Intervento di Card. André VINGT-TROIS, Ordinario per i fedeli di rito orientale residenti
in Francia e sprovvisti di Ordinario del proprio rito
Card. André VINGT-TROIS, Arcivescovo di Parigi, Ordinario per i fedeli di rito orientale
residenti in Francia e sprovvisti di Ordinario del proprio rito, Presidente della
Conferenza Episcopale (FRANCIA):
L’esperienza delle secolari relazioni della
Chiesa cattolica in Francia con le Chiese orientali è caratterizzata da diversi punti
di forza: 1. Abbiamo cercato di sostenere il più possibile le Chiese sul territorio
attraverso l’istituzione e le attività di numerose congregazioni in ambito educativo
e sanitario, attraverso alcune associazioni sostenute dalle nostre parrocchie latine,
quali l’Opera d’Oriente, attraverso gemellaggi tra le diocesi o le parrocchie. I numerosi
pellegrinaggi permettono a molti dei nostri fedeli di scoprire le comunità cattoliche
orientali e di instaurare con esse legami duraturi. Questo appoggio è accompagnato
da sollecitazioni rivolte ai nostri governanti affinché sostengano i cristiani in
Medio Oriente, evitando in particolare il rischio della creazione di “territori confessionali”
in cui verrebbero costituiti delle specie di ghetti e mantenendo sempre aperta una
porta per l’emigrazione di coloro, uomini e donne, che non possono continuare a vivere
nel loro paese. 2. La presenza di comunità cattoliche vive in tutti i paesi del
Medio oriente garantisce una continuità storica negli stessi Luoghi Santi. Ci aiuta
anche nell’esperienza che oggi vivono la maggior parte dei paesi occidentali: l’incontro
con l’islam. In molti paesi del Medio Oriente, i cristiani vivono da secoli in regioni
a maggioranza musulmana. Hanno perciò acquisito una provata saggezza nel modo di vivere
queste situazioni. D’altra parte, la convivenza con un ebraismo vivo, soprattutto
in Israele, può inoltre contribuire a far evolvere i rapporti tra ebrei e cristiani.
Infine, la convivenza delle Chiese cristiane separate proprio sui luoghi della nascita
della nostra Chiesa è un forte stimolo per progredire nell’azione ecumenica. 3.
Numerosi fedeli di diverse Chiese orientali sono emigrati da noi. Hanno potuto riunirsi
nelle comunità in cui ritrovano la propria liturgia. Ci sforziamo di aiutarli a sviluppare
la vita delle loro comunità che favorisce, allo stesso tempo, la fedeltà alla fede
nella propria Chiesa e la memoria delle loro radici culturali. Essi godono della
solidarietà attiva di coloro che li hanno preceduti e che favoriscono la loro integrazione
professionale, sociale e culturale all’interno della società francese. Questa integrazione
è accompagnata da rapporti fraterni con le comunità latine dei nostri paesi. Per i
cattolici latini si tratta di ampliare i propri orizzonti ecclesiale e spirituale.
La riscoperta delle liturgie orientali e delle comunità che vivono di esse può sicuramente
aiutare le nostre parrocchie latine a riconoscere un sano pluralismo nell’espressione
della preghiera. Per concludere, non posso evitare di sollevare la questione dell’assistenza
pastorale alle comunità orientali. Nel nostro paese osserviamo la regola fissata dalla
Sede apostolica: un sacerdote di una Chiesa cattolica orientale, sposato, non può
ricevere una missione pastorale in territorio latino. Noi, tranne in situazioni rarissime,
ci atteniamo a questa regola. La mobilità della società attuale cambia la comprensione
della nozione di “territorio” e credo di sapere che altri paesi europei non sono soggetti
alla stessa regola. In ogni caso, alcune Chiese patriarcali incontrano sempre maggiori
difficoltà nel trovare sacerdoti celibi per il servizio delle loro comunità nei paesi
“latini”.