Benedetto XVI ai giornalisti cattolici: Dio sia sempre al vertice dei vostri valori,
testimoniate con passione la verità
Aiutate l’uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo: così, Benedetto XVI ai partecipanti
al Congresso mondiale della Stampa Cattolica, ricevuti stamani in udienza in Vaticano.
Il Pontefice ha spronato i giornalisti cattolici a porre sempre Dio al vertice dei
propri valori e a testimoniare la verità con passione e competenza. Il Papa ha inoltre
messo in guardia dal rischio della confusione del reale con il virtuale, che può essere
favorita dalle nuove tecnologie della comunicazione. L’indirizzo d’omaggio è stato
rivolto dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del dicastero delle Comunicazioni
Sociali, che ha organizzato il Congresso a cui hanno preso parte operatori della comunicazione
provenienti da 85 Paesi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Ponete sempre
Dio “al vertice della scala dei valori”: è la vibrante esortazione di Benedetto XVI
agli operatori dei media cattolici, chiamati a testimoniare la verità in tempi “segnati
anche da tante ombre”:
“Il vostro compito, cari operatori della stampa
cattolica, è quello di aiutare l’uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo, unico
Salvatore, e a tenere accesa nel mondo la fiaccola della speranza, per vivere degnamente
l’oggi e costruire adeguatamente il futuro. Per questo vi esorto a rinnovare costantemente
la vostra scelta personale per Cristo, attingendo da quelle risorse spirituali che
la mentalità mondana sottovaluta, mentre sono preziose, anzi, indispensabili”.
Il
Papa ha ribadito che, anche di fronte alle attuali trasformazioni profonde nel mondo
della comunicazione, la stampa cattolica deve quotidianamente impegnarsi a “percorrere
la strada maestra della verità”:
“La ricerca della verità dev’essere
perseguita dai giornalisti cattolici con mente e cuore appassionati, ma anche con
la professionalità di operatori competenti e dotati di mezzi adeguati ed efficaci.
Ciò risulta ancora più importante nell’attuale momento storico, che chiede alla figura
stessa del giornalista, quale mediatore dei flussi di informazione, di compiere un
profondo mutamento”.
Si è quindi soffermato sul peso sempre maggiore
che l’immagine ha nel mondo della comunicazione. L’immagine, ha constatato, “può anche
diventare indipendente dal reale, può dare vita ad un mondo virtuale, con varie conseguenze,
la prima delle quali è il rischio dell’indifferenza nei confronti del vero”. Ed ha
sottolineato che “le nuove tecnologie, assieme ai progressi che portano, possono rendere
interscambiabili il vero e il falso, possono indurre a confondere il reale con il
virtuale”:
“La ripresa di un evento, lieto o triste, può essere consumata
come spettacolo e non come occasione di riflessione. La ricerca delle vie per un’autentica
promozione dell’uomo passa allora in secondo piano, perché l’evento viene presentato
principalmente per suscitare emozioni. Questi aspetti suonano come campanello d’allarme:
invitano a considerare il pericolo che il virtuale allontani dalla realtà e non stimoli
alla ricerca del vero, della verità”.
In tale contesto, dunque,
la stampa cattolica è chiamata “in modo nuovo, ad esprimere fino in fondo le sue potenzialità
e a dare ragione” della sua irrinunciabile missione. Ha così affermato che per la
Chiesa “il mezzo e il messaggio coincidono”: il Figlio di Dio è infatti, allo stesso
tempo, “messaggio di salvezza e mezzo attraverso il quale la salvezza si realizza”.
E’ una realtà, ha detto, “accessibile a tutti” anche a quanti, “pur vivendo da protagonisti
nella complessità del mondo, sono capaci di conservare l’onestà intellettuale propria
dei ‘piccoli’ del Vangelo”: Ha infine ribadito quanto, per la Chiesa, sia oggi impegnativa
la sfida della comunicazione:
“I cristiani non possono ignorare la
crisi di fede che è sopraggiunta nella società, o semplicemente confidare che il patrimonio
di valori trasmesso lungo i secoli passati possa continuare ad ispirare e plasmare
il futuro della famiglia umana. L’idea di vivere “come se Dio non esistesse” si è
dimostrata deleteria: il mondo ha bisogno piuttosto di vivere “come se Dio esistesse”,
anche se non c’è la forza di credere, altrimenti esso produce solo un “umanesimo disumano”.