2010-10-06 15:21:46

Fango tossico in Ungheria: il governo proclama lo stato d'emergenza


Sono ripresi stamani le operazioni di soccorso in Ungheria, dopo l'inondazione di ingenti quantità di materiale tossico fuoriuscito da un impianto di lavorazione dell'alluminio nell'ovest del Paese. Il ''fango tossico'' ha provocato un disastro ecologico senza precedenti nel Paese, con almeno otto morti, sei dispersi e oltre 120 feriti. Il pericolo di inquinamento delle falde acquifere e dei corsi fluviali ha indotto il governo magiaro a proclamare lo stato di emergenza nelle tre province di Veszprem, Gyor-Sopron e Vas. I danni sono stimati intorno ai 38 milioni di euro e la bonifica dell'area durerà probabilmente anni. Sul ripetersi di questa nuova catastrofe nei Paesi dell’Ue abbiamo sentito Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e Politica ambientale della Fondazione Lanza di Padova. L’intervista è di Stefano Leszczynski.RealAudioMP3

R. – Stanno sostanzialmente aumentando le catastrofi, gli incidenti di carattere ambientale all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. E la ragione principale che l’Unione Europea segnala è, in qualche modo, il cambiamento climatico, che sta avvenendo nel nostro tempo, che comporta eventi estremi. Questo è un primo elemento su cui riflettere. E’ necessario mettere in campo una serie di politiche per la prevenzione e l’adattamento legato ai rischi climatici, che si stanno verificando nel nostro continente.

D. – Dietro c’è, tutto sommato, sempre, una politica che non funziona...

R. – Questo, effettivamente, è un grande problema. Noi come comunità, come società tendiamo a reagire ai problemi e non a prevenirli, cosa che invece sarebbe fondamentale nell’ottica di una maggiore responsabilità nei confronti dell’ambiente naturale, ma anche per le conseguenze che potremmo lasciare a chi verrà domani, fondamentalmente.

D. – L’impressione è che poi, a distanza di anni, si tenda a dimenticare o a cercare di rimuovere dalla memoria quello che succede...

R. – Perché poi non si riesce, si ricade, ci si dimentica? Perché in questi anni, comunque, l’Unione Europea ha sviluppato una serie di normative specifiche sulla prevenzione, la verifica degli stabilimenti, del tipo di produzione, la messa in campo di procedure e di controlli affinché questo non possa avvenire. E’ anche vero che nei Paesi dell’Europa dell’Est, che sono da poco entrati nell’Unione Europea, probabilmente questo processo è in fase di definizione, è in fase di realizzazione, e allo stesso tempo succede che quando ci sono delle situazioni di crisi economica l’attenzione rispetto ad alcune situazioni tende a diminuire proprio per dire che in quel momento l’importante è dare delle risposte di altro tipo.

D. – Colpisce, soprattutto da un punto di vista etico, il fatto che già si stia pensando a come riattivare questo impianto industriale...

R. – Ancora una volta sembra prevalere un’attenzione alla dimensione della profittabilità della dimensione economica, cioè dobbiamo continuare a lavorare, dobbiamo continuare a produrre senza tener conto invece di un’altra dimensione, che è ormai indifferibile nel contesto economico, quella della responsabilità sociale, ambientale dell’impresa. Credo che una riflessione molto importante, che Benedetto XVI ha più volte richiamato, sia quella che questa dimensione fondamentale tra il rapporto che noi abbiamo con le persone e il rapporto che noi abbiamo con l’ambiente non sia indipendente: per cui se noi trattiamo l’ambiente in questo modo, automaticamente trattiamo anche le persone in questo modo.







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