Il Papa a Venezia e Aquileia il 7 e 8 maggio 2011: gioia e commozione del patriarca
Angelo Scola
Con grande gioia e commozione il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia,
ha annunciato oggi che il Papa ha accolto l'invito a compiere una visita pastorale
ad Aquileia e a Venezia il 7 e 8 maggio 2011. Il viaggio di Benedetto XVI - ha sottolineato
il cardinale Scola - arriva 26 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II e a quasi
40 da quella di Paolo VI, “nel vincolo di grata memoria con Pio X, Giovanni XXIII
e Giovanni Paolo I, i tre Patriarchi Papi del secolo scorso''. Ma ascoltiamo il patriarca
di Venezia al microfono di Sergio Centofanti:
R. – E’ una
grande gioia, è una grande commozione. Sono appena tornato dalla Basilica Cattedrale
di San Marco, dove avevamo lì un incontro per l’inizio del nuovo anno pastorale con
tutto il clero. L’ho comunicato e c’è stato un grandissimo applauso, anche perché
questa venuta del Santo Padre, per quanto riguarda Venezia, viene a coincidere con
il termine della visita pastorale che è in atto dal 2004 e quindi è per tutti noi
una grande occasione, guardando alla testimonianza del Santo Padre, di ricentrare
sulla vita di fede un annuncio integrale dell’avvenimento di Cristo, che mobiliti
non soltanto i cristiani, ma li spalanchi e li apra in questa città delicata e fragile
a proporre tutti i misteri della vita della fede e anche tutte le dimensioni e gli
aspetti di rilevanza sociale, antropologica, di rapporto con il Creato, che il santo
Evangelo, nella persona di Cristo, rappresenta. Quindi, io credo che sia un dono straordinario
che il Santo Padre fa alla diocesi di Venezia. Poi c’è anche l’altro aspetto, che
il Papa viene per tutto il Nord-Est e quindi verrà anche ad Aquileia, che è la Chiesa
madre di moltissime Chiese, non soltanto del Nord-Est italiano, ma della Slovenia,
della Croazia, dell’Austria, che saranno invitate, in vista anche della preparazione
al secondo Convegno ecclesiale di Aquileia, che si terrà nel 2012, che coinvolge tutte
queste Chiese e ripete un’esperienza che è stata molto importante, che si è effettuata
nel ’90. Quindi, noi siamo nello stesso tempo commossi, grati e gioiosi per questa
straordinaria notizia.
D. – Quale realtà ecclesiale e sociale viene
a trovare il Papa?
R. – Bisogna distinguere qui l’elemento aquileiano
della visita, che ha a che fare con il Nord-Est italiano e non solo, con le differenze
che caratterizzano queste situazioni. Il Veneto è una realtà molto diversa sia dal
Friuli-Venezia-Giulia che dal Trentino-Alto-Adige, per non parlare poi della Slovenia,
della Croazia, dell’Austria e così via. Anche se tutte queste realtà hanno in comune
quella che oggi viene chiamata la post-secolarità, cioè questa fase in cui molti parlano
di una dimenticanza di Dio, ma assistiamo di fatto all’esplosione del fenomeno religioso,
magari in maniera selvaggia, che ha bisogno di essere colto, interpretato o aiutato,
come si è visto molto bene nel viaggio del Santo Padre, sia in Inghilterra che a Palermo.
Per quanto riguarda Venezia, la situazione ha dei tratti in comune che sono tipici
dell’uomo post-moderno, che è un uomo un po' barcollante sotto il peso di questi grandi
cambiamenti, ma poi ha anche dei tratti specifici che derivano dalla splendida e fragile
città che Venezia è. Quando venne Giovanni Paolo II disse che la missione di Venezia
era già in casa, nel senso che milioni di persone la visitano da tutto il mondo. Oggi
queste persone sono aumentate e superano i 20 milioni e Venezia si rivela così come
una città dell’umanità, perché tutti vengono a Venezia e Venezia parla a tutti: qualunque
cosa si fa a Venezia è già sul proscenio mondiale. La visita pastorale ha documentato
l’esistenza di un nucleo resistente di fedeli intorno al 19, 20 per cento che sono
ancora dediti alla pratica e sono molti i segni di vitalità cristiana e di testimonianza
personale e pubblica, che possiamo incontrare. Ovviamente, come trovare la strada
per proporre nella libertà e nello stesso tempo nella franchezza, agli uomini e alle
donne di oggi, l’inevitabile rapporto con Dio? Certo, uno può vivere apparentemente
anche senza Dio. Forse si può costruire anche una società umana senza Dio, però c’è
da domandarsi se facendo così non si vada contro l’uomo e se si faccia una società
che veramente non sia contro l’uomo. Quindi, questo è l’impegno che la visita del
Santo Padre mette nel mio cuore. Ho visto come hanno reagito i sacerdoti stamattina:
noi cercheremo di impegnarci al meglio perché la sua presenza parli a tutto il Nord-Est
e alla nostra cara Venezia in particolare.