I vescovi del Costa Rica: no alla revisione della legge sulla fecondazione in vitro
I vescovi del Costa Rica, con una dichiarazione firmata dal presidente della Conferenza
episcopale, l’arcivescovo di San José, mons. Hugo Barrantes Ureña, sono tornati a
richiamare l’attenzione dei poteri pubblici e della società sulla delicata questione
della fecondazione in vitro, attualmente vietata dalla legislazione del Paese centroamericano.
Il governo locale, infatti, sta ora valutando una richiesta della Commissione interamericana
dei diritti umani dipendente dall’Osa (Organizzazione degli Stati Americani) che vorrebbe
la revisione di questo divieto. I presuli sottolineano quanto sia urgente ricordare
“che la fecondazione in vitro viene presentata frequentemente come l’ultima opportunità
per le donne sterili, occultando che tale tecnica consente che degli esseri umani,
nel loro stadio di vita più debole e meno difeso, siano selezionati, abbandonati,
uccisi o utilizzati come semplice materiale biologico”. I vescovi ricordano inoltre
che già la Corte costituzionale del Paese ha dichiarato come la “fecondazione in vitro
e il trasferimento di embrioni costituisca una manipolazione” non autorizzata dalla
legge poiché si tratta di una tecnica, rilevano i vescovi, che “prima tenta di innescare
il processo biologico della vita e poi, con un intervento umano, procede alla selezione
e alla morte”. La stessa Corte, nel suo verdetto ha richiamato proprio il testo della
Convenzione Americana sui diritti umani, che afferma: “Ogni persona ha diritto a vedere
rispettata la sua vita. Questo diritto deve essere protetto dalla legge, fin dal concepimento.
Nessuno può essere privato dalla propria vita arbitrariamente”. Secondo i vescovi,
questi testi giuridici nazionali e internazionali dimostrano che la difesa della vita
non è un tema esclusivamente religioso come alcuni vorrebbero. La revisione che la
Commissione interamericana chiede oggi al governo del Costa Rica, per i presuli viola
dunque due principi fondamentali: il primo riguarda “l’interesse superiore del più
debole”, secondo il quale in caso di conflitto tra un nascituro e un adulto deve sempre
prevalere la difesa del primo”, questione che secondo i vescovi si pone appunto nel
caso della fecondazione in vitro. L’altro principio violato “è quello del ‘In Dubio
Pro Vida’, vale a dire: in caso di dubbio scientifico ragionevole si deve optare per
la via che favorisca il bene comune della vita, come stabilito dalla legislazione
del Costa Rica”. L’episcopato locale ricorda infine che la richiesta della Commissione
Interamericana ha al momento solo carattere di “raccomandazione” e sottolinea come
tale proposito debba essere rifiutato senza tentennamenti. “La Commissione deve sapere,
è l’esortazione finale dei presuli, che la Costituzione del Costa Rica recita: “la
vita umana è inviolabile” e ciò è in totale armonia e rispetto sia con il verdetto
della Corte Costituzionale sia con la convinzione profonda della stragrande maggioranza
del Paese che ritiene “un bene supremo la vita, anche quella di colui che ancora deve
nascere”. (L. B.)