Pakistan: le Ong denunciano clientelismo e corruzione per la “tessera del profugo”
Le Ong e gli operatori umanitari attivi in Pakistan denunciano irregolarità e discriminazioni
nel rilascio delle cosiddette “tessere del profugo” o “Watan card”, assegnate dal
governo agli sfollati. La scheda nasce da un accordo tra il governo e la United Bank
Limited e permette al beneficiario un prelievo di 20mila rupie per far fronte alle
prime spese di ricostruzione della propria casa o di bonifica della terra dopo le
alluvioni che hanno messo in ginocchio il Paese. I volontari riportano all'agenzia
Fides, però, le proteste degli sfollati nel sud del Punjab e nel Sindh sulla scarsa
trasparenza nell’assegnazione: molti dei nomi nelle liste, infatti, sono di persone
morte oppure non colpite dal disastro o perfino di carcerati. Ciò desta il sospetto
che si tratti di un escamotage per dirottare a parenti e amici dei funzionari governativi
le tessere mai ritirate. I funzionari, inoltre, sono accusati da più parti di pretendere
tangenti dai profughi cui rilasciano le tessere: “Tutto il procedimento di consegna
oggi viene sfruttato per fini politici, per ingraziarsi consenso elettorale o per
attaccare il governo”, afferma Mehdi Hasan, presidente della Human Rights Commissiono
of Pakistan, che ha chiesto alle autorità di indagare. Tra i sospetti c’è anche quello
che vengano perpetrate discriminazioni ai danni delle minoranze religiose, come quella
indù, molto consistente nel Sindh: “La tessera deve essere destinata a tutti i profughi
che si trovano in aree predeterminate, che siano musulmani, cristiani o indù”, ha
ribadito Anila Gill, segretario esecutivo di Caritas Pakistan. (R.B.)