Intervento di P. José RODRÍGUEZ CARBALLO, Ministro Generale dell'Ordine Francescano
dei Frati Minori (ITALIA)
Nell’anno 1218 san Francesco d'Assisi partì per l’Oriente. A Damietta si incontra
con il Sultano Malek al Kamil. In clima di crociata il Poverello non parte con le
armi, né mosso dal desiderio di conquista, bensì con la ferma volontà di incontrarsi
con l'altro, il diverso e, in quel contesto, con il nemico. Non va contro
nessuno, ma in mezzo a, inter (cf. 1 Regola 16,5). È la pedagogia
della "non violenza" e del dialogo. Da allora i francescani siamo presenti ininterrottamente
(cf. Paolo VI) nella Terra Santa, come Custodi dei Luoghi Santi, a nome della Chiesa
Cattolica, e "pietre vive", nelle scuole, parrocchie e attraverso le numerose opere
sociali, al servizio di tutti senza distinzione di credo. È il piccolo/grande miracolo
di quel gesto profetico di Francesco a Damietta, e della pedagogia della non violenza
e del "dialogo della vita" . Il dialogo fatto incontro non ha alternativa possibile
nelle relazioni con le altre comunità Cristiane - dialogo ecumenico; non ha alternativa
nelle relazioni con il Giudaismo e l'Islam dialogo interreligioso - che passa attraverso
il riconoscimento dei beni spirituali e morali che esistono in queste religioni (cfr.
NA 2) ma, secondo la metodologia proposta da san Francesco nella sua Regola,
passa anche per la confessione della propria fede con la vita in ogni momento, senza
sincretismi né relativismi, con umiltà e senza promuovere dispute, e, quando piace
al Signore, anche con la parola (cf. 1 Regola 16, 6 - 7). Il dialogo e la "via
della non violenza" non ha alternativa neppure in relazione con tutto il processo
di pace della regione. Di fronte al triste spettacolo di tanti conflitti in Terra
Santa e contro l'idea così diffusa che le religioni sono alla base di essi, noi cristiani
siamo chiamati a mostrare al mondo che le religioni, vissute in autenticità, sono
al servizio della comprensione tra diversi, al servizio della pace, e che forgiano
dei cuori riconciliati e riconciliatori. La riconciliazione nella regione del Medio
Oriente passa attraverso l'incontro delle religioni, e per noi cristiani passa attraverso
l'incontro/dialogo tra le distinte confessioni cristiane. "Senza comunione non c'è
testimonianza" (Benedetto XVI). Nel contesto della nuova evangelizzazione faccio quattro
proposte: - Si elabori un catechismo unico per tutti i cattolici del Medio Oriente. -
Si prendano iniziative concrete per una formazione adeguata alle esigenze della nuova
evangelizzazione, e della situazione particolare del Medio Oriente, di tutti gli agenti
di pastorale: sacerdoti, religiosi e laici. - In continuità con l’anno paolino,
si celebri un anno giovanneo in tutte le Chiese del Medio Oriente, se possibile con
i fratelli delle Chiese non cattoliche. - Si potenzino gli studi biblici, specialmente
attraverso i tre Istituti Biblici già presenti a Gerusalemme: la facoltà di Scienze
Bibliche e di Archeologia dei francescani, l'Ecole Biblique dei domenicani, e l'Istituto
biblico, dei Gesuiti. Inoltre, mi auguro che, davanti alla costante diminuzione
dei Cristiani in Terra Santa, esca da questo Sinodo una parola di conforto per le
comunità cristiane e particolarmente cattoliche che vivono in quelle terre. Sia il
Sinodo un'occasione propizia per potenziare con forza il dialogo ecumenico ed interreligioso.
Salga, inoltre, un'intensa e fiduciosa preghiera per la pace in Medio Oriente e a
Gerusalemme, e una chiamata urgente a quanti hanno nelle loro mani il destino dei
popoli del Medio Oriente e, particolarmente della Terra Santa, perché ascoltino il
grido di tanti uomini e donne di buona volontà che gridano per la pace e per il rispetto
della giustizia.