Prosegue l'operazione di salvataggio dei minatori in Cile: il Paese in festa
Un colpo di sirena ha salutato ognuno dei minatori che hanno cominciato a uscire dalle
viscere della terra all'alba di questa mattina ora italiana. Hanno trascorso 69 giorni
ad oltre 600 metri di profondità. Procede senza intoppi, a parte la sostituzione delle
gomme della capsula Fenix, l’operazione San Lorenzo per riportare in superficie tutti
e 33 i minatori bloccati nella miniera di San José dal 5 agosto. L’operazione di salvataggio
era slittata di alcune ore rispetto alle previsioni tenendo tutti con il fiato sospeso.
Dopo alcuni test sulla capsula vuota, alla 23:38 ora locale è sceso il primo volontario
impegnato nell’assistenza ai minatori. La gioia per la risalita dei minatori è stata
esplosiva al "Campamento Esperanza" dove sono riunite le famiglie dei minatori assediate
dai cronisti e dalle troupe televisive di tutto il mondo. E il Cile è in festa: a
Santiago la gente festeggia per le strade, cosi come i cileni a Washington si sono
raccolti davanti alla loro ambasciata per seguire su un maxi-schermo le fasi del salvataggio
con un tifo da stadio. Ad assistere all’emersione dei primi minatori c’era Barbara
Schiavulli che ci racconta la sua esperienza. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
R. – L’emozione
è stata tantissima, soprattutto quando è arrivato il primo minatore. Ha incontrato
la moglie e il bambino: è stata un’emozione grande … anche per il presidente cileno
che è arrivato per l'occasione. Tra l’altro, arriverà in giornata anche il presidente
boliviano che accoglie l’unico straniero del gruppo. Ci è stato detto che continueranno
ancora per tutto domani e forse anche parte di dopodomani.
D. – Perché
ci vuole tanto tempo per ogni minatore?
R. – In realtà, sta andando
molto più velocemente di quanto sia stato previsto dalle autorità cilene. La capsula
ha bisogno di un quarto d’ora per scendere nelle viscere della terra, e parliamo di
622 metri prima che tocchi la piattaforma dove la aspettano con ansia i minatori.
Altro quarto d’ora per salire su e nel frattempo i minatori devono vestirsi, mettere
questa tuta speciale e soprattutto gli occhiali scuri perché anche se escono di notte
tutta la zona è illuminata a giorno. Non sono abituati alla luce da più di due mesi
e quindi dovranno portare gli occhiali anche nei prossimi giorni. Il viaggio è lungo
però continua, ovviamente con il primo incontro con i familiari, poi con il presidente;
subito una breve visita e poi di corsa in elicottero in ospedale dove resteranno un
paio di giorni mentre i familiari, gli amici, la gente di Copiapó che è la cittadina
dove vivono i minatori, stanno preparando una grandissima festa.
D.
– Cosa è successo esattamente quando è uscito il primo minatore?
R.
– E' stato in assoluto il momento più emozionante, come se fosse per il primo momento
finito un incubo durato così tanti giorni; sia per i minatori, ma anche per i familiari.
I primi 17 giorni, tra l’altro, i familiari non sapevano neanche se queste persone
erano vive o morte. Quindi hanno trascorso tutto questo periodo vivendo intorno alla
miniera, vivendo nelle tende – donne, uomini e bambini – aspettando questo momento.
Quindi c’era un’alta densità di emozioni. Come prima cosa, urla di gioia, applausi
… ma questo è accaduto anche tra noi giornalisti che stavamo lì! Molte lacrime sono
corse, ma soprattutto è stato emozionante il momento in cui il primo minatore ha abbracciato
il suo bambino che piangeva già aspettandolo, e poi, quando l’ha visto uscire dalla
capsula era emozionatissimo… E’ veramente impressionante la capsula perché è molto
stretta e piccola.