentica oasi di pace
e serenità (cosa di cui saranno eternamente grati) il loro sogno resta tuttavia la
speranza della “terra promessa”, a cui anelano e per cui pregano. In effetti, a
poco a poco nel corso degli ultimi dieci anni, la maggior parte degli immigrati del
Medio Oriente hanno lasciato la Libia, dopo aver trovato una nuova patria in cui stabilirsi
in modo permanente con le proprie famiglie. La Chiesa in Libia è grata per essere
stata strumento, nelle mani della Divina Provvidenza, nell’assistere questi fratelli
nel momento del bisogno.