2010-10-15 19:10:09

Intervento di Mons. Paul-Emile SAADÉ, Vescovo di Batrun dei Maroniti (LIBANO)


Introduzione
Uno dei problemi più grandi che devono affrontare i cristiani in Libano e nei paesi mediorientali è rappresentato dalla dislocazione. Può essere riassunto nella sua dimensione spirituale, teologica, culturale, politica e sociale. In breve, è l’espressione più realistica della situazione di vita e dell’esistenza stessa dei cristiani.
Anzitutto le cause della dislocazione:
1. Motivi di sicurezza: riguarda le lotte e i conflitti tra le denominazioni e settoriali, legati alle differenze dogmatiche e ideologiche. A ciò si aggiungono i risultati costanti del conflitto tra arabi e israeliani e le guerre regionali che esso produce.
2. Motivi sociopolitici: sono basati sulla qualità e l’onestà di quanti detengono il potere. Laddove il giudice è debole, dal punto di vista politico e militare, perseguita le minoranze per nascondere la propria debolezza.
3. Motivi di pubblicità: sono dati specialmente da ciò che fanno gli evangelizzatori occidentali (come le sette protestanti, i testimoni di Geova, ecc.) riguardo alla pubblicità e le attività nei paesi della regione, specialmente in seno alle comunità minoritarie, al fine di raggiungere obiettivi religiosi e al contempo politici.
4. Motivi religiosi: attraverso la crescita dei movimenti fanatici ed estremisti dei sunniti e degli sciiti nella maggior parte dei paesi della regione e l’attività e l’influenza che esercitano e il loro desiderio di giungere essi stessi al potere.
Tutti questi motivi costituiscono una minaccia diretta contro i cristiani che sono stati dislocati nel proprio paese o in altri paesi lontani.
In secondo luogo i risultati negativi:
1. L’emigrazione e la dislocazione sono due tra i fattori principali dell’impoverimento demografico delle minoranze cattoliche. Secondo il dott. Said Adin Ibrahim, verso la fine degli anni ’80 i cristiani cattolici in Medio Oriente erano circa 2,3 milioni, mentre nel 2000 erano solo 1.614.000.
2. Questa diminuzione esprime lo squilibrio a livello non soltanto demografico, ma anche qualitativo, illustrato dai due principali gruppi legati alla crescita del paese, ossia i cervelli e il personale specializzato, che tocca direttamente l’esistenza, la presenza e il ruolo dei cristiani in questi paesi.
In terzo luogo, la soluzione:
1. Ai cristiani viene chiesto di essere più attenti o consapevoli dell’importanza della loro presenza e della necessità di impegnarsi nella vita pubblica (Instrumentum laboris, 46).
2. Migliorare i legami tra i cristiani in Medio Oriente e i cristiani della diaspora. La Chiesa ha un ruolo fondamentale nel rafforzare questi legami per offrire un eguale servizio a entrambi.
3. Ravvivare la fede cristiana e la testimonianza di Gesù attraverso le azioni e la vita quotidiana.
4. Sensibilizzare i cristiani riguardo al loro diritto a una vita libera e dignitosa nella terra dei loro antenati e a rimanere lì. La loro patria è la terra dei loro antenati, la patria non è un albergo.
5. Collaborazione tra i fedeli, la Chiesa e lo stato, per rispettare il decreto sui diritti umani che garantisce un livello minimo di libertà religiosa e culturale e la partecipazione alla vita politica nei loro paesi.
6. Collaborazione con le comunità islamiche moderate, incoraggiandole a contrastare fermamente i movimenti religiosi estremisti fanatici.

[00111-01.04] [IN085] [Testo originale: arabo]







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