Il tema delle risorse africane al centro del “Workshop: media and Africa”
“Dio fai che nel nostro Paese non si trovi il petrolio”. Questa frase riportata da
un giornalista africano durante il “Workshop: media and Africa” riassume bene quella
che è la percezione delle popolazioni africane sul cattivo sfruttamento delle risorse
materiali del loro continente, che da benedizione diventano una maledizione, anche
per i gravi danni ambientali provocati dalle attività estrattive. Il tema della competizione
tra le potenze mondiali per l’accaparramento delle risorse africane e l’impatto di
questa nuova “corsa all’Africa” sullo sviluppo del continente sono stati al centro
del Workshop, promosso dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi)
e dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Al seminario, tenutosi ieri a Roma,
hanno partecipato diversi giornalisti ed esperti di questioni africane. Dal dibattito
- riferisce l'agenzia Fides - è emerso che, grazie al fatto che i tradizionali partner
occidentali dell’Africa si trovano di fronte alla concorrenza crescente di altre potenze
(dalla Cina all’India, dalla Russia al Brasile), i Paesi africani possono negoziare
contratti più vantaggiosi per cedere le proprie risorse naturali. Rimane però il problema
della corruzione delle elite dirigenti africane che inficia la possibilità di utilizzare
le “royalties” delle concessioni minerarie per migliorare le condizioni della popolazione
e diversificare le economie africane, ancora troppo dipendenti dalle monocolture e
dal solo settore estrattivo. In diversi Paesi africani sta comunque emergendo una
società civile che chiede conto ai propri dirigenti dell’utilizzazione delle risorse
finanziarie derivanti dallo sfruttamento dei minerali e del petrolio. Tra le voci
più attive in questo campo vi è quella di diverse Conferenze episcopali e di singoli
vescovi, come mons. Michele Russo, vescovo di Doba, in Ciad, che dall’agenzia Fides
aveva lanciato un appello affinché le risorse africane siano utilizzate per migliorare
le condizioni di vita dei suoi abitanti. L’Africa, un continente in fermento, la cui
popolazione ha da poco superato il miliardo di abitanti, ha un potenziale economico
enorme, ancora non sfruttato. La maggior parte delle sue risorse naturali infatti
non sono state ancora intaccate. L’arrivo di nuovi partner economici potrebbe cambiare
questa situazione. Ma come è stato sottolineato nelle conclusione finali del seminario,
anche nell’ambito della collaborazione sud-sud, l’Africa rischia di rimanere il partner
minore, perché deve ancora colmare una serie di ritardi anche rispetto ai soci asiatici
e sudamericani. (R.P.)