L'impegno della Caritas romana per la salute della comunità cinese nella capitale
Il 60% dei pazienti cinesi che frequentano le strutture sanitarie della Caritas di
Roma non ha alcuna conoscenza della lingua italiana e meno del 20% ha un permesso
di soggiorno. A livello sanitario è “una popolazione sana ma fragile, a causa di condizioni
sociali spesso inadeguate, ma anche per la persistente difficoltà di accesso ai servizi”.
E’ quanto emerge dai dati raccolti dall’area sanitaria della Caritas di Roma nei suoi
ambulatori e strutture per immigrati, che ha presentato oggi a Roma due volumi dedicati
alla comunità cinese a Roma. Lo riferisce il Sir. “Una porta aperta. La salute come
occasione di incontro con la comunità cinese” (a cura di Salvatore Geraci e Bianca
Maisano) e “Le parole della salute. Glossario medico” (a cura di Alessandro Listuzzi)
raccolgono l’esperienza maturata negli ultimi anni con i pazienti di una delle comunità
immigrate più numerose della capitale (nel Lazio i cinesi sono 12.634, 188.352 in
Italia). I libri riportano analisi, considerazioni, testimonianze, storie e strumenti,
utili a facilitare l’accesso alla salute degli immigrati come primo passo verso l’integrazione.
Negli ultimi dieci anni la presenza dei cinesi che si rivolgono al Poliambulatorio
della Caritas di Roma, attivo da 27 anni, è aumentata in maniera consistente: agli
inizi era lo 0,2% degli utenti complessivi, ora è il 9% (i pazienti più numerosi dopo
i romeni). Sono in prevalenza donne (62%), il 50% ha un età compresa tra i 26 e i
40 anni. La maggioranza ha un lavoro (60,5%), in particolare nella ristorazione (12,4%)
e nei lavori domestici (11,6%). Le patologie riscontrate sono in prevalenza gastrointestinali,
respiratorie e genito-urinario, mentre il 28,1% delle diagnosi tra le donne è una
gravidanza. Il 20% dei cinesi che frequentano l’ambulatorio Caritas ha un livello
d’istruzione superiore ma solo il 4,6% conosce abbastanza bene l’italiano per comunicare
correttamente. Per questo uno dei due volumi, “Le parole della salute”, è da un glossario
medico per interpreti, mediatori e pazienti cinesi, che comprende circa 7.000 parole
di uso quotidiano. L’altro libro, “Una porta aperta”, esprime invece “un principio
cardine della salute e della sanità pubblica – spiegano i curatori -: nessuno può
restare escluso”. Il volume, scrive mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di
Roma, vuole essere “occasione di sensibilizzazione, stimolo per un approfondimento
e invito a vedere nell’altro una persona da incontrare, una storia da capire, una
relazione da creare”.