2010-10-13 14:20:27

Filippine: ucciso pastore battista impegnato nella lotta al gioco d’azzardo


Ucciso in pieno giorno a colpi di arma da fuoco mentre viaggiava sulla sua auto a Quezon City, nell’area metropolitana di Manila. È questa la dinamica dell’omicidio, avvenuto questa mattina, di Joseph Saliba, 42 anni, pastore della Chiesa battista nelle Filippine. Secondo informazioni raccolte dall'agenzia Fides l’episodio ha destato profondo sconcerto anche perchè, dopo l’omicidio, il killer – sostengo alcuni testimoni oculari, “si è allontanato indisturbato su un motociclo, come se nulla fosse accaduto”. Il pastore Saliba, che serviva la Chiesa Battista a Dagupan City, nella provincia di Pangasinan (Filippine Nord) è morto sul colpo per le numerose ferite di arma da fuoco riportate. Il pastore era amato e stimato nella sua comunità ed era noto per il suo impegno nel campo della giustizia, dei diritti umani, nonché per la denuncia contro le pratiche criminali e immorali come il gioco d’azzardo. Di recente, nella provincia, un gruppo di vescovi, sacerdoti e laici cristiani, di diverse confessioni, ha condotto una battaglia civile e morale per contrastare il gioco d’azzardo illegale, endemico nell’area di Pangasinan: la provincia, secondo dati ufficiali, è seconda nella classifica nazionale per l’ammontare mensile delle scommesse illegali, che toccano la cifra di 240 milioni di pesos (circa 4 milioni di euro). Potrebbero essere queste, infatti, le ragioni alla base dell’agguato che va ad aggiungersi alla lunga scia di esecuzioni extragiudiziali che restano impunite nelle Filippine. “Proprio sul tema dell’impunità nella società, la popolazione filippina si aspetta molto dal nuovo governo di Benigno Aquino”, ha detto a Fides il missionario padre Sebastiano D’Ambra, anche alla luce degli omicidi di due attivisti, Jose Daguio e Fernando Baldomero, avvenuti subito dopo la sua elezione. Secondo i gruppi della società civile, la responsabilità di tali atti va addossata agli “squadroni della morte” che agiscono nel Paese, composti da ex militari o da unità paramilitari, responsabili della lunga scia di esecuzioni sommarie ed extragiudiziali durante il governo di Gloria Macapagal Arroyo. Il rapporto annuale 2010 dell’organizzazione “Karapatan” (“Alleanza per il miglioramento dei diritti del popolo”) rivela che nel periodo dal 1° al 31 ottobre 2009 si sono registrate 77 esecuzioni extragiudiziali, soprattutto di avvocati, giudici, attivisti per i diritti umani, religiosi e giornalisti (a cui vanno aggiunti i 57 morti del massacro di Maguindanao, avvenuto dopo la pubblicazione del rapporto); 1.421 casi di minacce e intimidazioni; 94 arresti illegali. Nel complesso, in otto anni di governo Arroyo, sono state accertate 1.118 vittime di esecuzioni sommarie, 1.026 casi di torture, 1.946 arresti arbitrari, oltre 30.000 aggressioni e 81.000 episodi di intimidazioni. Fra le recenti vittime, il sacerdote cattolico Cecilio Lucero, ucciso nel settembre 2009 nella provincia di Nord Samar, a sud della capitale Manila. (M.G.)







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