2010-10-06 15:14:00

L'arcivescovo di Mumbai: porre fine a violenze e discriminazioni contro i cristiani in India


Informare e scuotere la comunità internazionale, sollecitare l’opinione pubblica a prendere posizione contro tutte le discriminazioni alle quali sono sottoposti i cristiani in India. E’ questo l’obiettivo di un incontro, ieri a Roma durante il quale è stato presentato il docu-film “India’s Christians”, realizzato da Elisabetta Valgiusti: un grido di denuncia a cui ha fatto eco l’appello del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza Episcopale indiana, che nel suo intervento ha voluto ribadire l’urgenza di mettere fine ad ogni violenza, promuovendo la cultura della solidarietà e della comunione. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Danno da mangiare alla gente povera, insegnano ai bambini a leggere e scrivere, si prendono cura degli ammalati ma non solo, i cristiani in India sono anche tra le forze più decisive per lo sviluppo economico, ponte religioso e politico necessario per i rapporti internazionali. Eppure, come emerge dal documentario “India’s Christians”, continuano ad essere bersaglio dei fondamentalisti indù, oggetto di persecuzioni sistematiche, e per questo costretti alla fuga, come è accaduto in Orissa. Il cardinale Gracias, arcivescovo di Mumbai:

“Il governo non ha fatto niente per aiutare la gente che era vittima e che, infatti, doveva fuggire nelle foreste, nelle campagne, per salvarsi. La violenza era veramente contro i cattolici, contro i cristiani. Volevano mettere fuori dalla zona tutti i cristiani e hanno cercato di convincere e anche costringere alcuni cristiani a convertirsi all’induismo. Poi, è cominciata la distruzione delle proprietà cristiane, la violenza contro i sacerdoti, le religiose, i fedeli cattolici e anche i protestanti. La violenza era rivolta proprio contro i cristiani, contro il crocifisso, contro le immagini dei cristiani: quando le persone si presentavano come cristiane allora venivano attaccate”.

Su un miliardo e centoquaranta milioni circa di indiani, i cristiani sono solamente il 2,3% della popolazione, una minoranza dunque, ma una minoranza che conta e che per una parte della politica rappresenta una minaccia. Ancora il cardinale Gracias:

“Anche se abbiamo dei problemi la Chiesa è forte, la Chiesa lavora per la gente. Anche il governo ci rispetta, spesso chiede il nostro parere sulle questioni economiche, politiche, religiose, sociali e anche il nostro lavoro ha avuto un grande influsso. Io direi che anche il Vangelo ha avuto un influsso sulla mentalità della gente indiana. Il lavoro di servizio, l’attitudine alla fratellanza, sono un influsso del Vangelo e del nostro lavoro, che abbiamo cominciato tanti anni fa”.

“L’accanirsi contro persone e strutture - dice ancora il porporato - serve ad eliminare la missione dei cristiani, accusati tra l’altro di forzare le conversioni. Tribali spesso utilizzati come schiavi per i lavori agricoli e i dalit, i cosiddetti fuori casta, vedono nel cristianesimo una strada per migliorare la loro situazione, per affermare i propri diritti e ritrovare finalmente dignità come persone. I vescovi indiani continuano a chiedere protezione e giustizia per i cristiani, non per interessi di gruppo, ma perché il Paese si salvi da un’involuzione intollerante e perché il sacrificio dei “nuovi martiri” - conclude l’arcivescovo di Mumbai - uccisi a causa della fede, non sia dimenticato.







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