2010-10-13 13:02:30

Intervento di Mons. Youssef BÉCHARA, Arcivescovo di Antélias dei Maroniti (LIBANO)


Il mio intervento fa riferimento ai numeri 25 e 39 dell’Instrumentum Laboris in cui si parla di laicità positiva. Successivamente al numero 109, si afferma che non c’è laicità nei paesi musulmani.
Dato che la stragrande maggioranza dei paesi del Medio Oriente sono musulmani e rifiutano quindi la laicità, sarebbe meglio utilizzare invece per il nostro Sinodo il termine cittadinanza o stato civico perché si tratta di un termine più accettato e che si riferisce alle stesse realtà. Inoltre è stato usato dalle autorità religiose e dagli scrittori musulmani in Libano e non solo.
Fra l’altro i Patriarchi Cattolici d’Oriente, nelle loro lettere pastorali, in particolare in quella che affronta i rapporti tra cristiani e musulmani, al n. 32, hanno largamente impiegato il termine cittadinanza.
Ma affinché la realtà della cittadinanza venga ammessa, generalizzata e integrata a livello delle costituzioni e soprattutto delle mentalità, occorre un duplice lavoro:
- a livello societario popolare, i mezzi di comunicazione sociale possono essere di grande aiuto poiché si tratta di radicare nelle masse i principi che la cittadinanza comporta, soprattutto l’uguaglianza di tutti e l’accettazione della diversità religiosa e culturale.
- a livello educativo, nelle scuole e nelle università, la cittadinanza può essere approfondita durante gli anni della formazione. Occorre un lavoro di risanamento dei programmi per eliminarne le discriminazioni.
Questo duplice lavoro è necessario se si vuol andare oltre le classi alte - per le quali la cittadinanza, il dialogo e anche la libertà sono ammesse - per raggiungere le masse che possono essere manipolate e abbandonarsi a ogni tipo di estremismo.

[00038-01.03] [IN016] [Testo originale: francese]







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