SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, CARD. LEONARDO SANDRI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE
PER LE CHIESE ORIENTALI (CITTÀ DEL VATICANO)
Beatissimo Padre, rendiamo grazie a Dio, insieme a Vostra Santità, per la comunione
col Successore di Pietro, che ci fa sentire Chiesa di Cristo, da Lui eternamente amata.
Tramite il suo popolo santo, Egli ama l'umanità e vuole presentarsi anche oggi, come
Signore della storia. Rendiamo grazie per questa espressione di collegiale fraternità
episcopale a beneficio della Chiesa in Medio Oriente. Uniti a Lei, Santo Padre,
vogliamo confidare nella misericordia di Dio e chiedere che venga presto in Oriente
e in Occidente il Suo regno di verità, di amore e di giustizia. Nulla ci separerà
dall'amore di Cristo (Rom 8,35): è la conferma che riceviamo in questi giorni, mentre
siamo sempre in ascolto di "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,11) e di ciò
che Vostra Santità confida ai cristiani del Medio Oriente.
Ora, qui a Roma
portiamo nel cuore l'Oriente, i tesori preziosi della sua tradizione spirituale, la
gloria e i meriti, come le fatiche del suo passato; le sofferenze e le attese per
il presente e il futuro. Un "vincolo aureo" unisce tutte le epoche delle Chiese d'oriente:
è il martirio cristiano. Esso illustra anche ai nostri giorni una fedeltà al Vangelo,
che ha scritto indelebili pagine di fraternità ecumenica. Pur registrando la situazione
qualche miglioramento, in taluni contesti i cattolici con gli altri cristiani soffrono
ancora ostilità, persecuzioni e il mancato rispetto del diritto fondamentale alla
libertà religiosa. Il terrorismo e altre forme di violenza non risparmiano nemmeno
i nostri fratelli ebrei e musulmani. Vicende umanamente indegne si moltiplicano e
colpiscono vittime innocenti. La perdita di persone e di beni, e di ragionevoli prospettive,
genera la realtà migratoria, che è triste ed è purtroppo persistente al di là di talune
eccezioni positive. L'angoscia riaffiora non raramente a porre la domanda cruciale
se vi possano essere giorni di vera pace e prosperità in Medio Oriente o se per l'avvenire
non sia in gioco la stessa sopravvivenza della "plebs sancta Dei". Ella, Padre
Santo, non ha mai perso la speranza. E piuttosto la infonde nelle Chiese d'Oriente
perché vivano il mistero evocato dal profeta Ezechiele, quello della "gloria del Signore"
la quale "entra nel tempio per la porta che guarda ad Oriente" (Ez 43,4). L'Oriente
risponde perseverando nella comunione e nella testimonianza; risponde con la ferma
volontà di offrire e ricevere la speranza della Croce. Nel cenacolo sinodale "sub
umbra Petri" vogliono entrare con i loro pastori i figli e le figlie delle Chiese
Orientali: desiderano essere "un cuor solo e un'anima sola" (At 4,32) e fare propria
la preghiera sacerdotale di Cristo “ut unum sint” (Gv 17,21). L'oriente conferma davanti
a Vostra Santità la sua missione, quella cioè di cooperare all'unità di tutti
i cristiani specialmente orientali secondo il mandato del Concilio Ecumenico Vaticano
II (cfr OE 24). Oggi, 11 ottobre, ricorre la memoria liturgica del beato Giovanni
XXIII. Al caro Pontefice "amico sincero dell’Oriente" affidiamo la preghiera per i
lavori sinodali. Lo stesso amore vediamo in Lei, Padre Santo. Mi faccio perciò
interprete della fedeltà e della totale adesione alla Sua Persona e al Suo Magistero
dei Pastori e dei fedeli del Medio Oriente, mentre a nome dei Presidenti Delegati,
del Relatore Generale, dei Segretari Generale e Speciale e di tutti i Partecipanti
esprimo a Vostra Santità la riconoscenza più profonda. L'intercessione della Tuttasanta
Madre di Dio ottenga frutti abbondanti da questa provvidenziale iniziativa a bene
della Chiesa e in auspicio di pace per il Medio Oriente e per il mondo. Grazie,
Santo Padre.