Padre Farid Botros, parroco della comunità caldea della capitale siriana, esprime
la sua preoccupazione per un fenomeno che sta assumendo proporzioni prima sconosciute.
“Abbiamo circa quattromila famiglie di cristiani caldei fuggiti dall’Iraq, spesso
alcuni solo con i vestiti che avevano indosso, e minacciati di morte. La legge siriana
- riferisce l'agenzia AsiaNews - non permette loro di lavorare; molti svolgono qualche
attività di nascosto; e altri, in numero crescente, sono ridotti a prostituirsi”.
Padre Farid calcola in circa ventimila i cristiani che dall’Iraq sono attualmente
a Damasco, sostenuti in vario modo dalla Chiesa; anche se sottolinea che si cerca
di aiutare tutti i profughi, indipendentemente dalla loro fede. Assistenza medica,
alloggio (non esistono campi di accoglienza, i rifugiati vivono in case private) e
un aiuto materiale oltre all’assistenza spirituale sono i problemi prioritari. Nei
giorni scorsi a Londra anche il vescovo cattolico caldeo di Aleppo, in Siria, mons.
Antoine Audo, ha toccato il problema dei rifugiati cristiani ridotti anche a prostituirsi
per disperazione. "Questo è un grosso problema, e non sappiamo come affrontarlo,"
ha detto. "Ho chiesto alle Piccole sorelle di Gesù di aiutarci. Il motivo è la povertà,
e in Siria non ci sono né leggi né regolamenti per difenderli. E’ un problema nuovo
per noi il fenomeno così diffuso della prostituzione in una comunità cristiana". Il
vescovo e padre Farid parlano però anche dei mille catechisti cristiani iracheni che
si stanno preparando a Damasco e dei piani per aprire una nuova Scuola Superiore che
servirebbe sia gli iracheni che i siriani. La Siria inizialmente ha accolto con favore
1,2 milioni di profughi, 60mila dei quali cristiani. Ora i confini sono molto meno
penetrabili, per il timore di infiltrazioni terroristiche. Padre Farid accenna anche
al fenomeno della crescente presenza di donne velate nelle strade e nei luoghi di
lavoro. “E’ un fenomeno in sicura crescita, - dice – anche se in Siria non avvertiamo
per ora nessuna pressione sociale intorno alle comunità cristiane”. (R.P.)