2010-10-13 15:06:54

Intervento del Sig. Harés CHÉHAB, Segretario Generale del Comitato Nazionale per il Dialogo Islamico-Cristiano (LIBANO), Uditore


È paradossale osservare che questi cristiani, che sono parte costituente di questo Oriente da molto tempo prima dell’Islam, attualmente si trovano davanti al terribile dilemma di scegliere tra la scomparsa e l’isolamento, che porrebbe fine al loro ruolo storico e alla loro missione.
La gravità del problema è diventata sempre più grande fino ad assumere tutta la sua ampiezza nel corso degli ultimi decenni, che hanno visto la nostra regione svuotarsi lentamente dei suoi cristiani, che tuttavia tanto hanno contribuito a formare la sua civiltà e che sono sempre stati pionieri nella lotta per la sua libertà e il suo accesso alla modernità. Questo esodo non può in nessun modo essere attribuito a motivi di ordine puramente economico, altrimenti si sarebbe spopolata l’intera regione, ed è evidente che la discriminazione, la persecuzione in alcuni luoghi, la paura in altri, la mancanza di libertà, la disparità di diritti sono alla base di questo movimento.
Ogni domanda relativa al futuro dei cristiani nella nostra regione ci porta a dedicarci a molte altre questioni ad essa intimamente legate, a cominciare dal dialogo interreligioso, a che punto è e quali sono i suoi orizzonti, che ne è del rapporto tra religione e Stato, o in altri termini tra ciò che è spirituale e ciò che è temporale, la laicità, la libertà, l’estremismo, il fondamentalismo, il terrorismo, tutti argomenti che vengono spesso ripresi dai media.
Purtroppo, i colloqui e molte conferenze che trattano del dialogo islamico-cristiano, dal cui successo dipende in gran parte il mantenimento della presenza attiva cristiana nella nostra regione, non concedono lo spazio importante che tali argomenti meritano, accontentandosi di porre l’accento sui punti di convergenza, certamente utili, ma nascondere i problemi o, nella migliore delle ipotesi, affrontarli in modo timido, non ha fatto progredire molto la nostra causa, anzi. I risultati ottenuti continuano a essere fragili e svaniscono davanti al il primo vero ostacolo. Ed è così che si allarga sempre di più il divario tra le tavole di incontri sul dialogo e il vissuto quotidiano, ed è qui che la letteratura utilizzata e la convergenza su alcuni punti non trovano la via di un’applicazione pratica.
Perciò d’ora in poi questo stile dovrebbe lasciare il posto a un’altra forma, dalla quale sarà bandito il linguaggio compiacente per incentrarsi soprattutto sulla verità, per quanto dura possa essere, ma con amore e sincerità, preoccupandosi di sensibilizzare i musulmani affinché prendano coscienza della realtà dei nostri problemi, e ciò, nel mutuo interesse di tutte le parti e della nostra regione.
Bisognerebbe intensificare la celebrazione di congressi e di riunioni, per portare i partecipanti ad affrontare queste questioni spinose. Fino ad oggi, e perfino nei documenti preparati dagli esperti musulmani in vista del Sinodo, le osservazioni non vanno oltre il quadro classico e tradizionale, perché semplice, in una società in rapido cambiamento e i cui relativi problemi di natura multiculturale e multireligiosa sono tanto complessi. Inoltre, far risalire un problema cronico, vecchio ormai di diverse centinaia di anni e quindi molto precedente l’inizio del conflitto tra israeliani e arabi, all’appoggio che l’Occidente dà a Israele, e confondendo i cristiani con l’Occidente, deriva dalla volontà di nascondere le vere cause del problema.
Ma parallelamente vi è una crescente azione da parte di molti musulmani che, fedeli alla loro fede e alla loro religione, non cessano di proclamare che essa rifiuta e vieta simili modi di agire. Allo stesso tempo, al livello di alcuni Stati, constatiamo una tolleranza che certamente non ha ancora raggiunto il livello auspicato, ma che lascia comunque una nota di speranza per il futuro.
Ad ogni modo, in Libano siamo determinati, cristiani e musulmani, ad andare avanti, a consolidare la nostra vita comune e ad affrontare insieme le minacce rappresentate dalle correnti estremiste, dal fanatismo, dall’integralismo, che negano il diritto alla differenza, consapevoli delle difficoltà ma decisi a riuscire a trasmettere il nostro messaggio di vita comune.

[00079-01.06] [UD001] [Testo originale: francese]







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