Il Papa all’udienza generale parla di Santa Gertrude la Grande: l’amicizia con Gesù
è il segreto per raggiungere la felicità
Il Papa ha dedicato l’odierna udienza generale, in Piazza San Pietro, a Santa Gertrude
la Grande, mistica tedesca del XIII secolo, “unica donna della Germania ad avere l’appellativo
di ‘Grande’, per la statura culturale ed evangelica: con la sua vita e il suo pensiero
– ha detto il Pontefice - ha inciso in modo singolare sulla spiritualità cristiana.
È una donna eccezionale, dotata di particolari talenti naturali e di straordinari
doni di grazia, di profondissima umiltà e ardente zelo per la salvezza del prossimo,
di intima comunione con Dio nella contemplazione e di prontezza nel soccorrere i bisognosi”.
Nel monastero di Helfta si confronta sistematicamente con la sua maestra Matilde di
Hackeborn, entra in rapporto con Matilde di Magdeburgo, altra mistica medioevale;
cresce sotto la cura materna, dolce ed esigente, della Badessa Gertrude. “Da queste
tre consorelle – prosegue il Papa - attinge tesori di esperienza e sapienza; li elabora
in una propria sintesi, percorrendo il suo itinerario religioso con sconfinata confidenza
nel Signore. Esprime la ricchezza della spiritualità non solo del suo mondo monastico,
ma anche e soprattutto di quello biblico, liturgico, patristico e benedettino, con
un timbro personalissimo e con grande efficacia comunicativa”.
Gertrude nasce
il 6 gennaio del 1256, festa dell’Epifania, ma non si sa nulla né dei genitori né
del luogo di nascita. All’età di cinque anni, nel 1261, entra nel monastero, come
si usava spesso in quella epoca, per la formazione e lo studio. Qui trascorre tutta
la sua esistenza, della quale lei stessa segnala le tappe più significative. “Nelle
sue memorie – afferma il Papa - ricorda che il Signore l’ha prevenuta con longanime
pazienza e infinita misericordia, dimenticando gli anni della infanzia, adolescenza
e gioventù, trascorsi ‘in un tale accecamento di mente che sarei stata capace […]
di pensare, dire o fare senza alcun rimorso tutto ciò che mi fosse piaciuto e dovunque
avessi potuto, se tu non mi avessi prevenuta, sia con un insito orrore del male ed
una naturale inclinazione per il bene, sia con la vigilanza esterna degli altri. Mi
sarei comportata come una pagana […] e ciò pur avendo tu voluto che fin dall'infanzia
e cioè dal mio quinto anno di età, abitassi nel santuario benedetto della religione
per esservi educata fra i tuoi amici più devoti’”. Gertrude è una studentessa straordinaria,
impara tutto ciò che si può imparare delle scienze del Trivio e del Quadrivio; è affascinata
dal sapere e si dà allo studio profano con ardore e tenacia, conseguendo successi
scolastici oltre ogni aspettativa. “Se nulla sappiamo delle sue origini – sottolinea
Benedetto XVI - molto ella ci dice delle sue passioni giovanili: letteratura, musica
e canto, arte della miniatura la catturano; ha un carattere forte, deciso, immediato,
impulsivo; sovente dice di essere negligente; riconosce i suoi difetti, ne chiede
umilmente perdono. Con umiltà chiede consiglio e preghiere per la sua conversione.
Vi sono tratti del suo temperamento e difetti che l’accompagneranno fino alla fine,
tanto da far stupire alcune persone che si chiedono come mai il Signore la prediliga
tanto. Da studentessa passa a consacrarsi totalmente a Dio nella vita monastica e
per vent’anni non accade nulla di eccezionale: lo studio e la preghiera sono la sua
attività principale. Per le sue doti eccelle tra le consorelle; è tenace nel consolidare
la sua cultura in svariati campi. Ma, durante l’Avvento del 1280, inizia a sentire
disgusto di tutto ciò, ne avverte la vanità e il 27 gennaio del 1281, pochi giorni
prima della festa della Purificazione della Vergine, verso l’ora di Compieta, il Signore
illumina le sue dense tenebre. Con soavità e dolcezza calma il turbamento che l’angoscia,
turbamento che Gertrude vede come un dono stesso di Dio ‘per abbattere quella torre
di vanità e di curiosità che, pur portando ahimè e il nome e l'abito di religiosa,
io ero andata innalzando con la mia superbia, onde almeno così trovar la via per mostrarmi
la tua salvezza’. Ha la visione di un giovanetto che la guida a superare il groviglio
di spine che opprime la sua anima, prendendola per mano. In quella mano, Gertrude
riconosce ‘la preziosa traccia di quelle piaghe che hanno abrogato tutti gli atti
di accusa dei nostri nemici’, riconosce Colui che sulla Croce ci ha salvati con il
suo sangue, Gesù”.
Da quel momento – ha aggiunto il Papa - la sua vita di comunione
intima con il Signore si intensifica, soprattutto nei tempi liturgici più significativi
- Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua, feste della Vergine - anche quando, ammalata,
era impedita di recarsi in coro. “È lo stesso humus liturgico di Matilde, sua maestra,
che Gertrude, però, descrive con immagini, simboli e termini più semplici e lineari,
più realistici, con riferimenti più diretti alla Bibbia, ai Padri, al mondo benedettino.
La sua biografa indica due direzioni di quella che potremmo definire una sua particolare
‘conversione’: negli studi, con il passaggio radicale dagli studi umanistici profani
a quelli teologici, e nell’osservanza monastica, con il passaggio dalla vita che ella
definisce negligente alla vita di preghiera intensa, mistica, con un eccezionale ardore
missionario. Il Signore, che l’aveva scelta dal seno materno e fin da piccola l’aveva
fatta partecipare al banchetto della vita monastica, la richiama con la sua grazia
‘dalle cose esterne alla vita interiore e dalle occupazioni terrene all'amore delle
cose spirituali’. Gertrude comprende di essere stata lontana da Lui, nella regione
della dissomiglianza; di essersi dedicata con troppa avidità agli studi liberali,
alla sapienza umana, trascurando la scienza spirituale, privandosi del gusto della
vera sapienza; ora è condotta al monte della contemplazione, dove lascia l’uomo vecchio
per rivestirsi del nuovo. ‘Da grammatica diventa teologa, con l'indefessa e attenta
lettura di tutti i libri sacri che poteva avere o procurarsi, riempiva il suo cuore
delle più utili e dolci sentenze della Sacra Scrittura. Aveva perciò sempre pronta
qualche parola ispirata e di edificazione con cui soddisfare chi veniva a consultarla,
e insieme i testi scritturali più adatti per confutare qualsivoglia opinione errata
e chiudere la bocca ai suoi oppositori’. Gertrude – ha rilevato il Papa - trasforma
tutto ciò in apostolato: si dedica a scrivere e divulgare la verità di fede con chiarezza
e semplicità, grazia e persuasività, servendo con amore e fedeltà la Chiesa, tanto
da essere utile e gradita ai teologi e alle persone pie. Di questa sua intensa attività
ci resta poco, anche a causa delle vicende che portarono alla distruzione del monastero
di Helfta. Oltre all’Araldo del divino amore o Le rivelazioni, ci restano gli Esercizi
Spirituali, un raro gioiello della letteratura mistica spirituale. Nell'osservanza
religiosa la nostra Santa è ‘una salda colonna […], fermissima propugnatrice della
giustizia e della verità’. Con le parole e l’esempio suscita negli altri grande fervore.
Alle preghiere e alle penitenze della regola monastica ne aggiunge altre con tale
devozione e tale abbandono fiducioso in Dio, da suscitare in chi la incontra la consapevolezza
di essere alla presenza del Signore. E di fatto Dio stesso le fa comprendere di averla
chiamata ad essere strumento della sua grazia. Di questo immenso tesoro divino Gertrude
si sente indegna, confessa di non averlo custodito e valorizzato. Esclama: ‘Ahimè!
Se Tu mi avessi dato per tuo ricordo, indegna come sono, anche un filo solo di stoppa,
avrei pur dovuto riguardarlo con maggior rispetto e reverenza di quanto ne abbia avuta
per questi tuoi doni!’. Ma, riconoscendo la sua povertà e la sua indegnità, ella aderisce
alla volontà di Dio, ‘perché – afferma - ho così poco approfittato delle tue grazie
che non posso risolvermi a credere che mi siano state elargite per me sola, non potendo
la tua eterna sapienza venir frustrata da alcuno. Fa’ dunque, o Datore di ogni bene
che mi hai gratuitamente elargito doni così indebiti, che, leggendo questo scritto,
il cuore di uno almeno dei tuoi amici sia commosso al pensiero che lo zelo delle anime
ti ha indotto a lasciare per tanto tempo una gemma di valore così inestimabile in
mezzo al fango abominevole del mio cuore’. In particolare – ha proseguito il Santo
Padre - due favori le sono cari più di ogni altro, come Gertrude stessa scrive: ‘Le
stimmate delle tue salutifere piaghe che mi imprimesti, quasi preziosi monili, nel
cuore, e la profonda e salutare ferita d'amore con cui lo segnasti. Tu mi inondasti
con questi Tuoi doni di tanta beatitudine che, anche dovessi vivere mille anni senza
nessuna consolazione né interna né esterna, il loro ricordo basterebbe a confortarmi,
illuminarmi, colmarmi di gratitudine. Volesti ancora introdurmi nell’inestimabile
intimità della tua amicizia, aprendomi in diversi modi quel sacrario nobilissimo della
tua Divinità che è il tuo Cuore divino […]. A questo cumulo di benefici aggiungesti
quello di darmi per Avvocata la santissima Vergine Maria Madre Tua, e di avermi spesso
raccomandata al suo affetto come il più fedele degli sposi potrebbe raccomandare alla
propria madre la sposa sua diletta’. Protesa verso la comunione senza fine, conclude
la sua vicenda terrena il 17 novembre del 1301 o 1302, all’età di circa 46 anni. Nel
settimo Esercizio, quello della preparazione alla morte, santa Gertrude scrive: ‘O
Gesù, tu che mi sei immensamente caro, sii sempre con me, perché il mio cuore rimanga
con te e il tuo amore perseveri con me senza possibilità di divisione e il mio transito
sia benedetto da te, così che il mio spirito, sciolto dai lacci della carne, possa
immediatamente trovare riposo in te’”.
“Mi sembra ovvio – ha concluso il
Papa parlando a braccio - che queste cose non sono solo cose del passato, ” ma ci
dicono che “il centro di una vita felice, di una vera vita, è l’amicizia con Gesù”.
“Questa amicizia – ha continuato – s’impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore
per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, per conoscere sempre più
realmente Dio stesso e così la vera felicità, meta della nostra vita”.