Il Papa invita le Chiese orientali cattoliche a promuovere l’identità del proprio
rito in comunione con Roma
Le Chiese orientali cattoliche sono chiamate “a conservare la propria identità, che
è allo stesso tempo orientale e cattolica”: è quanto ha detto il Papa ricevendo, stamani
in Vaticano, i partecipanti al Convegno di studio per il 20.mo anniversario della
promulgazione del Codice di diritto Canonico Orientale. Ce ne parla Sergio Centofanti.:
Il Papa rende
omaggio all’intuizione di Giovanni Paolo II che volle dotare le Chiese orientali cattoliche
di “un Codice completo, comune e adatto ai tempi”: una normativa, distinta da quella
latina, per ridare “nuovo vigore apostolico” alle 23 Chiese raggruppate nelle cinque
grandi tradizioni orientali: alessandrina, antiochena, armena, caldea e bizantina.
Questa ricorrenza ventennale – osserva Benedetto XVI – è un’occasione per verificare
in quale misura il Codice sia entrato effettivamente nella vita quotidiana delle Chiese
orientali, stimolando i fedeli a vivere la fede secondo le ricchezze del proprio rito.
A questo proposito – spiega – i sacri canoni della Chiesa antica, che ispirano l’attuale
codificazione orientale, aiutano “tutte le Chiese orientali a conservare la propria
identità, che è allo stesso tempo orientale e cattolica”:
“Nel mantenere
la comunione cattolica, le Chiese orientali cattoliche non intendevano affatto rinnegare
la fedeltà alla loro tradizione. Come più volte è stato ribadito, la già realizzata
unione piena delle Chiese orientali cattoliche con la Chiesa di Roma non deve comportare
per esse una diminuzione nella coscienza della propria autenticità ed originalità.
Pertanto, compito di tutte le Chiese orientali cattoliche è quello di conservare il
comune patrimonio disciplinare e alimentare le tradizioni proprie, ricchezza per tutta
la Chiesa”.
Gli stessi sacri canoni dei primi secoli della Chiesa
– ha proseguito il Papa – “costituiscono in larga misura il fondamentale e medesimo
patrimonio di disciplina canonica che regola anche le Chiese ortodosse. Pertanto,
le Chiese orientali cattoliche possono offrire un peculiare e rilevante contributo
al cammino ecumenico” nello spirito della preghiera di Gesù: «Tutti siano una cosa
sola…perché il mondo creda…» (Gv 17,21). Nell’attuale “impegno della Chiesa per una
nuova evangelizzazione – conclude Benedetto XVI – il diritto canonico, come ordinamento
peculiare ed indispensabile della compagine ecclesiale, non mancherà di contribuire
efficacemente alla vita e alla missione della Chiesa nel mondo, se tutte le componenti
del Popolo di Dio sapranno saggiamente interpretarlo e fedelmente applicarlo”:
“Esorto
perciò, come fece il Venerabile Giovanni Paolo II, tutti i diletti figli orientali
'a osservare i precetti indicati con animo sincero e con umile volontà, non dubitando
minimamente che le Chiese orientali provvederanno nel miglior modo possibile al bene
delle anime dei fedeli cristiani con una rinnovata disciplina, e che sempre fioriranno
e assolveranno il compito loro affidato sotto la protezione della gloriosa e benedetta
sempre vergine Maria che con piena verità è chiamata Theothokos e che rifulge come
madre eccelsa della Chiesa universale'”.