Sinodo per il Medio Oriente: appello ai cristiani a non lasciare la Terra Santa
Lavori a porte chiuse, stamani, per il Sinodo dei Vescovi dedicato al Medio Oriente,
in corso in Vaticano sul tema della “comunione e testimonianza”. In programma, la
prima sessione dei Circoli Minori. La discussione generale riprenderà nel pomeriggio,
con l’atteso intervento del rabbino David Rosen, direttore del Dipartimento degli
affari interreligiosi del Comitato ebraico americano in Israele. Una delegazione di
Padri Sinodali, inoltre, si è recata in visita al Quirinale, per un incontro con il
presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napoletano. Ieri, intanto, al centro
dei lavori, la situazione dei cristiani in Terra Santa ed il ruolo fondamentale delle
famiglie nella dinamica missionaria. Il servizio di Isabella Piro:
Una Chiesa
del calvario, che soffre per le violenze e l’instabilità: così il Sinodo definisce
la comunità cristiana in Terra Santa, pari ad appena il 2% della popolazione. Forte,
allora, l’appello a non lasciare questo luogo solo ed isolato, a non trasformarlo
in un museo a cielo aperto, perché i cristiani sono indispensabili ed hanno la grande
responsabilità di perpetuare il messaggio di pace e di riconciliazione. Essere minoranza,
sottolineano i Padri Sinodali, sprona ad essere più propositivi: la Chiesa in Terra
Santa sia, allora, più estroversa ed ospitale perché abitare questi luoghi è la sua
vocazione.
Lo sguardo del Sinodo torna poi all’Iraq, la cui situazione
viene definita allarmante e paragonata a quella vissuta dalla Turchia durante la Prima
guerra mondiale. In quest’ottica, i vescovi del Medio Oriente chiedono, a gran voce,
il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, della sua libertà e dignità. Un rispetto
che passa anche per l’eliminazione delle discriminazioni dai testi costituzionali
e legislativi e dai libri scolastici.
Ma nonostante i difficili momenti
storici vissuti in Medio Oriente, ribadisce il Sinodo, il sangue innocente dei martiri
e il loro eroismo esemplare hanno lasciato crescere un cristianesimo brillante ed
autentico. E qui si inserisce il grande tema della famiglia che ha un bisogno vitale
di essere rievangelizzata per vivere, insieme ai movimenti ecclesiali e alle nuove
comunità, la dinamica missionaria. Nei Paesi arabi, si è detto in Aula, sono molti
i nuclei familiari che vivono fortemente la fede cristiana, malgrado le enormi difficoltà
della vita quotidiana, serbando la speranza contro tutte le speranze. In questo contesto,
annunciata la costruzione di un centro internazionale di spiritualità familiare a
Nazaret.
Altro tema particolarmente sentito, quello dell’ecumenismo
e del dialogo interreligioso: denunciato, quindi, il pericolo del confessionalismo
e dell’attaccamento esagerato all’etnia, che trasformano le Chiese in ghetti e si
oppongono agli insegnamenti di Cristo. Auspicata la fiducia reciproca tra l’Occidente
ed il mondo musulmano per lavorare ad un Medio Oriente senza guerre.
Infine,
l’Aula sinodale lancia qualche suggerimento: redigere un “libro bianco” sulla situazione
demografica in Medio Oriente, attribuire la nazionalità ed il diritto di voto agli
emigrati, elaborare un catechismo unico per tutti i cattolici della regione e celebrare,
in tutte le Chiese del Medio Oriente, un “Anno Giovanneo”, in continuità con l’Anno
Paolino, svoltosi tra il 2008 ed il 2009, per commemorare il bimillenario della nascita
di San Paolo.