La candidatura Ue della Serbia e la questione Kosovo al centro del tour balcanico
della Clinton
Inizia oggi in Europa e nei Balcani il tour del segretario di Stato americano, Hillary
Clinton, che a Sarajevo, Belgrado, Pristina e Bruxelles incontrerà, tra gli altri,
rappresentanti di governo, leader di organizzazioni e associazioni civili. Tra i temi
al centro della visita, l’adesione della Serbia all’Unione Europea e la questione
del Kosovo. Sul significato di questo tour si sofferma, al microfono di Amedeo
Lomonaco, il direttore della testata on-line dell’Osservatorio Balcani e Caucaso
Luca Zanoni:
R. Senz’altro
questo tour è la conferma che gli Stati Uniti hanno un interesse per la regione. Non
a caso, Hillary Clinton si recherà in Bosnia, in Kosovo e in Serbia, Paesi dell’area
che risultano ancora piuttosto problematici. Il Kosovo ha ancora questo contenzioso
con la Serbia. Hillary Clinton cercherà, nonostante la crisi politica che c’è attualmente
in Kosovo con le dimissioni dell’ex presidente, Fatmir Sejdiu, di portare comunque
a un tavolo negoziale - come era previsto - Serbia e Kosovo. Anche in Bosnia ci sono
appena state le elezioni e Hillary Clinton cercherà di spronare il governo per effettuare
quelle riforme costituzionali che sono assolutamente necessarie.
D.
- La presenza della Clinton nei Balcani è anche indice di un riavvicinamento di Belgrado
alle posizioni di Unione Europea e Stati Uniti?
R. - Sono rapporti altalenanti:
Belgrado in modo alternato ha strizzato l’occhio alla Russia e ha anche un interesse
particolare rispetto all’Unione Europea, perché quella è la strada della Serbia. Rientra
poi, ovviamente, in questa alternanza anche il rapporto con gli Stati Uniti, uno dei
quattro pilastri della politica estera serba.
D. - Quale peso può avere
questa visita nello sviluppo del dialogo tra Belgrado e Pristina?
R.
- Questa è la scommessa. Il tour di Hillary Clinton arriva un anno e mezzo dopo la
visita di Joe Biden nei Balcani, nel maggio del 2009. Anche Joe Biden aveva provato
a far leva su Belgrado per cercare di influire positivamente sui serbi di Bosnia e
per cercare, per esempio, di dar vita ad uno Stato centrale più forte, a riforme costituzionali.
Non c’era riuscito e la Clinton adesso, sicuramente, cercherà di rinforzare gli aspetti
ideologici delle relazioni, cercando di sbloccare la situazione. Ovviamente, gli Stati
Uniti non perdono di vista il percorso di integrazione europea dei Paesi balcanici,
che serve anche a pacificare l’intera area.
D. - A questo punto, il
riconoscimento del Kosovo da parte di Belgrado può essere, o diventare, una condizione
per il sostegno degli Stati Uniti alla Serbia lungo la strada verso l’Unione Europea?
R.
- Nessuno chiede o sta chiedendo esplicitamente e ufficialmente alla Serbia di riconoscere
il Kosovo. Si tratta invece, sulla base di quanto è accaduto all’assemblea generale
dell’Onu, di dar corso a quella promessa di dialogo tra Kosovo e Serbia.