Argentina. Il cardinale Bergoglio: vogliamo una patria in cui nessuno sia emarginato
«In questo anno del Bicentenario guardiamo nostra Madre e le esprimiamo il nostro
desiderio che è il motto, il nostro desiderio di preghiera: “Madre vogliamo una patria
per tutti. Che tutti vi trovino un posto. Che non vi siano emarginati e sfruttati.
Che questa patria rafforzi tutti noi come fratelli nel retaggio patriottico dei nostri
anziani. Che non cresca l'odio fra noi. Che nessuno sia disprezzato. Che il rancore,
questo frutto amaro che uccide, non si radichi nei nostri cuori”». Sono le parole
pronunciate dal cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate
d'Argentina, durante la Messa celebrata nella piazza Belgrano, in occasione del trentaseiesimo
pellegrinaggio dei giovani al santuario di Luján. Lo riferisce L’Osservatore Romano.
Davanti a una moltitudine di pellegrini, che nonostante la stanchezza dovuta per aver
camminato per ben cinquantotto chilometri, il cardinale Bergoglio ha esortato i giovani
di Buenos Aires «affinché nulla e nessuno li confonda» e li ha incoraggiati a permettere
alla Vergine di prendersi cura di loro». Dopo aver insistito nel chiedere alla Vergine
«una patria rinnovata nella fratellanza», ha invitato i fedeli a ripetere tre volte
il tema del trentaseiesimo pellegrinaggio a piedi a Luján: «Madre vogliamo una patria
per tutti». I pellegrini hanno ricevuto l'immagine della Vergine che è partita dal
santuario di San Cayetano, nel quartiere di Liniers, indossando i rosari celeste e
bianco che le hanno messo due bambine. I devoti che dormivano nella piazza nell'attesa
di poter prendere parte alla messa principale si sono svegliati tra gli applausi e
la predica del sacerdote, mentre il corteo principale, con l'immagine della Vergine,
è partito dopo la benedizione del vescovo ausiliare, monsignor Eduardo Horacio García.
Il presule ha invocato ancora una volta l'unità per il Paese sottolineando che «si
tratta di un lavoro che dobbiamo realizzare costantemente e la Vergine di Luján è
un fattore unificante che può aiutarci a costruire, giorno per giorno, il nostro Paese.
Non possiamo permetterci di riposare o di vivere di reddito — ha continuato il vescovo
ausiliare — perché ogni giorno dobbiamo compiere uno sforzo per costruire il Paese.
In questo momento ci sono tanti emarginati e dobbiamo fare di tutto per vivere con
loro come fratelli. Abbiamo bisogno sempre di più coesione perché la vita va avanti
e molti rischiano di rimanere per strada».