Lottare contro l'emarginazione: l'appello dell'Onu nell'odierna Giornata mondiale
della salute mentale
Lottare contro l’emarginazione di chi soffre di disturbi psichici e sostenere cure
e prevenzione con stanziamenti e risorse umane adeguate. Questo, in sintesi, l’invito
del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per l’odierna Giornata mondiale della
salute mentale dedicata quest’anno al rapporto tra benessere psichico e malattie croniche.
Secondo l’Oms, nel mondo sono 450 milioni le persone che soffrono di disordini mentali
che, in circa la metà dei casi, iniziano prima dei 14 anni. Schizofrenia e bipolarismo
le patologie più diffuse. Gabriella Ceraso ha chiesto un commento a Michele
Tansella, psichiatra e direttore del centro ricerche dell’Oms di Verona.
R. – Sono
dati veritieri. Quello delle malattie mentali è uno dei problemi di sanità pubblica
prevalenti nel mondo. Da un punto di vista della sofferenza che provocano, l’impatto
è più del doppio della sofferenza determinata da tutte le forme di cancro. Un altro
dato importante è quello dell’età di insorgenza. Si sta capendo sempre di più che
il fatto di avere disturbi emotivi in giovane età è un fattore di rischio per contrarli
poi anche nell’età adulta. Si sottolinea con ciò l’importanza della prevenzione.
D.
– A fronte di tutto ciò, l’Oms segnala non solo un enorme squilibrio nella distribuzione
di risorse umane tra Paesi a basso e medio reddito e quelli ad alto reddito, ma soprattutto
un problema diffuso di risorse statali messe a disposizione. Qual è la situazione,
per esempio, in Italia, rispetto a questo problema?
R. – Nel nostro
Paese solo il 3, 4 per cento del budget totale dedicato alla Sanità è utilizzato per
la cura dei disturbi mentali. Dovrebbe essere il 12, 14 per cento. E’ il 12 per cento
in Inghilterra ed è all’incirca il 10 per cento in Australia. Quindi, c’è uno squilibrio
tra bisogni e risposte, che deve far riflettere.
D. – La malattia mentale,
il disagio psichico, è in crescita o sta cambiando?
R. – Non è in crescita,
ma sta cambiando. In realtà, è la percezione dell’importanza di questi disturbi che
è aumentata. Sta cambiando perché ci sono alcune patologie che riflettono i tempi
moderni. I disturbi che riguardano l’adolescenza e la giovane età adulta sono in aumento:
per esempio, l’associazione tra uso di sostanze e disturbi psicotici.
D.
– Quali azioni intraprendere a livello economico, a livello di formazione. Dove sono
i vuoti da colmare?
R. – I vuoti sono un po’ dappertutto. E’ un vuoto
quello relativo alle risorse, che sono insufficienti; un altro è quello di adeguare
la formazione alle necessità di servizi nuovi, dopo il fallimento del modello manicomiale;
collegare la pratica quotidiana con la ricerca scientifica e soprattutto quella applicata,
per sperare in un futuro migliore.
D. – Tema della giornata quest’anno
è la relazione tra malattie mentali e patologie fisiche. Come definire questo rapporto
e cosa fare?
R. – E’ bidirezionale, per cui qualunque servizio di salute
mentale moderno dovrebbe promuovere la salute fisica, incoraggiare a seguire questi
pazienti, perché facciano uno "screening", in quanto si tratta qualche volta di pazienti
che trascurano la loro salute fisica più degli altri.