2010-10-15 15:31:56

Cristiana stuprata e uccisa in Pakistan: 16mila dollari ai genitori di Lubna per chiudere il caso


I genitori di Lubna Masih, la dodicenne cristiana stuprata e uccisa a Rawalpindi da un gruppo di musulmani, hanno accettato un risarcimento di un milione di rupie (circa 16mila dollari) per abbandonare il procedimento legale contro i responsabili del crimine. E’ quanto l’Agenzia Fides apprende dalla famiglia della ragazza, dove regnano lutto, tristezza e sconcerto. Dopo un “braccio di ferro” fra le organizzazioni cristiane – che invitavano i genitori a rifiutare qualsiasi proposta di accordo – e altri emissari e mediatori, fra i quali alcuni parlamentari, Saleem e Guddi Masih hanno ceduto accettando il contributo in denaro, che chiude il caso a livello legale. Saleem, padre di Lubna, ha detto: “Perdono gli uomini che hanno ucciso mia figlia. Cominceremo una nuova vita”. Karman, il fratello di Saleem, dice a Fides: “Sono sconvolti, ma la decisione spetta a loro”. Guddi, devastata dal dolore non riesce a pronunciare parole. “Life for All”, Ong di ispirazione cristiana che si è battuta per una denuncia, contro l’impunità e per sollevare la questione delle violenze sui cristiani, ha commentato amaramente: “Se nemmeno i genitori hanno la forza di difendere la memoria della figlia, nessuno può fare nulla”. A condurre in porto la trattativa è stata l’organizzazione “Ephlal Ministry” (“Servizio di giudizio”), specializzata in mediazioni civili e legali. L’organizzazione prenderà il 20% della somma pattuita. Determinanti sono risultate le condizione di povertà e disagio della famiglia Masih. Fonti di Fides ricordano che “la dinamica di comprare il silenzio delle vittime non è nuova e fa parte della sperequazione delle forze in campo: le famiglie cristiane sono spesso agli ultimi posti nella scala sociale e si trovano a confrontarsi con esponenti della ricca borghesia musulmana o con ricchi possidenti”. In seguito ai numerosi casi di violenze sulle ragazze cristiane, nel marzo scorso il presidente del Pakistan, Ali Zardari, aveva annunciato di istituire una “linea telefonica diretta” con il suo ufficio di presidenza, per segnalare i casi più gravi di violenze ai danni delle minoranze religiose. Zardari, in accordo con il ministro per le Minoranze religiose, Shahbaz Bhatti, aveva anche sollecitato l’istituzione di una commissione interreligiosa nazionale, per dialogare con il governo e affrontare le questioni più urgenti. La comunità cristiana aveva accolto con favore e sostenuto il progetto, ma attualmente nessuna di queste iniziative è stata ancora realizzata.







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