Intervento di Mons. Shlemon WARDUNI, Vescovo titolare di Anbar dei Caldei, Vescovo
di Curia di Babilonia dei Caldei (IRAQ)
Ringraziamo Sua Santità Papa Benedetto XVI, che ci ha invitato a questa assemblea,
che lavora con noi e ci accompagna al fine di conseguire risultati positivi e costruttivi. È
un passo felice, coraggioso e necessario che abbiamo fatto insieme per studiare i
difficili problemi che ci riguardano tutti e che non possiamo evitare, anche se l’abbiamo
compiuto troppo tardi e avremmo dovuto intraprenderlo molto tempo fa per la sua importanza
e per i gravi problemi che stiamo discutendo riguardo alla nostra esistenza o non-esistenza,
costruzione o distruzione, perseveranza o fallimento, impegno o indifferenza, progresso
o regresso, e ciò avviene quando guardiamo al passato, al presente e al futuro. Dobbiamo
creare solide fondamenta e risanare quelle distrutte e deboli se vogliamo rendere
testimonianza a Gesù Cristo e vivere il suo celeste impegno che ci ha dato come esistenza,
per rivitalizzare il nostro comportamento e realizzare la comunione tra noi. Nessuno
deve minare tale comunione: benefici di denominazione o egoistici non debbono permettersi
di indebolire la nostra comunione, anzi, noi dobbiamo viverla pienamente, altrimenti
le nostre divergenze la distruggeranno; dobbiamo fare appello e vivere l’amore reciproco
che ci porterà all’unità dalla quale trarremo forza. Cosa dobbiamo fare quindi? 1.
- L’amore è al di sopra di tutto: istituire un comitato per il Medio Oriente tra tutte
le Chiese del Concilio dei Patriarchi, che sia responsabile del dialogo tra le Chiese
cattoliche, del loro reale riavvicinamento, e che abbatta barriere per costruire rapporti
stretti, incoraggiare la reciprocità nei servizi e studiare i punti deboli delle Chiese
sorelle. 2 - Che diventino un cuore solo: istituire un comitato responsabile dell’ecumenismo
e dei rapporti con le Chiese sorelle ortodosse e le comunità protestanti e istituire
un comitato di dialogo tra le religioni in Medio Oriente, che organizzerà incontri
costruttivi tra le tre grandi religioni, come pure con le altre. Istituire un comitato
forte per la tutela degli oppressi e di quanti non hanno diritti, ed ergersi coraggiosamente
e audacemente contro i gruppi politici fanatici e partigiani. 3. - Dare importanza
alla testimonianza di fede nella vita e incoraggiare i nostri fedeli a impegnarsi
in campo politico, perché sono cittadini indigeni che hanno i loro diritti e i loro
doveri e devono quindi assumersi la responsabilità di orientare le istanze dello stato
secondo i principi dei diritti umani. Sensibilizzare le persone a difendere la libertà,
soprattutto la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di espressione;
qui facciamo riferimento soprattutto alla questione dei minori, che può generare problemi
nelle famiglie cristiane in quanto non vi è libertà riguardo a questo aspetto. 4.
- Dobbiamo promuovere la pace e la stabilità nei nostri paesi e proclamare tutti insieme
a gran voce: no alla guerra, sì alla pace; no alle armi di distruzione, sì al disarmo;
no al terrorismo, sì alla fratellanza universale; no alle divisioni, alle lotte e
al fanatismo, sì all’unità, alla tolleranza e al dialogo. Dobbiamo sottolineare con
forza il fatto che i cristiani del Medio Oriente sono cittadini a pieno titolo e hanno
quindi due privilegi, secondo gli statuti internazionali: il primo è il diritto alla
cittadinanza e il secondo è quello di affermare la propria presenza e di non essere
esclusi dalla costruzione dei paesi del Medio Oriente. 5. - Essere solleciti nei
confronti dei laici affinché ricoprano il ruolo che spetta loro nella Chiesa, istituendo
un comitato per le famiglie e i giovani. Tutto questo affidiamo alla protezione
di nostra Madre Maria, la Madre d’Oriente, che ha accompagnato la prima Chiesa e Lei,
che ha accompagnato la prima Chiesa, oggi accompagnerà noi.