2010-10-13 10:24:41

Intervento del Card. Angelo SODANO, Decano del Collegio Cardinalizio (CITTÀ DEL VATICANO)


Una prima esigenza
Volgendo ora lo sguardo all'attuale Assemblea, vorrei subito dire che concordo pienamente con quanto è scritto nel nostro "Instrumentum laboris" e cioè che la comunione ecclesiale è la prima esigenza che i cristiani devono sentire nell' attuale complessa realtà del Medio Oriente. Tale unità è poi anche la prima testimonianza che Pastori e fedeli possono fornire alla società in cui vivono, ci si trovi a Cipro o in Kuwait, in Turchia o in Egitto, in una società ove la presenza cristiana è minima come in alcuni Paesi della Penisola Arabica o è molto importante come in Libano.
Le dure prove del momento possono anzi diventare uno stimolo a maggiore coesione fra le varie comunità cristiane, superando anche il confessionalismo in ciò che ha di angusto e limitato. I cristiani, infatti, sono prima di tutto membri dello stesso Corpo Mistico di Cristo. Prima delle differenze di lingua, di nazione, di appartenenze a riti diversi, c'è, infatti, l'appartenenza all'unica Chiesa di Cristo e quindi c'è il dovere d'una stretta collaborazione e di uno stile di vita caritatevole e fraterno.
Già di fronte al diffondersi del Cristianesimo in Medio Oriente, l'anonimo autore della lettera a Diogneto descriveva l'identità dei cristiani come "coloro che non si differenziano dagli altri uomini né per territorio né per lingua o abiti ... che non parlano un linguaggio inusitato ... mostrano il carattere mirabile e straordinario del loro sistema di vita" (Lettera a Diogneto, n. 5).
Ricordo che sull'argomento dell'unità dei cristiani e della loro solidale apertura verso gli altri insistette molto il compianto Papa Giovanni Paolo II nel Sinodo per il Libano, nel 1995. Egli poi dedicò a tale riguardo alcune direttive importanti nell'Esortazione Apostolica post-sinodale del 1997, ricordandoci che tutte le diverse comunità cristiane formano un'unica e medesima Chiesa cattolica unita intorno al Successore di Pietro e votata al servizio dell 'umanità (Esortazione post-sinodale "Une espérance nouvelle" n. 8).

L'unità ecclesiale
Talora le discussioni nelle nostre comunità nascono anche da diversi atteggiamenti pastorali, fra l'uno che preferisce privilegiare la custodia dell' eredità del passato e l'altro che richiama maggiormente alla necessità del rinnovamento. Sappiamo però che, alla fine, occorrerà sempre tener presente il criterio datoci da Gesù, il criterio del "nova et vetera" (Mt 13,52), e cioè del nuovo e del vecchio da estrarre dal tesoro della Chiesa.
Lo ricordava pure recentemente il nostro amato Santo Padre Benedetto XVI, parlando ad un gruppo di Vescovi di recente nomina, dicendo loro: " Il concetto di custodire non vuole dire soltanto conservare ciò che è stato stabilito - benché tale elemento non debba mai mancare, - ma richiede nella sua essenza anche l'aspetto dinamico, cioè una concreta tendenza al perfezionamento, in piena armonia e continuo adeguamento delle esigenze nuove sorte dallo sviluppo e del progresso di quell 'organismo vivente che è la comunità" (L'Osservatore Romano, 13-14 settembre 2010).
Ovviamente, l'unità fra Pastori e fedeli in Medio Oriente comporta poi una stretta unità con la Chiesa di Roma, ove la Provvidenza ha guidato l'Apostolo Pietro a porre la sua sede. Al riguardo chi non ricorda quanto scriveva alla Chiesa di Roma il grande Vescovo di Antiochia, S. Ignazio?
Si tratta di un'unione affettiva che deve poi portare ad un'unione effettiva con la Santa Sede, attraverso i numerosi canali oggi esistenti. Al riguardo vorrei pure ricordare l'opportunità di una stretta unione con i Rappresentanti Pontifici esistenti nei Paesi del Medio Oriente. Sono otto benemeriti Inviati del Papa che a Gerusalemme ed a Beirut, a Damasco e ad Ankara, a Bagdad ed a Teheran, al Cairo ed a Safat in Kuwait intendono collaborare con i Pastori locali in quest'ora difficile della loro missione.

La nostra speranza
In conclusione, dovremo lavorare tutti insieme per preparare un'alba nuova per il Medio Oriente, usando i talenti che Dio ci ha dato. Certo, è urgente favorire la soluzione del tragico conflitto israelo-palestinese. Certo, è urgente operare perché terminino le correnti aggressive dell 'Islam. Certo dovremo sempre chiedere rispetto per la libertà religiosa di tutti i credenti.
È una missione difficile quella che voi, venerati Pastori della Chiesa in Medio Oriente, dovete svolgere in un momento storico così drammatico. Sappiate però che non siete soli nella vostra sollecitudine quotidiana per preparare un avvenire migliore alle loro comunità.
È vero, che talora di fronte alle prove dell' oggi, a qualcuno può anche venire spontaneo di ripetere con il Salmista: "Exsurge, Domine! Salvos nos fac, Domine!" (Ps 3,8). "Sorgi, alzati, o Signore!".
La fede però subito ci dice che il Signore è già ben vigile accanto a noi e che è sempre attuale la promessa che Cristo fece un giorno agli Apostoli: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Cari Confratelli, questa certezza ci sostenga nel difficile momento in cui viviamo!

[00023-01.07] [IN001] [Testo originale: italiano]







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