Intervento di Mons. Paul HINDER, Vescovo titolare di Macon, Vicario Apostolico di
Arabia (EMIRATI ARABI UNITI)
I due vicariati della Penisola arabica, comprendenti Kuwait, Bahrein, Quatar, Emirati
Arabi Uniti, Oman, Yemen e Arabia Saudita, non hanno cristiani nativi. I 3 milioni
di cattolici su una popolazione di 65 milioni di abitanti sono tutti lavoratori migranti
provenienti da un centinaio di Nazioni, per la maggior parte dalle Filippine e dall’India.
Circa l’80% sono di rito latino, gli altri appartengono alle Chiese Cattoliche Orientali.
Entrambi i vicari apostolici sono di rito latino; l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini
ha lo ius commissionis per il territorio; i due terzi degli 80 sacerdoti sono
Frati Cappuccini di India, Filippine, Europa e America, appartenenti a differenti
riti. La speciale situazione nei Vicariati del Golfo: 1. Presenza cattolica
nei Paesi arabi con l’islam come religione di stato: leggi severe sull’immigrazione
(restrizione del numero dei sacerdoti) e sistema di sicurezza. Diritti individuali
e assistenza sociale molto limitati. Nessuna libertà di religione (nessun musulmano
può convertirsi, ma i cristiani sono benvenuti nell’islam), limitata libertà di culto
in luoghi designati, concessi da governanti benevoli (eccetto in Arabia Saudita).
Troppo poche chiese, affluenza molto elevata, in una sola parrocchia fino a 25.000
fedeli il venerdì con 10 o più messe. La distanza dalla chiesa, il lavoro, le leggi
che regolano i campi, rendono la partecipazione impossibile per molti. La Chiesa cattolica
è rispettosa della legge e ha la fiducia del governo. 2. Unità della Chiesa cattolica
nella diversità dei riti e delle nazionalità. La Chiesa deve adattare le sue strutture
e l’attività pastorale ai limiti imposti dalle circostanze esterne. Il Rescritto ex
audientia approvato da Papa Giovanni Paolo II nel 2003 e confermato da Papa Benedetto
XVI nel 2006 conferisce la giurisdizione su tutti i fedeli di qualsiasi Chiesa, rito
o nazionalità, ai due Ordinari sotto la cui unica giurisdizione lavorano tutti i sacerdoti
dei vicariati. Gli Ordinari hanno l’obbligo che i fedeli delle altre Chiese sui
iuris possano praticare e osservare le norme del loro rito, cosa che essi fanno
nel modo migliore. Il Rescritto ha aiutato a mantenere e promuovere l’unità, a evitare
la frammentazione e a fornire a tutti i fedeli cattolici il miglior ministero pastorale
possibile. Tutti i sacerdoti devono prestare servizio a tutti i fedeli, assistiti
dalle migliaia di volontari laici nella catechesi, nel ministero fra i giovani e le
famiglie, nell’apostolato negli ospedali e nelle prigioni e nel lavoro sociale. Per
mezzo di relazioni fraterne fra i due Vicari Apostolici e i capi delle Chiese orientali
sui iuris si rafforzerà la comunione e si concluderanno accordi di collaborazione
nel rispetto della situazione particolare allo scopo di rendere più vivace la testimonianza
della Chiesa nel Golfo, che è una Chiesa esclusivamente pellegrina e migrante.