Australia: mons. Hart mette in guardia dalla campagna pro-eutanasia
Mons. Denis Hart, arcivescovo di Melbourne, ha diffuso nei giorni scorsi una dichiarazione
in cui mette in guardia i suoi fedeli su una nuova campagna che mira alla legalizzazione
dell'eutanasia da parte dell'Assemblea federale in Australia. Il presule - riferisce
l'agenzia Zenit - esprime la totale opposizione dei cattolici a questo progetto, ricordando
che l'eutanasia “è contraria all'assistenza medica” e “rappresenta l'abbandono delle
persone anziane alla morte. I difensori dell'eutanasia e del suicidio assistito stanno
montando una nuova campagna per un cambiamento di ampia portata nelle leggi sull'eutanasia
e sul suicidio assistito di Victoria”, avverte monsignor Hart, constatando una strategia
che ricorda casi precedenti, come la legge sull'aborto. “Nel caso di queste leggi
c'erano poco tempo o poche opportunità per la consultazione pubblica, il dibattito
o la riflessione, e i provvedimenti sono stati introdotti in Parlamento dal Governo
sulla base per cui non sarebbero state permesse modifiche”, spiega. Il presule ricorda
che già nel 1996 è stato permesso un “breve esperimento” nel Territorio del Nord,
dopo il quale tutte le proposte di legge presentate in Australia sono state respinte.
“Quando i parlamentari si prendono del tempo per dibattere il tema completamente e
considerarne tutte le conseguenze, si rendono conto che la depenalizzazione dell'eutanasia
e del suicidio assistito metterebbe in pericolo la vita di altre persone vulnerabili”,
sottolinea monsignor Hart. L'impatto di una legge di questo tipo sarebbe enorme: “persone
che saranno particolarmente vulnerabili sentiranno di essere un peso per gli altri.
L'esperienza dei Paesi Bassi conferma fino a che punto questa mentalità si possa diffondere
con la pressione per aumentare la portata della legge, perché includa non solo le
persone con malattie terminali e sofferenze insopportabili, ma anche quelle che soffrono
di depressione, quelle che non hanno la capacità di prendere decisioni autonomamente
e perfino i bambini”. In questo senso, il presule rivolge un appello ai politici,
ai professionisti sanitari e soprattutto ai fedeli cattolici, perché non abbandonino
i malati e gli anziani all'eutanasia, ma ne abbiano cura “con amore e attenzione.
Ogni generazione ha molto da insegnare a quella successiva. Per questo, dovrebbe considerare
la cura degli anziani come il pagamento di un debito di gratitudine, come parte di
una cultura d'amore e di assistenza”. “E' un'esperienza ispiratrice ed edificante
osservare l'amore e la cura di coloro che lavorano con e a sostegno degli anziani
e dei moribondi nei loro ultimi giorni di vita”, conclude. (R.P.)