2010-10-13 15:07:00

Intervento di P. José RODRÍGUEZ CARBALLO, Ministro Generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori (ITALIA)


Nell’anno 1218 san Francesco d'Assisi partì per l’Oriente. A Damietta si incontra con il Sultano Malek al Kamil. In clima di crociata il Poverello non parte con le armi, né mosso dal desiderio di conquista, bensì con la ferma volontà di incontrarsi con l'altro, il diverso e, in quel contesto, con il nemico. Non va contro nessuno, ma in mezzo a, inter (cf. 1 Regola 16,5). È la pedagogia della "non violenza" e del dialogo. Da allora i francescani siamo presenti ininterrottamente (cf. Paolo VI) nella Terra Santa, come Custodi dei Luoghi Santi, a nome della Chiesa Cattolica, e "pietre vive", nelle scuole, parrocchie e attraverso le numerose opere sociali, al servizio di tutti senza distinzione di credo. È il piccolo/grande miracolo di quel gesto profetico di Francesco a Damietta, e della pedagogia della non violenza e del "dialogo della vita" .
Il dialogo fatto incontro non ha alternativa possibile nelle relazioni con le altre comunità Cristiane - dialogo ecumenico; non ha alternativa nelle relazioni con il Giudaismo e l'Islam dialogo interreligioso - che passa attraverso il riconoscimento dei beni spirituali e morali che esistono in queste religioni (cfr. NA 2) ma, secondo la metodologia proposta da san Francesco nella sua Regola, passa anche per la confessione della propria fede con la vita in ogni momento, senza sincretismi né relativismi, con umiltà e senza promuovere dispute, e, quando piace al Signore, anche con la parola (cf. 1 Regola 16, 6 - 7). Il dialogo e la "via della non violenza" non ha alternativa neppure in relazione con tutto il processo di pace della regione.
Di fronte al triste spettacolo di tanti conflitti in Terra Santa e contro l'idea così diffusa che le religioni sono alla base di essi, noi cristiani siamo chiamati a mostrare al mondo che le religioni, vissute in autenticità, sono al servizio della comprensione tra diversi, al servizio della pace, e che forgiano dei cuori riconciliati e riconciliatori. La riconciliazione nella regione del Medio Oriente passa attraverso l'incontro delle religioni, e per noi cristiani passa attraverso l'incontro/dialogo tra le distinte confessioni cristiane. "Senza comunione non c'è testimonianza" (Benedetto XVI). Nel contesto della nuova evangelizzazione faccio quattro proposte:
- Si elabori un catechismo unico per tutti i cattolici del Medio Oriente.
- Si prendano iniziative concrete per una formazione adeguata alle esigenze della nuova evangelizzazione, e della situazione particolare del Medio Oriente, di tutti gli agenti di pastorale: sacerdoti, religiosi e laici.
- In continuità con l’anno paolino, si celebri un anno giovanneo in tutte le Chiese del Medio Oriente, se possibile con i fratelli delle Chiese non cattoliche.
- Si potenzino gli studi biblici, specialmente attraverso i tre Istituti Biblici già presenti a Gerusalemme: la facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia dei francescani, l'Ecole Biblique dei domenicani, e l'Istituto biblico, dei Gesuiti.
Inoltre, mi auguro che, davanti alla costante diminuzione dei Cristiani in Terra Santa, esca da questo Sinodo una parola di conforto per le comunità cristiane e particolarmente cattoliche che vivono in quelle terre. Sia il Sinodo un'occasione propizia per potenziare con forza il dialogo ecumenico ed interreligioso. Salga, inoltre, un'intensa e fiduciosa preghiera per la pace in Medio Oriente e a Gerusalemme, e una chiamata urgente a quanti hanno nelle loro mani il destino dei popoli del Medio Oriente e, particolarmente della Terra Santa, perché ascoltino il grido di tanti uomini e donne di buona volontà che gridano per la pace e per il rispetto della giustizia.

[00068-01.03] [IN045] [Testo originale: italiano]







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