L'arcivescovo di Mumbai: porre fine a violenze e discriminazioni contro i cristiani
in India
Informare e scuotere la comunità internazionale, sollecitare l’opinione pubblica a
prendere posizione contro tutte le discriminazioni alle quali sono sottoposti i cristiani
in India. E’ questo l’obiettivo di un incontro, ieri a Roma durante il quale è stato
presentato il docu-film “India’s Christians”, realizzato da Elisabetta Valgiusti:
un grido di denuncia a cui ha fatto eco l’appello del cardinale Oswald Gracias,
arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza Episcopale indiana, che nel suo
intervento ha voluto ribadire l’urgenza di mettere fine ad ogni violenza, promuovendo
la cultura della solidarietà e della comunione. Il servizio di Cecilia Seppia:
Danno da
mangiare alla gente povera, insegnano ai bambini a leggere e scrivere, si prendono
cura degli ammalati ma non solo, i cristiani in India sono anche tra le forze più
decisive per lo sviluppo economico, ponte religioso e politico necessario per i rapporti
internazionali. Eppure, come emerge dal documentario “India’s Christians”, continuano
ad essere bersaglio dei fondamentalisti indù, oggetto di persecuzioni sistematiche,
e per questo costretti alla fuga, come è accaduto in Orissa. Il cardinale Gracias,
arcivescovo di Mumbai:
“Il governo non ha fatto niente per aiutare la
gente che era vittima e che, infatti, doveva fuggire nelle foreste, nelle campagne,
per salvarsi. La violenza era veramente contro i cattolici, contro i cristiani. Volevano
mettere fuori dalla zona tutti i cristiani e hanno cercato di convincere e anche costringere
alcuni cristiani a convertirsi all’induismo. Poi, è cominciata la distruzione delle
proprietà cristiane, la violenza contro i sacerdoti, le religiose, i fedeli cattolici
e anche i protestanti. La violenza era rivolta proprio contro i cristiani, contro
il crocifisso, contro le immagini dei cristiani: quando le persone si presentavano
come cristiane allora venivano attaccate”.
Su un miliardo e centoquaranta
milioni circa di indiani, i cristiani sono solamente il 2,3% della popolazione, una
minoranza dunque, ma una minoranza che conta e che per una parte della politica rappresenta
una minaccia. Ancora il cardinale Gracias:
“Anche se abbiamo dei problemi
la Chiesa è forte, la Chiesa lavora per la gente. Anche il governo ci rispetta, spesso
chiede il nostro parere sulle questioni economiche, politiche, religiose, sociali
e anche il nostro lavoro ha avuto un grande influsso. Io direi che anche il Vangelo
ha avuto un influsso sulla mentalità della gente indiana. Il lavoro di servizio, l’attitudine
alla fratellanza, sono un influsso del Vangelo e del nostro lavoro, che abbiamo cominciato
tanti anni fa”.
“L’accanirsi contro persone e strutture - dice ancora
il porporato - serve ad eliminare la missione dei cristiani, accusati tra l’altro
di forzare le conversioni. Tribali spesso utilizzati come schiavi per i lavori agricoli
e i dalit, i cosiddetti fuori casta, vedono nel cristianesimo una strada per migliorare
la loro situazione, per affermare i propri diritti e ritrovare finalmente dignità
come persone. I vescovi indiani continuano a chiedere protezione e giustizia per i
cristiani, non per interessi di gruppo, ma perché il Paese si salvi da un’involuzione
intollerante e perché il sacrificio dei “nuovi martiri” - conclude l’arcivescovo di
Mumbai - uccisi a causa della fede, non sia dimenticato.