2010-10-08 14:53:08

Guerra delle monete: euro stretto tra dollaro e yuan


L’Unione Europea si unisce al coro di denuncia verso la svalutazione forzata della valuta cinese, lo Yuan, chiedendo alla Cina azioni concrete tese a ripristinare un equilibrio nel mercato dei cambi. Il premier cinese aveva, infatti, promesso di rivalutare la moneta e, questa mattina, un’azione correttiva ha portato il corso dello Yuan ai massimi storici. Anche alla luce del pacchetto protezionista varato da Washington la scorsa settimana, ora l’Euro rischia di perdere competitività rispetto alle monete dei due giganti mondiali. Per un’analisi su questa guerra delle valute, Marco Onali ha intervistato il professor Giacomo Vaciago, ordinario di politica economica e direttore dell’Istituto di Economia e Finanza dell’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. - Il problema è allo stesso tempo semplice ma, di fatto, complicato. Semplice perché se un Paese come gli Stati Uniti importa molto dalla Cina, vuol dire che i consumatori americani preferiscono prodotti cinesi a prodotti americani e quindi, per definizione, c’è disoccupazione in America ed uno squilibrio dei conti con la Cina. Possibile rimedio: rivalutare la moneta cinese. A questo punto i prodotti cinesi rincareranno negli Stati Uniti e gli americani preferiranno comprare prodotti fatti in casa. Ma è complicato perché la produzione cinese è fatta da società americane e quindi è chiaro che ci sono interessi americani in contrasto. Gli americani che hanno spostato le loro fabbriche in Cina guadagnano da quella produzione e, chiaramente, preferirebbero che la struttura rimanesse quella attuale.

D. - Un commento alle dichiarazioni del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale e del capo della Banca europea, Trichet, che definiscono la svalutazione dello Yuan una “fonte di tensione mondiale”…

R. - Perché, appunto, il cambio debole che la Cina ha corretto nel mondo serve ad accumulare risparmi e risorse in Cina che poi la stessa Cina usa per fare acquisti e comprare proprietà in giro per il mondo. Questo aggrava anche gli squilibri futuri.

D. - Secondo lei le misure prese la scorsa settimana dal Congresso americano - misure protezionistiche - sono valide o meno?

R. - Sappiamo che il protezionismo ha dei costi in termini di inefficienza, proprio perché introduce un divario non di mercato - i dati sono politici, non sono prezzi decisi liberamente dai consumatori - e segnala sempre una caduta di efficienza.

D. - Cosa può fare l’Organizzazione mondiale per il commercio?

R. - Esercitare “moral suasion”, cioè pressioni sulla parte - in questo caso il Congresso americano - che ha preso queste iniziative. È chiaro che siamo in un caso di guerra commerciale e tutti ci perdono.

Sembra sventata la catastrofe ambientale in Ungheria
Sembra sventato al momento il disastro ecologico, paventato nei giorni scorsi dopo la fuoriuscita dei fanghi tossici in Ungheria. Le analisi effettuate fanno ben sperare nella diluizione del fango nelle acque del fiume, evitando quindi di contaminare l’ecosistema del fiume e del Mar Nero. Sono invece ingenti i danni agli ecosistemi dei due affluenti Raba e Mosoni colpiti in massa dalla fuoriuscita del fango tossico: il villaggio di Kolontor, sede dell’impresa di smaltimento, è diventato un villaggio morto, invaso dal fango essiccato dove l’aria è pungente e la vita sembra essersi fermata. Nei 40 km quadrati della zona, è stata dichiarato lo Stato di emergenza e ordinata l’evacuazione forzata.

Oltre 80 civili uccisi in Somalia solo nel mese di settembre
Sono oltre i 80 civili uccisi in Somalia nel solo mese di settembre e 340 le persone ferite. Lo comunica l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) nel suo bollettino mensile, dove viene anche stimato in 19 mila il numero degli sfollati interni somali. Complessivamente, continua l'Ocha, dal 2007 ad oggi le persone che hanno abbandonato le loro case per i violenti scontri sono oltre un milione e 446 mila. Nel solo corridoio di Afgooye a sud di Mogadiscio se ne contano 410 mila. Sale anche il numero di chi ha abbandonato il Paese: oltre 600 mila. L'Ocha cita le statistiche dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) secondo le quali negli ultimi sette mesi, i rifugiati all'estero sono passati dal 20% del 2009 al 55% quest'anno. I Paesi in cui si sono diretti sono soprattutto il Kenya e lo Yemen, ma anche Etiopia, Gibuti, Uganda e Tanzania.

Continuano le rivendicazioni in Pakistan degli ultimi attacchi terroristici
Continuano le rivendicazioni dei ribelli pakistani nei confronti dei convogli Nato in transito nel Paese. Un nuovo gruppo fondamentalista pachistano, il “Mujahid-e-Islami Buraq”, ha rivendicato gli attacchi di mercoledì nel distretto di Nowshera, nella zona nord-occidentale in cui decine di autobotti e mezzi pesanti con rifornimenti per la Nato in Afghanistan sono stati incendiati e distrutti. Il generale della Nato Rasmussen ha intanto annunciato che le autorità pakistane riapriranno molto presto i valichi, chiusi ormai da più di dieci giorni. Ma le violenze nel Paese non accennano a calmarsi: ieri due kamikaze del gruppo talebano del Tehrik-e-Taliban Pakistan, si sono fatti esplodere a Karachi, seconda città del Paese, in un santuario in cui si erano radunati numerosi fedeli, causando la morte di oltre dieci persone. I principali partiti politici e rappresentanti dei gruppi religiosi hanno indetto una protesta di tre giorni chiedendo al governo centrale di punire i responsabili.

Vertice Ue antiterrorismo: cittadini occidentali addestrati in Pakistan e Afghanistan
L’Europa si interroga sull’allarme terrorismo lanciato in questi giorni dagli Stati Uniti. Nel vertice di ieri a Lussemburgo i ministri degli Interni degli Stati membri hanno confermato che la minaccia principale è rappresentata da cittadini occidentali, addestrati in Pakistan, Afghanistan e Somalia, pronti a mettere a segno attentati in vari Paesi europei. Non si conoscono con precisione gli obiettivi, ma c’è accordo nel ritenere mutata la struttura del terrorismo rispetto all’11 settembre. Non c’è più un gruppo unico di appartenenza, bensì vari nuclei sparsi in tutto il territorio. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali:RealAudioMP3

R. – La polverizzazione del terrorismo è diventata un dato di fatto ed è estremamente preoccupante, ma il vero rischio è il fatto che la nuova minaccia provenga proprio dai cittadini occidentali, persone dotate di passaporto dei vari Paesi dell’Unione, che possono muoversi liberamente e purtroppo liberamente possono anche pianificare azioni criminali.

D. – Cosa può fare l’Europa per adeguarsi a questa nuova minaccia?

R. – Deve avere una politica comune più forte. Ancora sono sensibili le differenze su, addirittura, il termine “terrorismo” e su chi sono i terroristi. Ma soprattutto deve essere maggiormente coerente nei confronti dei Paesi dai quali possono provenire le minacce e avere una sola strategia. Non vi sono altre soluzioni.

D. – L’Unione Europea ha criticato gli Stati Uniti per il modo in cui ha comunicato l’allerta - attraverso la televisione, attraverso Fox News - chiedendo maggiore collaborazione...

R. – In America i servizi di intelligence continuano ad essere numerosissimi. La riforma dell’architettura dei servizi segreti americani non ha portato certamente i risultati sperati e vi è molta, moltissima confusione. C’è da aspettarsi, quindi, non solo maggiore collaborazione, ma soprattutto il vero punto è che i servizi americani in primis dovrebbero parlarsi di più tra di loro e poi, con una sola voce, parlare con i colleghi europei. Notizie di questo genere devono essere comunicate nei modi e nei tempi previsti, soprattutto da realtà istituzionali non certamente mediatiche.

In Cisgiordania uccisi due palestinesi da soldati israeliani
Ancora violenze in Medio Oriente: due palestinesi, tra cui un leader locale di Hamas, sono stati uccisi nella notte in seguito ad un raid condotto dalle truppe israeliane nei pressi di Hebron, in Cisgiordania. Immediata la replica del braccio armato di Hamas che minaccia ritorsioni contro lo Stato ebraico. In Libia, intanto, si apre oggi a Sirte il vertice della Lega Araba. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Dalla riunione si attende il via libera ai negoziati diretti tra palestinesi e israeliani, sospesi dopo la fine della moratoria sull'edificazione degli insediamenti di coloni israeliani in Cisgiordania. Il presidente palestinese Abu Mazen ha annunciato che pronuncerà un discorso “storico” davanti al Comitato della Lega araba. Fonti di stampa riferiscono che Abu Mazen potrebbe anche dare le proprie dimissioni da capo dell'Autorità nazionale palestinese in occasione della riunione. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Mark Toner, ha poi dichiarato che gli Stati Uniti si aspettano che il vertice di Sirte possa essere un ulteriore passo nel supporto ai negoziati di pace israelo-palestinesi “da parte di tutta la regione”. Una regione in cui l’obiettivo prioritario resta la ricerca della pace: il presidente siriano, Bashar Al-Assad, ha sottolineato che gli sforzi occidentali per rinnovare i colloqui di pace tra Siria e Israele si stanno concentrando sulla possibilità di trovare un terreno comune. Si lavora, in particolare, per soddisfare le richieste siriane per la restituzione delle Alture del Golan e quelle israeliane sul piano della sicurezza. Un tema questo sempre attuale nello Stato ebraico, dove l’allerta resta alta: stamani a Tel Aviv si sono vissuti momenti di paura in una scuola materna a causa di un allarme bomba, fortunatamente rivelatosi falso.

Oltre 100 persone arrestate in Spagna per pornografia infantile su internet
La polizia spagnola ha fermato "oltre 100 persone" nell'ambito di un'operazione contro la pornografia infantile su Internet. Circa 400 gli agenti di polizia impegnati per 97 perquisizioni e per l’analisi di 20 mila connessioni a internet. Tra le persone fermate, dice la polizia, c'è "un produttore di materiale pornografico che aveva filmato due minori della sua famiglia in pose sessuali". L'operazione è una delle maggiori dall'ottobre 2008, quando 121 persone finirono in manette nel quadro di un blitz contro la produzione e la diffusione su Internet di immagini pedopornografiche.

L’ex comandante dell’esercito in Sri Lanka condannato per corruzione
L'ex comandante dell'esercito dello Sri Lanka, Sarath Fonseka, trasformatosi nel capo dell'opposizione al presidente Mahinda Rajapaksa, ha perso ieri il seggio in Parlamento conquistato nelle ultime elezioni dopo essere stato condannato ad una pena detentiva per corruzione. Lo riferiscono oggi i media a Colombo. Ma l'Alleanza nazionale democratica (Dna), guidata dallo stesso Fonseka, ha annunciato un ricorso contro la decisione del segretario generale del Parlamento sostenendo che essa è stata presa in base ad una interpretazione non corretta dell'articolo 66 della Costituzione. Secondo i legali della Dna, infatti, tale articolo stabilisce che un parlamentare perda il suo seggio dopo una condanna da parte di un tribunale civile, mentre Fonseka è stato giudicato da un tribunale militare. Dopo aver guidato nel 2009 l'esercito nella vittoriosa campagna contro l'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), il generale Fonseka ha abbandonato la divisa per sfidare senza successo nelle elezioni il presidente Rajapaksa. Successivamente l'ex alto ufficiale è stato processato da due tribunali militari e condannato a tre anni di carcere, ridotti poi a 30 mesi.

Due monaci tibetani condannati per le proteste del 2008
Due monaci tibetani sono stati condannati da un tribunale cinese di Lhasa, capitale del Tibet, a pene gravi per le proteste del 2008. Lo riferisce il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy, una ong con sede in India a Dharamsala, che si batte per i diritti dei tibetani. Due anni dopo il loro arresto, Jampel Wangchuck e Kunchok Nyima, due monaci tibetani sono stati condannati all'ergastolo (il primo) e a vent'anni di carcere (il secondo) dalla Corte del popolo di Lhasa, con l'accusa di aver partecipato e soprattutto incitato le proteste di piazza che si svolsero nella capitale del Tibet, nel marzo del 2008. La sentenza di condanna contro i due monaci, resa nota solo adesso, risale in realtà allo scorso mese di giugno, come scrive in un comunicato sul suo sito il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy. I due erano stati arrestati nell'aprile del 2008 in connessione agli eventi di un mese prima quando circa 350 monaci del monastero di Drepung si avviarono verso Lhasa per protestare contro le restrizioni dei cinesi in vista delle Olimpiadi di Pechino e del passaggio della fiaccola olimpica. Ma la loro marcia venne subito bloccata e repressa dalle autorità. La maggior parte dei monaci furono mandati indietro, alcuni arrestati. Da allora il monastero è rimasto sotto stretto controllo. Viene costantemente presidiato dalle autorità cinesi che costringono anche i monaci rimasti a seguire corsi di “rieducazione politica”.

Nucleare: Francia e Gran Bretagna pronte ad una gestione unica degli arsenali
Proposta storica quella in discussione da Francia e Regno Unito che, messe alle strette dalla crisi economica, hanno pensato di condividere la gestione degli arsenali nucleari. Londra cederà alla Francia la manutenzione delle sue 160 testate nucleari a bordo dei sottomarini classe Trident ma potrà accedere ai segreti del “Commissariat a l'Energie Atomique”, custode delle 300 testate della “Force de Frappe”. Se l'accordo sarà raggiunto, di fatto, i due Paesi rinunceranno ad un effettiva deterrenza nucleare indipendente. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 281

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