Intervento di Mons. Elias CHACOUR, Arcivescovo di Akka, San Giovanni d'Acri, Tolemaide
dei Greco-Melkiti (ISRAELE)
Decisero di sopravvivere e di proseguire la loro missione molto speciale, seguendo
gli ordini del loro connazionale, l’Uomo di Galilea, Gesù di Nazaret. Mio Connazionale,
mio Campione, mio Parrocchiano. Luca 24, 45-49, Atti degli Apostoli 1, 4-5 e specialmente
Marco 16, 15. “Non temere piccolo gregge”, “andate in tutto il mondo e predicate il
vangelo ad ogni creatura”. Da allora i miei antenati hanno iniziato a diffondere ovunque
la straordinaria notizia di un sepolcro vuoto e un uomo risorto. Non abbiamo mai smesso
di predicare questa straordinaria novella. È per questo che Pietro e Paolo sono stati
sacrificati e uccisi qui a Roma. Negli ultimi venti secoli è stato come se i nostri
cristiani di Terra Santa fossero condannati e avessero il privilegio di condividere
l’oppressione, la persecuzione e la sofferenza con Cristo. Egli è risorto, ma la
sua croce si eleva ancora alta nel nostro cielo. I nostri cristiani sono ancora appesi
a quella terribile croce. Vivono sotto la minaccia quotidiana di funzionari che sognano
il trasferimento della nostra minoranza lontano dalle loro terre, dalle loro case,
lontano dalla loro patria ancestrale. Se non fosse per Lui, la croce sarebbe stata
maledetta e odiata. Sono trascorsi secoli, carichi delle sofferenze e delle persecuzioni
da noi subite. Ma oggi Sua Santità Papa Benedetto XVI ha chiamato la Chiesa cattolica
e tutti i cristiani di buona volontà a spostare il loro sguardo e a volgersi verso
il resto della famiglia di Cristo. Siamo venuti qui per invitarvi tutti a rivedere
le vostre priorità riguardo alla Terra Santa e ai suoi abitanti. Certamente i santuari
e i luoghi santi sono importanti. I religiosi Francescani sono stati ardenti e leali
custodi e protettori dei luoghi santi. Come arcivescovo della comunità cattolica
più grande in Terra Santa, la Chiesa cattolica melkita, vi invito qui, e chiedo al
Santo Padre, di dedicare sempre più attenzione alla pietre vive della Terra Santa.
Ancora, se viene prestata attenzione pur essendone indegni e in modo immeritato, potremmo
restituire il sorriso e la speranza ai volti dei nostri figli. Siamo in Galilea
da tempi immemori. Ora siamo in Israele. Vogliamo restare dove siamo e abbiamo bisogno
della vostra amicizia più che dei vostri soldi.