Filippine: vescovi invitati ad abbassare i toni, non a tacere sulla legge sulla salute
riproduttiva
Il segretario della Commissione episcopale filippina per la comunicazione sociale
e i media, padre Francis Lucas, ha smentito che i vescovi abbiano ricevuto l’”ordine”
di evitare ulteriori dichiarazioni a proposito della legge sulla salute riproduttiva
(Reproductive Health Bill, conosciuta anche come Bill 96), al centro di un braccio
di ferro tra la Chiesa e il governo del neo-presidente Benigno Aquino III. Parlando
ieri alla stampa, il sacerdote ha precisato che il presidente della Conferenza episcopale,
mons. Nereo Odchimar, si è limitato ad invitare i confratelli ad abbassare i toni
per lasciare aperto il canale del dialogo con il governo, come auspicato dall’Ufficio
del presidente. Le voci di un presunto “bavaglio” ai vescovi sono circolate dopo le
affermazioni del segretario esecutivo della Commissione episcopale per la famiglia
e la vita, secondo cui la Chiesa si sarebbe astenuta da “dichiarazioni non necessarie”
fino all’apertura di un tavolo di negoziati con il governo sulla questione, anticipata
in questi giorni dallo stesso Ufficio presidenziale. La linea conciliante indicata
da mons. Odchimar, trova il pieno sostegno di mons. Oscar Cruz, arcivescovo emerito
di Lingayen-Dagupan ed ex presidente della CBCP: “Penso che sia una scelta dettata
dalla prudenza – ha dichiarato il presule citato dall’agenzia Ucan -. Il dialogo è
una cosa buona. Se in tempi di guerra c’è il cessate il fuoco, perché non in questo
miserevole scontro?”. Intanto, il cardinale Ricardo Vidal, arcivescovo di Cebu, ha
confermato che la Chiesa filippina esclude l’ipotesi di una scomunica contro il presidente
Aquino per le sue posizioni a favore della legge, intenzione erroneamente attribuita
nei giorni scorsi dai media a mons. Odchimar. I vescovi – ha detto il porporato -
sono d’accordo sul fatto che la scomunica è applicabile solo a chi pratica aborti,
non a chi sostiene la contraccezione. Il dibattito sul Reproductive Health Bill è
in corso da quattro anni. La legge rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma
di pianificazione familiare, che impedisce alle coppie di avere più di due figli,
pena il pagamento di una sanzione e in alcuni casi il carcere. A sostegno del programma
essa sponsorizza la diffusione in tutte le scuole e luoghi pubblici di pillole anticoncezionali,
finora vietate per legge, preservativi e promuove la sterilizzazione volontaria. Chiesa
e associazioni cattoliche pro – life promuovono invece il Natural Family Programme
(Nfp), che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore
basata sui valori cristiani. Nonostante le pressioni dell’Onu per una soluzione rapida
al “problema” della sovrappopolazione, la legge non ha mai raggiunto in parlamento
il quorum di 120 voti necessari per la sua approvazione. Il risultato è dovuto all’opposizione
dei parlamentari cattolici e all’appoggio personale della ex presidente Gloria Arroyo,
che durante il suo mandato si è sempre detta contraria a politiche di pianificazione
familiare e all’aborto. (A cura di Lisa Zengarini)