2010-10-15 16:14:45

INTERVENTO DELL’INVITATO SPECIALE AL SINODO, L'AYATOLLAH SEYED MOSTAFA MOHAGHEGH AHMADABADI


Alle ore 18.30 il Presidente Delegato, S. B. Ignace Youssif III YOUNAN, ha dato la parola all’Invitato Speciale, Sig. Muhammad AL-SAMMAK, Consigliere politico del Mufti della Repubblica (LIBANO) e successivamente all’Invitato Speciale, Ayatollah Seyed Mostafa MOHAGHEGH AHMADABADI, Professore della Facoltà di Diritto dell’Università “Shahid Beheshti” di Teheran e Membro dell’Accademia iraniana delle scienze (IRAN).
Riportiamo di seguito l'intervento integrale dell'Ayatollah MOHAGHEGH AHMADABADI:

Nel corso degli ultimi decenni, le religioni si sono trovate di fronte a nuove situazioni. L’aspetto più importante di questo fatto è la diffusa confusione dei loro discepoli nel contesto reale della vita sociale, come pure nelle arene nazionali e internazionali. Prima della Seconda Guerra Mondiale, e nonostante gli sviluppi tecnologici, i seguaci delle diverse religioni vivevano di solito all’interno dei propri confini nazionali. Non esisteva l’enorme problema dell’immigrazione né la vasta espansione della comunicazione che unisce gruppi sociali tanto differenti tra loro. Il mondo inoltre non era diventato quel “villaggio globale” che “lega” insieme tanti destini! Ma oggi siamo testimoni dei grandi cambiamenti occorsi dalla metà del secolo scorso e tale trasformazione prosegue a un ritmo incredibile. Ciò non ha avuto soltanto un effetto qualitativo sui rapporti tra le religioni, ma ha altresì condizionato i rapporti tra i diversi segmenti delle religioni e perfino tra i loro seguaci. È indubbio che nessuna religione può rimanere indifferente di fronte a questa situazione di rapidi cambiamenti.Al termine del secondo millennio, il multi-culturalismo all’interno delle società è stato ovunque più o meno accettato. Fino ad allora la comprensione di una società multi-culturale era ben diversa da quella che sperimentiamo oggi. Una cultura appena entrata a far parte di una società poteva essere accolta soltanto come “la nuova Cultura” e non sulla base del proprio merito e pregio. Oggi invece sono sempre di meno le società e i gruppi che difendono una società culturale monolitica. L’esperienza dei Balcani ha dimostrato che il dominio culturale ed etnico di un gruppo rispetto agli altri non può essere difeso quando non tiene conto di altri gruppi esistenti all’interno della propria società. Questa è un’importante necessità reale e non un’isolata percezione intellettuale.
Nelle società in cui sono esistiti diversi gruppi etnici con le proprie lingue e religioni, per il bene della stabilità sociale e della sanità etnica, occorre che ognuno rispetti la loro presenza e i loro diritti. La concordanza di interessi e il benessere sociale a livello nazionale e internazionale sono tali che nessun gruppo o paese può essere trascurato. E questa è la realtà del nostro tempo. Come abbiamo detto, il rispetto reciproco tra le religioni rispecchia questo nuovo status raggiunto e in futuro occorrerà necessariamente prendere in considerazione queste nuove condizioni. Tutti condivideranno il destino gli uni degli altri. Oggi questa idea è condivisa da molti opinionisti e gradualmente un numero sempre maggiore di persone prenderà confidenza con questa realtà. Un requisito fondamentale di questo modo di pensare è quello di mettere da parte il nostro punto di vista classico, formale e condizionato su altre religioni e culture per poter avere una visione più obiettiva. Dobbiamo guardare alle altre culture con comprensione, rispetto e simpatia.
Allo stesso tempo è innegabile che esistano ancora punti di vista prevenuti e reazionari, che derivano da modi di pensare pieni di pregiudizi storici, espansionisti e che tendono alla supremazia politica e culturale. Ritengo tuttavia che alla lunga questo modo di pensare discriminatorio e sciovinistico diminuirà fino a scomparire.
Oltre a queste trasformazioni, hanno avuto luogo altri cambiamenti culturali e intellettuali, anche se soprattutto nell’ambito del mondo occidentale e industrializzato. Ciò ha generato una sorta di riserva mentale e di dubbi, perfino su quelle istanze che precedentemente sembravano “inevitabili”. Adesso sembra diffondersi un desiderio e un interesse crescente di scoprire gli “altri”, altre culture e modi di vivere, altre filosofie e religioni. Tale desiderio, lungi dall’essere una curiosità, è piuttosto una necessità interiore e spirituale. Ciò avviene più frequentemente fra i giovani e i pensatori di queste società. Il fatto rilevante è che questo movimento condizionerà certamente la comprensione spirituale delle religioni di ciascuno. Va notato tuttavia che la tendenza più diffusa oggi è l’attenzione riservata alle fedi asiatiche e alle nuove sette religiose generate da società industrializzate con fondamenti soprattutto spirituali. Questi gruppi si arricchiscono quotidianamente di nuovi seguaci.
Non dobbiamo forse considerare inoltre quale sia la situazione ideale per i credenti e i seguaci? Qual è la migliore condizione raggiunta? Sembra che il mondo ideale sia uno stato in cui i credenti di ogni religione, liberamente e senza preoccupazioni, timori o obblighi, possano vivere secondo i principi fondamentali e le usanze dei propri costumi e tradizioni. Tale diritto universalmente riconosciuto dovrebbe essere messo effettivamente in pratica dagli stati e dalle comunità.
Inoltre i credenti di ogni fede dovrebbero avere il diritto di interpretazione della propria religione, nella misura in cui tale interpretazione sia fondata sullo spirito scientifico e fondamentale di quella religione. La verità è che quei credenti hanno una migliore percezione e diritto di interpretazione della propria fede di chiunque altro. È inutile osservare che naturalmente ogni fede deve avere la propria esegesi aggiornata, senza la quale il compito sarebbe difficile. A nessuno è consentito dare un’interpretazione per conto di altri e decidere per loro conto. Ogni fede ha la propria logica e il proprio metodo fondati sulle sue esigenze e sul proprio tempo. Ogni adattamento e conformità al di fuori di questo contesto che non venga riconosciuto dai fedeli, non ha legittimità, quindi non sarà né efficace né duraturo.
È bene per l’essenza di ogni religione e dei suoi fedeli che i discepoli di ciascuna fede possano esercitare i propri diritti senza vergogna e paura e vivere in conformità al proprio retaggio storico e alla propria cultura. La stabilità del mondo dipende dalla stabilità dell’esistenza di gruppi e società piccoli e grandi.
Questa stabilità può essere raggiunta soltanto quando tutti possono vivere senza timore e senza minacce da parte degli altri. È questo l’elemento più importante per raggiungere la stabilità e la pace etica e sociale. È nostro dovere promuovere queste condizioni.
Il rapporto fra l’Islam e il Cristianesimo, basato sulle ispirazioni e le proposizioni del sacro Corano, dacché l’Islam si è stabilito in Arabia Saudita, si è fondato sull’amicizia, il rispetto e la comprensione reciproca. Nel sacro Corano Gesù viene definito come la “Parola di Dio” e credere in lui è stato stabilito come base per i credenti, al punto che ogni dubbio riguardo alla sua guida è stato denunciato. “.. troverai che i più prossimi all'amore per i credenti sono coloro che dicono: « In verità siamo nazareni», perché tra loro ci sono uomini dediti allo studio e monaci che non hanno alcuna superbia.” Mâ ida Sura, cap. 82.
“... Quando gli angeli dissero: " O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui proveniente : il suo nome è il Messia , Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo...” Al - ‘Imrân Sura, cap. 45.
È un peccato che in alcuni periodi nei passati 1400 anni, talvolta a motivo di considerazioni politiche, questi rapporti abbiano vissuto momenti bui. Ma non bisogna incolpare né l’Islam né il Cristianesimo di azioni illegittime di alcuni individui o gruppi. Secondo gli insegnamenti del Corano, in molti paesi islamici, soprattutto in Iran, come è stato anche stabilito per legge, i cristiani vivono fianco a fianco in pace con i loro fratelli musulmani. Essi godono di tutti i diritti legali come ogni altro cittadino ed esercitano liberamente le proprie pratiche religiose. Per concludere, vorrei cogliere questa occasione per esprimere la mia gratitudine al Santo Padre, Papa Benedetto XVI per le sue osservazioni provvidenziali e vitali nei suoi discorsi a Gerusalemme e ad Istambul sull’importanza di un rapporto continuo, salutare e amichevole tra cristiani e musulmani. Questo approccio e questi comportamenti sono essenziali per tutti i credenti e certamente importanti per la pace nel mondo.
Grazie e che Dio vi benedica.

[00017-01.06] [NNNNN] [Testo originale: inglese]







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