Cile. Dimessi dall'ospedale i primi minatori: "salvi perchè uniti quando non avevamo
niente"
I primi tre minatori cileni sono stati dimessi dall'ospedale di Copiapó dopo l’operazione
di salvataggio che si è conclusa ieri, dopo 70 giorni vissuti dai 33 uomini intrappolati
a oltre 600 metri di profondità nella miniera di San José. I tre hanno lasciato l'edificio
a bordo di un'auto governativa, inseguiti da una folla di fotografi. ''Sto bene, in
ottima salute'', ha detto Edison Pena uscendo dall'ospedale. ''Pensavo che non sarei
mai tornato. Grazie per aver creduto che eravamo vivi'', ha aggiunto. ''Non siamo
pop star, siamo solo gente comune'', ha poi detto allontanandosi dai giornalisti.
Il vicedirettore dell'ospedale, Jorge Montes, ha fatto sapere che tutti e 33 sono
stati sottoposti a esami medici accurati, e che quelli che risultano in buona salute
saranno dimessi al più presto. Tre minatori hanno subìto un intervento chirurgico
in anestesia totale per gravi problemi ai denti, mentre uno è stato in cura per una
polmonite. A due è stata diagnosticata una silicosi polmonare, malattia comune tra
i minatori, causata dall'inalazione della polvere sottoterra. A ricordare i quasi
due mesi di prigionia è stato anche un altro dei 33, l'ex calciatore Franklin Lobos:
''Per poter raccontare una cosa così bisogna viverla'', ha detto all'emittente radio
Adn. ''Non conoscevo molti degli altri colleghi della miniera. Ma abbiamo saputo rimanere
uniti, fatto fondamentale. Siamo stati uniti quando non avevamo niente, né cibo né
acqua potabile, quando avevamo solo un cucchiaio di tonno perché non c'era altro:
proprio questo è quel che ci ha mantenuto uniti. Credo che siamo riusciti a venir
fuori dalla miniera anche grazie a questa unione''. I vescovi cileni, in un messaggio,
hanno invitato tutti a ringraziare il Dio della vita per questo momento pasquale che
sta vivendo il Paese. “Questi 33 fratelli – affermano i presuli - con la loro testimonianza
di unità e di solidarietà, hanno unito tutti i cileni. La loro forza e speranza ci
invitano a lavorare insieme per salvare tanti fratelli che soffrono la povertà e l’emarginazione”
in Cile. I vescovi ringraziano, infine, “in modo particolare”, Benedetto XVI per la
“speciale vicinanza” da lui manifestata in questa vicenda. (S.C.)