La civiltà degli aborigeni australiani in Vaticano: mostra al Museo Missionario Etnologico
Il Museo Missionario Etnologico, con la mostra "Rituals of Life", inaugura venerdì
15 ottobre un nuovo spazio espositivo dedicato ad una delle più antiche culture del
mondo, quella degli aborigeni australiani. Dopo la cerimonia di apertura, a dare il
via all’iniziativa sarà uno spettacolo di danzatori e musicisti aborigeni, alle 20.30,
presso le Terrazze della Pinacoteca. Il Museo Missionario Etnologico, fondato da Pio
XI nel 1926, è uno dei settori meno conosciuti dei Musei Vaticani ma raccoglie decine
di migliaia di opere e oggetti preziosissimi provenienti da tutto il mondo e dalle
culture di ogni epoca all’insegna del dialogo tra le religioni e le civiltà. Al direttore
del Museo, padre Nicola Mapelli, Sergio Centofanti ha chiesto di illustrarci
l’evento:
R. - Nel
1925, Papa Pio XI ha voluto una grande esposizione missionaria e ha chiesto a tutti
i popoli del mondo di mandare oggetti rappresentativi della loro realtà culturale
e artistica e dall’Australia sono arrivati circa 300 oggetti ed opere d’arte. Di questi
300 oggetti ed opere d’arte, circa 100 sono in mostra e si tratta di utensili legati
alla vita quotidiana degli aborigeni australiani e di opere d’arte che esprimono il
loro mondo spirituale ed artistico. Sono opere veramente molto importanti e molto
preziose. Abbiamo, per esempio, una collezione di 13 dipinti su pietra che vengono
chiamati il “Ciclo del Canto Wandjina”, che sono le più antiche rappresentazioni portatili
fatte dagli aborigeni australiani. Fino ad allora gli aborigeni australiani dipingevano
sulle pareti delle rocce; a partire poi dagli inizi del Novecento hanno iniziato a
fare delle pitture su rocce portatili, di piccole dimensioni, e noi abbiamo le prime
13 fatte al mondo. Questa esposizione dedicata alla cultura e alla spiritualità degli
aborigeni australiani è accompagnata anche da una mostra in un’altra parte della sala,
di oggetti ed opere d’arte provenienti da altre regioni dell’Oceania. Abbiamo uno
dei più grandi ed antichi copricapo in piume, alto circa tre metri, che viene dalla
Papua Nuova Guinea; abbiamo molto oggetti e statue che vengono dall’Isola di Pasqua
e dalle Isole Marchesi ed altre bellissime sculture che vengono dalla Polinesia Francese.
D.
- Quale messaggio volete lanciare con questa iniziativa?
R. - Il messaggio
importante che vogliamo comunicare è quello di riconnettersi con le comunità di origine,
con le comunità che hanno prodotto queste opere d’arte, perché quello che noi vogliamo
non è creare un museo di oggetti morti che rimangono in una vetrina, pieni di polvere
Quello che per noi è importante è che questi oggetti rappresentino e raccontino la
storia di persone dietro questi oggetti. E’ per questo motivo che quest’anno sono
stato presso queste comunità di origine in Australia, proprio per ritrovare i discendenti
degli artisti che decenni fa hanno dipinto queste opere o prodotto questi oggetti.
Sono stato con loro, accompagnato da rappresentanti del National Museum of Australia,
e con loro abbiamo visitato queste comunità nei deserti e abbiamo ritrovato i discendenti
- figli e nipoti - di questi artisti. E’ stato un momento molto emozionante soprattutto
per queste persone, perché per loro è un grande onore sapere che le loro opere d’arte
si trovano nello stesso museo che espone le opere di Michelangelo, nello stesso museo
in cui si trova la Cappella Sistina. Il Museo Missionario Etnologico è a pochi passi,
a pochi metri dalla Cappella Sistina e, per loro, sapere che le loro opere d’arte,
che provengono da questi remoti deserti dell’Australia, si trovano nel cuore della
cristianità è un momento, un qualcosa che genera un grande orgoglio.
D.
- Il Museo Missionario Etnologico è il museo del Vaticano, forse, meno conosciuto,
ma di grande attualità proprio perché ci parla di dialogo tra culture, civiltà e religioni…
R.
- Esatto. Quello che per noi è importante, attraverso questo Museo, è comunicare un
messaggio di tolleranza, di concordia ed armonia fra i popoli, le culture, le religioni
e le varie forme artistiche ed espressioni di spiritualità dell’umanità. Abbiamo più
di 80 mila oggetti ed opere d’arte che vengono dalle più disparate religioni, dal
mondo orientale e dal mondo dell’Islam; vengono dall’America, dall’Asia, dall’Africa
e dall’Oceania, e ci raccontano il cammino della storia dell’umanità, partendo dalla
preistoria fino ai nostri giorni: abbiamo manufatti che vengono dalla lontana preistoria,
abbiamo opere che vengono dalle foreste più dimenticate, abbiamo oggetti che vengono
da deserti. Abbiamo veramente una grande espressione dell’umanità in tutte le sue
forme. Trovarle in un unico luogo, penso sia proprio un segnale bello e forte del
fatto che la Chiesa valorizza tutte queste culture ed è importante portare avanti
questo dialogo e questo senso di amicizia e di collaborazione per cercare di costruire
un futuro comune.