INTERVENTO DELL’INVITATO SPECIALE AL SINODO, L'AYATOLLAH SEYED MOSTAFA MOHAGHEGH AHMADABADI
Alle ore 18.30 il Presidente Delegato, S. B. Ignace Youssif III YOUNAN, ha dato la
parola all’Invitato Speciale, Sig. Muhammad AL-SAMMAK, Consigliere politico del Mufti
della Repubblica (LIBANO) e successivamente all’Invitato Speciale, Ayatollah Seyed
Mostafa MOHAGHEGH AHMADABADI, Professore della Facoltà di Diritto dell’Università
“Shahid Beheshti” di Teheran e Membro dell’Accademia iraniana delle scienze (IRAN). Riportiamo
di seguito l'intervento integrale dell'Ayatollah MOHAGHEGH AHMADABADI:
Nel
corso degli ultimi decenni, le religioni si sono trovate di fronte a nuove situazioni.
L’aspetto più importante di questo fatto è la diffusa confusione dei loro discepoli
nel contesto reale della vita sociale, come pure nelle arene nazionali e internazionali.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, e nonostante gli sviluppi tecnologici, i seguaci
delle diverse religioni vivevano di solito all’interno dei propri confini nazionali.
Non esisteva l’enorme problema dell’immigrazione né la vasta espansione della comunicazione
che unisce gruppi sociali tanto differenti tra loro. Il mondo inoltre non era diventato
quel “villaggio globale” che “lega” insieme tanti destini! Ma oggi siamo testimoni
dei grandi cambiamenti occorsi dalla metà del secolo scorso e tale trasformazione
prosegue a un ritmo incredibile. Ciò non ha avuto soltanto un effetto qualitativo
sui rapporti tra le religioni, ma ha altresì condizionato i rapporti tra i diversi
segmenti delle religioni e perfino tra i loro seguaci. È indubbio che nessuna religione
può rimanere indifferente di fronte a questa situazione di rapidi cambiamenti.Al termine
del secondo millennio, il multi-culturalismo all’interno delle società è stato ovunque
più o meno accettato. Fino ad allora la comprensione di una società multi-culturale
era ben diversa da quella che sperimentiamo oggi. Una cultura appena entrata a far
parte di una società poteva essere accolta soltanto come “la nuova Cultura” e non
sulla base del proprio merito e pregio. Oggi invece sono sempre di meno le società
e i gruppi che difendono una società culturale monolitica. L’esperienza dei Balcani
ha dimostrato che il dominio culturale ed etnico di un gruppo rispetto agli altri
non può essere difeso quando non tiene conto di altri gruppi esistenti all’interno
della propria società. Questa è un’importante necessità reale e non un’isolata percezione
intellettuale. Nelle società in cui sono esistiti diversi gruppi etnici con le
proprie lingue e religioni, per il bene della stabilità sociale e della sanità etnica,
occorre che ognuno rispetti la loro presenza e i loro diritti. La concordanza di interessi
e il benessere sociale a livello nazionale e internazionale sono tali che nessun gruppo
o paese può essere trascurato. E questa è la realtà del nostro tempo. Come abbiamo
detto, il rispetto reciproco tra le religioni rispecchia questo nuovo status raggiunto
e in futuro occorrerà necessariamente prendere in considerazione queste nuove condizioni.
Tutti condivideranno il destino gli uni degli altri. Oggi questa idea è condivisa
da molti opinionisti e gradualmente un numero sempre maggiore di persone prenderà
confidenza con questa realtà. Un requisito fondamentale di questo modo di pensare
è quello di mettere da parte il nostro punto di vista classico, formale e condizionato
su altre religioni e culture per poter avere una visione più obiettiva. Dobbiamo guardare
alle altre culture con comprensione, rispetto e simpatia. Allo stesso tempo è innegabile
che esistano ancora punti di vista prevenuti e reazionari, che derivano da modi di
pensare pieni di pregiudizi storici, espansionisti e che tendono alla supremazia politica
e culturale. Ritengo tuttavia che alla lunga questo modo di pensare discriminatorio
e sciovinistico diminuirà fino a scomparire. Oltre a queste trasformazioni, hanno
avuto luogo altri cambiamenti culturali e intellettuali, anche se soprattutto nell’ambito
del mondo occidentale e industrializzato. Ciò ha generato una sorta di riserva mentale
e di dubbi, perfino su quelle istanze che precedentemente sembravano “inevitabili”.
Adesso sembra diffondersi un desiderio e un interesse crescente di scoprire gli “altri”,
altre culture e modi di vivere, altre filosofie e religioni. Tale desiderio, lungi
dall’essere una curiosità, è piuttosto una necessità interiore e spirituale. Ciò avviene
più frequentemente fra i giovani e i pensatori di queste società. Il fatto rilevante
è che questo movimento condizionerà certamente la comprensione spirituale delle religioni
di ciascuno. Va notato tuttavia che la tendenza più diffusa oggi è l’attenzione riservata
alle fedi asiatiche e alle nuove sette religiose generate da società industrializzate
con fondamenti soprattutto spirituali. Questi gruppi si arricchiscono quotidianamente
di nuovi seguaci. Non dobbiamo forse considerare inoltre quale sia la situazione
ideale per i credenti e i seguaci? Qual è la migliore condizione raggiunta? Sembra
che il mondo ideale sia uno stato in cui i credenti di ogni religione, liberamente
e senza preoccupazioni, timori o obblighi, possano vivere secondo i principi fondamentali
e le usanze dei propri costumi e tradizioni. Tale diritto universalmente riconosciuto
dovrebbe essere messo effettivamente in pratica dagli stati e dalle comunità. Inoltre
i credenti di ogni fede dovrebbero avere il diritto di interpretazione della propria
religione, nella misura in cui tale interpretazione sia fondata sullo spirito scientifico
e fondamentale di quella religione. La verità è che quei credenti hanno una migliore
percezione e diritto di interpretazione della propria fede di chiunque altro. È inutile
osservare che naturalmente ogni fede deve avere la propria esegesi aggiornata, senza
la quale il compito sarebbe difficile. A nessuno è consentito dare un’interpretazione
per conto di altri e decidere per loro conto. Ogni fede ha la propria logica e il
proprio metodo fondati sulle sue esigenze e sul proprio tempo. Ogni adattamento e
conformità al di fuori di questo contesto che non venga riconosciuto dai fedeli, non
ha legittimità, quindi non sarà né efficace né duraturo. È bene per l’essenza di
ogni religione e dei suoi fedeli che i discepoli di ciascuna fede possano esercitare
i propri diritti senza vergogna e paura e vivere in conformità al proprio retaggio
storico e alla propria cultura. La stabilità del mondo dipende dalla stabilità dell’esistenza
di gruppi e società piccoli e grandi. Questa stabilità può essere raggiunta soltanto
quando tutti possono vivere senza timore e senza minacce da parte degli altri. È questo
l’elemento più importante per raggiungere la stabilità e la pace etica e sociale.
È nostro dovere promuovere queste condizioni. Il rapporto fra l’Islam e il Cristianesimo,
basato sulle ispirazioni e le proposizioni del sacro Corano, dacché l’Islam si è stabilito
in Arabia Saudita, si è fondato sull’amicizia, il rispetto e la comprensione reciproca.
Nel sacro Corano Gesù viene definito come la “Parola di Dio” e credere in lui è stato
stabilito come base per i credenti, al punto che ogni dubbio riguardo alla sua guida
è stato denunciato. “.. troverai che i più prossimi all'amore per i credenti sono
coloro che dicono: « In verità siamo nazareni», perché tra loro ci sono uomini dediti
allo studio e monaci che non hanno alcuna superbia.” Mâ ida Sura, cap. 82. “...
Quando gli angeli dissero: " O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola
da Lui proveniente : il suo nome è il Messia , Gesù figlio di Maria, eminente in questo
mondo...” Al - ‘Imrân Sura, cap. 45. È un peccato che in alcuni periodi nei passati
1400 anni, talvolta a motivo di considerazioni politiche, questi rapporti abbiano
vissuto momenti bui. Ma non bisogna incolpare né l’Islam né il Cristianesimo di azioni
illegittime di alcuni individui o gruppi. Secondo gli insegnamenti del Corano, in
molti paesi islamici, soprattutto in Iran, come è stato anche stabilito per legge,
i cristiani vivono fianco a fianco in pace con i loro fratelli musulmani. Essi godono
di tutti i diritti legali come ogni altro cittadino ed esercitano liberamente le proprie
pratiche religiose. Per concludere, vorrei cogliere questa occasione per esprimere
la mia gratitudine al Santo Padre, Papa Benedetto XVI per le sue osservazioni provvidenziali
e vitali nei suoi discorsi a Gerusalemme e ad Istambul sull’importanza di un rapporto
continuo, salutare e amichevole tra cristiani e musulmani. Questo approccio e questi
comportamenti sono essenziali per tutti i credenti e certamente importanti per la
pace nel mondo. Grazie e che Dio vi benedica.